Presentata alla Lateranense un’inedita Regola per gli sposi di Karol Wojtyla
E’ un dattiloscritto che è frutto delle esperienze pastorali con i giovani, ma pensato
alla luce della Lettera Enciclica Humanae Vitae di Paolo VI. La “Regola per il gruppo
delle coppie di sposi” di pugno del cardinale Karol Wojtyla è un inedito, scoperto
da un dottorando polacco e presentato questa mattina alla Pontificia Università Laternanese.
Un testo breve ma ricco di spunti di riflessione, che sottolinea, come ha detto il
cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il modo
in cui Wojtyla sapeva legare gli insegnamenti della Chiesa alla vita di ogni giorno.
Il servizio di Tiziana Campisi:
“La presente
Regola sorge da una serie di esperienze pastorali con alcune coppie di sposi e, allo
stesso tempo, sulla base dell’esperienza matrimoniale delle coppie stesse … affinché
l’insegnamento integrale di Cristo Signore su matrimonio e famiglia, annunciato dalla
Chiesa, possa compiersi nel loro matrimonio con piena comprensione e con pieno amore”.
Non
c’è amore senza regola: è questo, in sintesi, che ha voluto dire Karol Wojtyla. Le
sue riflessioni maturano quando indosserà la berretta cardinalizia, ma hanno origine
alla fine degli anni ’40, tempi in cui era viceparroco della chiesa di San Florianio
di Cracovia. E’ lì che intorno a lui cominciarono a radunarsi dei giovani con i quali
condivideva giorni di ritiro, esercizi spirituali, pellegrinaggi, gite, escursioni,
ma anche feste e momenti di svago. E mentre don Karol diventa docente universitario,
il gruppo dei ragazzi che lo ascoltavano si trasforma nello “Srodowisko”, l’“ambiente”
fatto di diversi carismi, aperto anche a coppie e famiglie. Ma per tutti Wojtyla resterà
sempre “Wuiek”, lo “zio”.
Ed è per gli sposi dello
“Srodowisko” che il futuro Giovanni Paolo II scriverà la sua regola, con l’idea di
chiarire che l’amore è da intendere in tutta la sua ricchezza di atto della persona
che si dona ad un’altra persona e che la vita spirituale nel matrimonio non è un sistema
di doveri e divieti, di pratiche o di devozioni, ma una via concreta attraverso la
quale incarnare l’amore sponsale di Cristo.
Ma come
è venuta alla luce la Regola per gli sposi del cardinale Wojtyla? Ce lo racconta Przemyslaw
Kwiatkowski, dottorando del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II della
Lateranense e scopritore del testo inedito:
R. -
Io l’ho trovato riportato in una nota di una pubblicazione che documentava la storia
dell’ufficio pastorale familiare dall’arcidiocesi di Cracovia; è molto breve ma molto
denso.
D. – Qual è il cuore di questo testo?
R.
- La spiritualità coniugale. L’allora cardinale Wojtyla, in modo molto coraggioso,
dice sì alla verità dell’Enciclica “Humanae Vitae” e la dice in modo molto concreto,
proponendo un modo di vita, un gruppo di coppie di sposi che vivessero questa spiritualità.
Il testo parla poi della spiritualità coniugale, cioè della vita spirituale, vissuta
in modo molto particolare nella vita di coppia. Questa spiritualità deve essere vissuta
da entrambi gli sposi, non soltanto dalla moglie o dal marito. E ancora, questa spiritualità,
non deve racchiudersi nel rapporto sposo-sposa, ma si deve estendere ad un gruppo
di coppie che vivono insieme, pregano insieme e insieme vogliono anche fare apostolato.
E
stamattina era presente alla Lateranense anche Danuta Cielsielska,
moglie del servo di Dio Jerzy, che ha fatto parte dello “Srodowisko”. A lei, che ha
vissuto diverse esperienze pastorali con Karol Wojtyla, abbiamo chiesto cosa si sentirebbe
di dire ai giovani d’oggi sul matrimonio:
“Jestem
przekonana, że bez Boga niczego nie można probi… Sono convinta che
senza Dio non si può fare nulla. Veramente bisogna appoggiarsi a Dio e trovare in
Lui il sostegno. Senza dubbio ci sono persone che non credono in Dio: a queste mi
sento di dire che devono essere oneste e sincere interiormente e che la decisione
sul matrimonio deve essere presa sul serio, perché è per tutta la vita e proprio per
tale motivo è molto esigente”.
Mettere in pratica:
è questo il suggerimento di Karol Wojtyla agli sposi, la vita coniugale e familiare
sul modello cristiano non può esistere in una forma definitiva; va costantemente rielaborata
e deve essere proiettata verso l’apostolato.