2009-04-24 14:38:52

Il cardinale Bagnasco: l’insegnamento della religione cattolica è una ricchezza per tutti


L’insegnamento della religione cattolica non pone problemi alla laicità. Per gli studenti che hanno un altro credo, conoscere la religione cristiano – cattolica significa comprendere meglio la cultura italiana. E' quanto ha sottolineato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, intervenendo ieri al convegno “Io non mi vergogno del Vangelo. L’insegnamento della religione cattolica per una cultura al servizio dell’uomo”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:RealAudioMP3

L’insegnamento della religione cattolica non va considerato come un “intralcio all’esercizio della laicità”. E’ invece una ricchezza per tutto il Paese che “concorre al pieno sviluppo della personalità dell’alunno”. Nell’illustrare l’attuale tessuto italiano, modellato dalla religione cattolica, il cardinale Angelo Bagnasco sottolinea che la confessionalità non è una complicazione ma “una garanzia di identità”. Il confronto con la società è oggi segnato dalla richiesta di senso e dalle spinte del secolarismo. In questa realtà dinamica “l’alleanza educativa” tra Stato e Chiesa e la “sintesi” tra fede e cultura realizzata dagli insegnanti di religione offrono secondo il porporato “la possibilità di riconoscere il Vangelo come sensato e significativo per la propria vita”.

 
L’insegnamento della religione cattolica è dunque chiamato ad interpretare la storia e a proporre orizzonti di senso. Il cardinale Angelo Bagnasco rileva che non sono solo i cattolici a poter beneficiare di questo “contributo originale e specifico”: anche per i ragazzi di altro credo o che si riferiscono ad “altri sistemi di significato”, la conoscenza della religione cattolica non è un orpello o un asettico elenco di nozioni. E’ invece un patrimonio insostituibile per comprendere “valori generalmente vissuti e condivisi”. Si possono così apprendere principi fondanti delle persone che “vivono coerentemente la fede cristiana”, in vista della promozione di una “mentalità accogliente” capace di favorire “una serena convivenza civile nel quadro del pluralismo”.

 
L’ora di religione è una “risorsa anche per non credenti”, andando incontro “ai bisogni culturali ed educativi degli alunni e delle loro famiglie, mostrando così “un impegno educativo per la piena realizzazione dell’uomo”. Il porporato sottolinea che si tratta di un impegno orientato verso un insegnamento radicato in una “tradizione viva”. All’alunno non si richiede che aderisca personalmente al credo religioso cristiano ma che “conosca e percepisca il significato dei valori che scaturiscono da questa fede”. In Italia gli alunni che si avvalgono dell’insegnamento della religione sono oltre 6 milioni e 100 mila, più del 91 per cento. I docenti sono complessivamente circa 25 mila e tra questi quasi l’86 per cento sono laici.







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