2009-04-23 11:56:02

Mons. Tomasi denuncia il legame tra razzismo e povertà, le discriminazioni contro i cristiani e l’eugenetica


Dopo l’approvazione del documento finale, proseguono a Ginevra i lavori della Conferenza Onu contro il razzismo. Ieri pomeriggio è intervenuto il rappresentante vaticano, mons. Silvano Maria Tomasi, il quale ha auspicato che tale evento possa segnare un passo avanti nella lotta contro le discriminazioni razziali, la xenofobia e l’intolleranza. Tuttavia ha sottolineato che a otto anni dalla Conferenza di Durban l’impegno internazionale contro il razzismo resta ancora incompleto nella sua attuazione. Il presule - dopo aver ribadito la deplorazione della Santa Sede per le posizioni politiche estremiste e offensive manifestate dal presidente iraniano nel suo intervento - ha affermato la necessità di combattere le discriminazioni contro i bambini e le donne, spesso vittime della tratta e ridotti in schiavitù, le discriminazioni contro gli immigrati irregolari, i rifugiati, gli stranieri e i diversi in genere che suscitano paure irrazionali e atti barbari fino al genocidio e la pulizia etnica. In particolare l’osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra ha parlato degli effetti devastanti derivanti dal legame tra razzismo e povertà. Ascoltiamo la riflessione di mons. Tomasi al microfono di Sergio Centofanti. RealAudioMP3

R. – C’è una connessione diretta tra estrema povertà e discriminazione, quindi dobbiamo fare in modo che tutti i diritti delle persone, inclusi i diritti economici e sociali, vengano rispettati. Certo questa crisi economica tende a far soffrire di più i più poveri e a relegarli ancora di più in una condizione che li espone a discriminazioni maggiori.

 
D. – Alla Conferenza si è parlato molto di discriminazioni religiose, ma non di discriminazioni anti-cristiane…

 
R. – Sì. Nel mondo in questo momento – dicono i dati – 200 milioni di cristiani soffrono discriminazioni, il carcere o anche la morte a causa della loro fede. Nel mondo la più grande comunità religiosa che viene discriminata è quella cristiana.

 
D. – Lei ha parlato anche di eugenetica, di discriminazioni pre-natali: si decide chi deve vivere e chi no…

 
R. – Sì. E’ chiaro che il diritto fondamentale che prevale su tutto è il diritto alla vita e quando questo diritto – come nel caso dell’aborto - viene negato – è la forma più radicale di discriminazione.

 
D. – Come giudica i risultati della Conferenza?

 
R. – L’approvazione del testo finale della Conferenza è un segno molto positivo ed è un risultato non da poco perché ci sono voluti mesi di negoziato per arrivare ad un testo accettabile sia da gruppi di Stati occidentali, da gruppi di Stati di matrice islamica e dagli altri Stati che partecipano al consesso delle Nazioni Unite. Quindi, direi che questo è il frutto di uno sforzo collettivo non indifferente, che promette bene per il futuro, nel senso che gli accordi raggiunti su alcuni temi come la libertà di espressione, la protezione dei diritti di credenti e non credenti, il riconoscimento che l’antisemitismo, la cristianofobia e l’islamofobia sono da condannare, la necessità di ricordare l’Olocausto come una tragedia che ci deve spronare a prevenire simili disastri, questi ed altri punti di accordo aprono la porta per accorciare le distanze anche in futuro, in altri campi: come per esempio nel Consiglio dei diritti umani dove ora si potrebbe trovare un clima più cooperativo nell’affrontare i problemi di oggi.







All the contents on this site are copyrighted ©.