Turchia: a 10 anni dal sisma la Caritas vigila sulle opere in corso
Intenso viaggio di ricognizione della Caritas italiana, ad inizio mese, in Turchia
sui luoghi distrutti dal terribile terremoto, avvenuto il 17 agosto del 1999. La delegazione,
guidata dal presidente, mons. Giuseppe Merisi, era costituita da don Livio Corazza,
responsabile del servizio Europa della Caritas italiana, Terry Dutto, operatore incaricato
per il Paese, e da Rinaldo Marmara, direttore di Caritas Turchia. Dell’itinerario
compiuto ne dà notizia l’Osservatore Romano, che rilancia le parole pronunciate nella
celebrazione eucaristica a Efeso da mons. Merisi: “coraggio, abnegazione e spirito
di solidarietà aperta a tutti”, le doti che accompagnano l’impegno turco della Chiesa
e della Caritas locale. Dieci anni dopo si raccolgono i frutti seminati nelle terre
martoriate grazie alla generosità di numerosi benefattori. Tante le opere di assistenza
avviate dalla Caritas in questo decennio: si va dal sociale all’accoglienza, assistenza
e cura fino alle iniziative culturali e mediche. Si è discusso dei progetti solidali
dislocati in varie zone e degli eventuali problemi, sorti in corso d’opera, con i
rispettivi vescovi, direttori Caritas diocesani ed il direttore di Caritas Turchia,
Marmara. La visita si è svolta nei punti caldi del territorio, dove quasi 10 anni
fa sono morte circa 15 mila persone. Istanbul, come centro del coordinamento della
Caritas Turchia, le sedi vescovili regionali corrispondenti alle relative Caritas
di Iskenderun (Anatolia) e Izmir (Smirne), i luoghi visitati dalla delegazione italiana,
che ha inaugurato anche un densitometro, uno speciale strumento medico per la diagnosi
della osteoporosi, donato dalla stessa Caritas italiana all’ospedale Surp Agop (San
Giacomo) guidato dalla comunità armena. Di fatto, in Turchia, si nota come i cattolici
facciano parte di comunità di rito diverso, ognuna con i propri vescovi di riferimento
in Istanbul: armeni, caldei, siriaci, latini. Ad Istanbul vi sono programmi di assistenza
e sostegno alla formazione di rifugiati in fuga dai loro Paesi di origine, in particolare
dall’Armenia, di recente l’Iraq, prima dal Rwanda e Zaire, con un programma di studio,
assistenza e formazione a favore di adolescenti a rischio, grave piaga di una città
che conta circa 20 milioni di abitanti. La comunità caldea ha beneficiato di un contributo
per la ricostruzione della facciata distrutta dallo scoppio di una bomba lanciata
verso l’ambasciata inglese a Istanbul. Ad Antiochia è stato visitato nella parrocchia
della diocesi di Iskenderun il complesso edilizio Millenium, costruzione di diciassette
appartamenti, costruito da Caritas italiana. La struttura è stata donata alla comunità
ortodossa che può organizzare le attività per i suoi fedeli, assegnando gli appartamenti
a famiglie con anziani. A Izmir, oltre la copertura dei costi di struttura dell’ufficio,
composto da tre persone e una volontaria, due opere notevoli sono state realizzate
presso il Centro di studio e formazione di persone artistiche, che oggi cura 156 soggetti,
da bambini oltre i tre anni ad adulti fino ai trentacinque anni. A Buca, località
a Izmir, costruita una casa per l’assistenza e la cura di persone anziane, al momento
una quindicina. Non mancano ulteriori opere di assistenza affiancatesi nel tempo,
conseguenze di altre calamità naturali, come il terremoto di Bingol e l’alluvione
di Mersin. Un filo “caritativo” lega l’Italia alla Turchia nell’opera di ricostruzione
seguita immediatamente dopo il tragico terremoto dell’99. Dalle macerie è risorta
la speranza. (A.V.)