Missione in Abruzzo di duecento sacerdoti del Cammino neocatecumenale
In Abruzzo sono arrivati in questi giorni circa 200 sacerdoti del Cammino Neocatecumenale.
A gruppi di due, e per tre giorni, hanno portato una parola di conforto e l’annuncio
del Vangelo alle molte persone riparate nelle tendopoli. Paolo Ondarza ha raccolto
la testimonianza di uno dei missionari: R. - Abbiamo
trovato le persone, senza dubbio, in grande disagio e difficoltà materiale evidente:
persone senza casa, che hanno perso i loro cari. Abbiamo trovato però anche gente
con spirito di accoglienza e disponibilità nel ricevere una parola, nel sentire questo
annuncio dell’amore di Dio e della Resurrezione di Cristo. E’ stato di grande consolazione
per loro. D. - Parlare di vita e resurrezione non è facile,
in un contesto segnato da morte e distruzione... R. - Ci sono
senza dubbio delle persone chiuse davanti a questa parola, ma noi andavamo con una
parola che voleva essere innanzitutto una testimonianza. Partendo anche dalle nostre
sofferenze quotidiane, cercavamo di far presente come Cristo - e questo è proprio
il mistero pasquale - si sia fatto sofferenza per noi e Dio lo abbia resuscitato perché
noi potessimo avere una speranza e il cielo aperto. Quando uno parla con la propria
vita riesce anche ad aprire quelle porte chiuse o quei cuori che sono più difficilmente
accessibili. Abbiamo avuto poi l’occasione di celebrare delle liturgie, che sono state
momenti di preghiera molto forti, nei quali è apparsa la gioia, un senso di resurrezione
in mezzo alla sofferenza. D. - La vostra missione in Abruzzo
si conclude, ma di annuncio del Vangelo, in una terra tanto sofferente c’è sempre
bisogno... R. - Senza dubbio, l’annuncio del Vangelo è necessario
sempre, ovunque. E questa era la parola con cui noi abbiamo lasciato le persone che
si sono mostrate più vicine a noi. Abbiamo ripetuto loro quello che gli angeli dicono
alle donne: andate ad annunziare ai fratelli che Cristo ci aspetta, che Cristo è presente. D.
- Tre giorni ad annunciare il Vangelo nelle tendopoli: un’immagine che porterà con
sé? R. - L’immagine che mi viene in mente spontanea è la processione
con la quale abbiamo concluso questa missione, prima dell’Eucaristia. Abbiamo preso
l’immagine della Vergine Maria, che si trovava nella tenda-cappella, e l’abbiamo portata
per tutta la tendopoli. Nel vedere la devozione della gente davanti a questo passaggio
della Vergine Maria, lo spontaneo segnarsi con il segno della croce, il fare l’inchino
con la testa, ha dimostrato che il popolo d’Abruzzo è un popolo che riesce ad alzare
gli occhi al cielo e a ripartire ancora.