2009-04-22 11:29:48

Missione in Abruzzo di duecento sacerdoti del Cammino neocatecumenale


In Abruzzo sono arrivati in questi giorni circa 200 sacerdoti del Cammino Neocatecumenale. A gruppi di due, e per tre giorni, hanno portato una parola di conforto e l’annuncio del Vangelo alle molte persone riparate nelle tendopoli. Paolo Ondarza ha raccolto la testimonianza di uno dei missionari:RealAudioMP3  
R. - Abbiamo trovato le persone, senza dubbio, in grande disagio e difficoltà materiale evidente: persone senza casa, che hanno perso i loro cari. Abbiamo trovato però anche gente con spirito di accoglienza e disponibilità nel ricevere una parola, nel sentire questo annuncio dell’amore di Dio e della Resurrezione di Cristo. E’ stato di grande consolazione per loro.
 
D. - Parlare di vita e resurrezione non è facile, in un contesto segnato da morte e distruzione...
 
R. - Ci sono senza dubbio delle persone chiuse davanti a questa parola, ma noi andavamo con una parola che voleva essere innanzitutto una testimonianza. Partendo anche dalle nostre sofferenze quotidiane, cercavamo di far presente come Cristo - e questo è proprio il mistero pasquale - si sia fatto sofferenza per noi e Dio lo abbia resuscitato perché noi potessimo avere una speranza e il cielo aperto. Quando uno parla con la propria vita riesce anche ad aprire quelle porte chiuse o quei cuori che sono più difficilmente accessibili. Abbiamo avuto poi l’occasione di celebrare delle liturgie, che sono state momenti di preghiera molto forti, nei quali è apparsa la gioia, un senso di resurrezione in mezzo alla sofferenza.
 
D. - La vostra missione in Abruzzo si conclude, ma di annuncio del Vangelo, in una terra tanto sofferente c’è sempre bisogno...
 
R. - Senza dubbio, l’annuncio del Vangelo è necessario sempre, ovunque. E questa era la parola con cui noi abbiamo lasciato le persone che si sono mostrate più vicine a noi. Abbiamo ripetuto loro quello che gli angeli dicono alle donne: andate ad annunziare ai fratelli che Cristo ci aspetta, che Cristo è presente.
 
D. - Tre giorni ad annunciare il Vangelo nelle tendopoli: un’immagine che porterà con sé?
 
R. - L’immagine che mi viene in mente spontanea è la processione con la quale abbiamo concluso questa missione, prima dell’Eucaristia. Abbiamo preso l’immagine della Vergine Maria, che si trovava nella tenda-cappella, e l’abbiamo portata per tutta la tendopoli. Nel vedere la devozione della gente davanti a questo passaggio della Vergine Maria, lo spontaneo segnarsi con il segno della croce, il fare l’inchino con la testa, ha dimostrato che il popolo d’Abruzzo è un popolo che riesce ad alzare gli occhi al cielo e a ripartire ancora.







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