“Un paese non basta”, l’ultimo libro di Arrigo Levi che difende Pio XII
“Che il clero ed i credenti, fossero stati i principali protagonisti del salvataggio
di migliaia e migliaia di ebrei italiani ci apparve subito evidente ed è fuori dubbio”.
Ma quali silenzi, sembra dire sull’indimenticato pontefice, Arrigo Levi, natio della
comunità ebraica di Modena. “Nessuno di noi – continua il famoso giornalista e scrittore
- si interrogò allora su quello che il Papa avesse o non avesse fatto. La cosa importante
ci apparve allora quello che il Papa, o i preti, i frati, le suore, avevano fatto:
non a caso l’ebraismo mondiale fu, subito dopo la fine della guerra, generosissimo
di complimenti ed espressioni di gratitudine verso Pio XII. Impossibile immaginare
che tanti sacerdoti avessero aiutato gli ebrei perseguitati (o i partigiani) e avessero
dato la vita per salvarli, senza il consenso della Chiesa, fino ai suoi più alti livelli”.
Sgombra il campo da ogni dubbio l’ex firma del Times, che ha presentato al pubblico,
l’altra sera alla comunità di sant’Egidio, il suo ultimo volume dal titolo “Un paese
non basta”. Un viaggio nei ricordi di Levi, che parla della giovinezza, del fascismo,
della fuga in Argentina a seguito delle leggi razziali, il ritorno in patria, la divisa
indossata per un anno in Israele e naturalmente del giornalismo. “Noi, i sopravvissuti,
con il ritorno in Italia – è la sua testimonianza alla serata seguita dall’Osservatore
Romano e di cui dà notizia l’agenzia Sir - ci rendemmo anche conto del debito che
noi ebrei avevamo nei confronti di quello stuolo di giusti che avevano contribuito
alla nostra salvezza, che non erano stati abbagliati dal carisma infernale di Hitler,
che avevano rifiutato, con il rischio della loro stessa vita, di piegarsi alla logica
allucinata del genocidio della nostra gente, motivati da un istinto profondo della
natura umana, istinto di solidarietà, di carità e di amore del prossimo”. “Noi ebrei
italiani – conclude la grande firma del giornalismo italiano - ci rendemmo conto che
eravamo stati particolarmente fortunati” perché “avevamo trovato nel popolo italiano
protezioni ed appoggi che altre comunità ebraiche europee non avevano forse trovato
nei rispettivi Paesi”. Non è la prima volta che Levi difende il ruolo operato silenziosamente
dalla Chiesa negli anni della persecuzione razziale. Già nell’ottobre del 2008 aveva
affrontato l’argomento da diretto protagonista di eventi così tristi. E, l’altra sera
a Roma, è tornato sulla vicenda: “Soltanto oggi ci si può chiedere come possa, il
Papa, aver taciuto vedendo razziare, al di là del Tevere, gli ebrei di Roma, i «suoi»
ebrei, senza recarsi a dire: fermatevi. Se lo avesse fatto, la Chiesa avrebbe vissuto
un momento di gloria suprema. Ma migliaia e migliaia di ebrei non si sarebbero salvati”.
(A.V.)