2009-04-21 15:35:24

“Un paese non basta”, l’ultimo libro di Arrigo Levi che difende Pio XII


“Che il clero ed i credenti, fossero stati i principali protagonisti del salvataggio di migliaia e migliaia di ebrei italiani ci apparve subito evidente ed è fuori dubbio”. Ma quali silenzi, sembra dire sull’indimenticato pontefice, Arrigo Levi, natio della comunità ebraica di Modena. “Nessuno di noi – continua il famoso giornalista e scrittore - si interrogò allora su quello che il Papa avesse o non avesse fatto. La cosa importante ci apparve allora quello che il Papa, o i preti, i frati, le suore, avevano fatto: non a caso l’ebraismo mondiale fu, subito dopo la fine della guerra, generosissimo di complimenti ed espressioni di gratitudine verso Pio XII. Impossibile immaginare che tanti sacerdoti avessero aiutato gli ebrei perseguitati (o i partigiani) e avessero dato la vita per salvarli, senza il consenso della Chiesa, fino ai suoi più alti livelli”. Sgombra il campo da ogni dubbio l’ex firma del Times, che ha presentato al pubblico, l’altra sera alla comunità di sant’Egidio, il suo ultimo volume dal titolo “Un paese non basta”. Un viaggio nei ricordi di Levi, che parla della giovinezza, del fascismo, della fuga in Argentina a seguito delle leggi razziali, il ritorno in patria, la divisa indossata per un anno in Israele e naturalmente del giornalismo. “Noi, i sopravvissuti, con il ritorno in Italia – è la sua testimonianza alla serata seguita dall’Osservatore Romano e di cui dà notizia l’agenzia Sir - ci rendemmo anche conto del debito che noi ebrei avevamo nei confronti di quello stuolo di giusti che avevano contribuito alla nostra salvezza, che non erano stati abbagliati dal carisma infernale di Hitler, che avevano rifiutato, con il rischio della loro stessa vita, di piegarsi alla logica allucinata del genocidio della nostra gente, motivati da un istinto profondo della natura umana, istinto di solidarietà, di carità e di amore del prossimo”. “Noi ebrei italiani – conclude la grande firma del giornalismo italiano - ci rendemmo conto che eravamo stati particolarmente fortunati” perché “avevamo trovato nel popolo italiano protezioni ed appoggi che altre comunità ebraiche europee non avevano forse trovato nei rispettivi Paesi”. Non è la prima volta che Levi difende il ruolo operato silenziosamente dalla Chiesa negli anni della persecuzione razziale. Già nell’ottobre del 2008 aveva affrontato l’argomento da diretto protagonista di eventi così tristi. E, l’altra sera a Roma, è tornato sulla vicenda: “Soltanto oggi ci si può chiedere come possa, il Papa, aver taciuto vedendo razziare, al di là del Tevere, gli ebrei di Roma, i «suoi» ebrei, senza recarsi a dire: fermatevi. Se lo avesse fatto, la Chiesa avrebbe vissuto un momento di gloria suprema. Ma migliaia e migliaia di ebrei non si sarebbero salvati”. (A.V.)







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