Millennium News: i telegiornali "di strada" promossi da Amref sulla realtà dei ragazzi
degli slum kenyani. Intervista con Thomas Simmons
Dare voce ai ragazzi di strada degli slum di Nairobi, in Kenya. E’ l’obiettivo
di “Millennium News” l’iniziativa promossa da Amref insieme alla Rai e al Ministero
degli esteri. Otto “telegiornali di strada” realizzati da giornalisti che in presa
diretta e con il loro linguaggio descrivono la realtà che li circonda. Ogni filmato
- in onda su Raitre a partire dal primo giugno - ruota intorno agli Obiettivi del
Millennio, in gran parte ignoti all’opinione pubblica e di difficile raggiungimento
entro il termine fissato, il 2015. L’iniziativa è stata presentata in questi giorni
a Roma, c’era per noi Benedetta Capelli:
“Good morning
ladies and gentlemen, this is Millennium News”.
Comincia così con una
sigla intervallata dalle immagini degli slum di Nairobi e uno studio attrezzato
in maniera colorata e vivace, quasi ad esorcizzare le difficoltà di vivere con un
dollaro al giorno, ingegnandosi in mille mestieri: dal vendere la pelle di mucche
per fare scarpe, al raccogliere e riciclare rifiuti, fino a fare il ciabattino. Lo
scopo di "Millenium News" è di prendere coscienza della realtà effettiva dei ragazzi
di strada, del loro ruolo e di quello che potrebbero avere. Amref ne ha coinvolti
almeno 80 di età compresa tra gli 8 e i 20 anni: giovani cronisti chiamati a interrogarsi
e interrogare sugli Obiettivi del Millennio, fissati dalle Nazioni Unite e certamente
non raggiungibili entro il 2015. Thomas Simmons, direttore generale
Amref Italia:
“Lavorando con le comunità in Africa
ci si rende conto che loro sanno benissimo di cosa abbiano bisogno e quali sono le
loro soluzioni. Questo è un modo per cominciare ad ascoltare le loro soluzioni e i
loro punti di vista e forse di cambiare il nostro approccio verso la cooperazione”. A
colpire è la capacità dei ragazzi di proporre soluzioni. Libertà e pace, dicono alcuni
di loro, aiuterebbero a cancellare la povertà, che un altro ragazzo di strada definisce
come “la pioggia che può cadere su tutti”, ma certamente “non una malattia”. E soprattutto,
per loro, “nessuno decide di essere povero”. Ancora Thomas Simmons:
“Calcoliamo che l’infanzia in strada, ma anche semplicemente
i poveri in Africa, non sono al corrente di avere dei diritti, che lo Stato è lì per
servirli. E che cominciando ad esigere dei diritti - come l'andare in ospedale ed
avere un infermiere o un medico che gli presta attenzione, l'andare a scuola, l'avere
un insegnante che è lì per insegnare loro, perchè questo è il suo dovere - prendere
coscienza di questo diritto è già un grandissimo progresso”.
Stereotipi
che cadono dunque come un castello di carte e a dimostrarlo è l’entusiasmo dei due
conduttori del Tg: la prima è Mercy:
“My experience
is... La mia esperienza è stata positiva. Mi sono divertita ad avere persone
davanti a me, a guardarmi nella telecamera, a fare interviste. Ho ricevuto tanti complimenti”.
Una
leggerezza che si scioglie subito dopo in un pianto, quando Mercy ricorda la sua vicina
di casa, povera, ubriaca con tanti figli. Un’immagine nella quale si è rivista proiettandosi
in un futuro senza speranza. Euforico per quanto ha vissuto è il suo collega Joseph:
“The experience was really good... Un’esperienza molto bella.
Ho incontrato molte persone. Ho capito che c’è tanta ignoranza e allo stesso tempo
ho scoperto molte cose sul Kenya”.
Un’esperienza dagli esiti sorprendenti
nella quale si mette in gioco sé stessi, la propria diversità, ma si gettano i ponti
per incontrare sempre di più l’altro, come sottolinea il regista di Millennium News,
Angelo Loy, da anni collaboratore di Amref:
“Esistono
dei drammi, ma esiste al contempo anche una grandissima vitalità e uno spirito, nel
senso di umorismo, e una volta che si supera la barriera tra bianco, nero, colore
e così via, viene fuori con tutta la sua forza. Anni di colonialismo, anni di rapporto
sbagliato tra Occidente e Sud del mondo hanno creato delle barriere espressive molto
forti. Quindi, quando uno ha a che fare con certe realtà, questo muro può crescere.
Loro non riescono ad esprimersi e tu non riesci ad avvicinarti: più ti avvicini e
più la realtà sembra allontanarsi. Ma se si lavora insieme, invece, con uno scopo
comune, lì viene fuori tutta la vitalità e le potenzialità di ognuno”.
Una
realtà difficile fatta di violenza e ferite, ma anche di sogni e soluzioni ai problemi
quotidiani. Un’Africa che ha comunque una voce decisa.