Messico: i vescovi rinnovano la consacrazione del Paese allo Spirito Santo
I vescovi del Messico, con una solenne concelebrazione eucaristica nel Santuario
di “Nostra signora di Guadalupe” hanno rinnovato ieri la consacrazione del Paese allo
Spirito Santo dando inizio così alla loro 87.ma Plenaria chiamata a “discernere il
cammino di rinnovamento pastorale della parrocchie alla luce del documento di Aparecida”
per dare anche uno “slancio alla Missione continentale”. Alla plenaria prendono parte
125 vescovi e 100 vicari pastorali di tutte le diocesi del Messico chiamati a riflettere
sulla realtà odierna della parrocchia e sulle loro sfide e condizioni di lavoro. La
Santa Messa, ieri, è stata presiduta dall’arcivescovo di Tlalnepantla, mons. Carlo
Aguiar, presidente dell’episcopato, il quale nella sua omelia ha voluto ricordare
che l’evangelizzazione, “primo e centrale scopo della Chiesa” e “possibile solo grazie
al dono dello Spirito Santo. Oggi, ha aggiunto, i vescovi messicani, riuniti nel tempio
di Tepeyac, ai piedi della madre di Guadalupe, vogliono rinnovare la consacrazione
della nazione allo Spirito Santo così come fu fatto per la prima volta il 12 ottobre
1924 nella cornice del Primo Congresso eucaristico nazionale”. L’arcivescovo ha poi
spiegato che questo atto di fede si compie tenendo presente “i gravi sintomi di decomposizione
sociale e dunque, oggi come ieri, vogliamo proclamare a tutti che Gesù ha vinto sul
male e che quest’esperienza può e deve essere rivissuta in Messico. Perciò oggi chiediamo
al Signore di compiere ancora la sua promessa, fatta ai suoi discepoli, di concedere
a tutti noi lo Spirito Santo”. Questo atto di consacrazione, il giorno della Pentecoste,
il 31 maggio, sarà ripetuto in tutte le diocesi come fecero nel 1925 tutti i vescovi
messicani. Mons. Aguiar ha anche rilevato con forza la presenza del male nella storia
dell’umanità, “ripetitiva e ciclica” ha detto e poi ha spiegato che questo male “è
sempre un dramma e una tragedia poiché spesso impone la legge del più forte e calpesta
la dignità della persona”. Si tratta di una realtà che finisce per “generare una spirale
di violenza che sembra non finire mai e che fa credere falsamente che la pace e il
bene sono troppo lontani o irraggiungibili”. L’accenno alla violenza come espressione
del male s’inquadra nelle preoccupazioni dei vescovi del Messico e, com’è stato anticipato,
sarà uno dei temi sul quale si rifletterà a fondo. Infatti, il Paese, da diversi mesi
attraversa un’ondata di atti violenti senza precedenti, in particolare nelle zone
confinanti con gli Stati Uniti. Si tratta di una violenza legata soprattutto al narcotraffico
e ai cartelli che controllano lo smistamento della cocaina verso gli Stati Uniti e
più recentemente anche verso l’Europa. Della questione la settimana scorsa hanno discusso
e preso importanti accordi, il Presidente messicano, Felipe Calderòn, e quello statunitense,
Barak Obama. (L.B.)