Durban II: dalla Santa Sede no agli estremismi. Votato il documento finale, il commento
di mons. Tomasi
La Conferenza dell'Onu sul razzismo, denominata Durban II, ha approvato a Ginevra,
per acclamazione, il documento finale. A decidere di sottoporre il testo al voto
tre giorni prima del previsto, oggi anziché venerdì, sono stati i partecipanti a seguito
delle polemiche scatenate dall’intervento ieri di Ahmadinejad, che aveva pesantemente
attaccato Israele. Di oggi intanto anche una nota con cui la Santa Sede ritorna sulle
dichiarazioni del presidente iraniano. Francesca Sabatinelli
L’adozione
della dichiarazione finale sul razzismo Durban II è stata la risposta al discorso
antisemita del presidente iraniano Ahmadinejad, ha dichiarato l’alto commissariato
dell’Onu per i diritti umani Pillay. Sui possibili motivi che hanno portato l’assemblea
a votare anticipatamente il documento, Francesca Sabatinelli ha intervistato l’osservatore
permanente della Santa Sede all'Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, mons. Silvano
Maria Tomasi
R. - Penso
che l’idea che sta un po’ nelle preoccupazioni di tutti era di dare un segno chiaro
che ci si deve orientare sulla sostanza del documento e lasciar cadere altre interpretazioni
o altri eventi politici e che il messaggio che il documento conclusivo vuole dare
è che le nuove forme di razzismo, xenofobia e intolleranza non sono accettabili e
che le proposte fatte di combatterle attraverso nuovi meccanismi, attraverso una rinnovata
volontà della comunità internazionale è la strada su cui camminare. Quindi c’è stata
una grande soddisfazione nel vedere chiuso questo capitolo del testo e questo ha liberato
un po’ l’atmosfera della Conferenza.
D. Quindi, mons. Tomasi, Lei giudica
positivamente il contenuto di questo documento?
R. – Il documento non è perfetto,
però rispetta i punti sostanziali dei diritti umani, apre la strada a continuare a
negoziare in futuro su alcuni temi che, per la prima volta, sono stati accettati universalmente.
Se si continua su questa buona volontà di negoziare e di non entrare in formule particolari
di pregiudizi verso uno Stato o l’altro, o discriminazioni verso un gruppo religioso
o l’altro, si possono migliorare certamente le condizioni per continuare a combattere
contro ogni forma e manifestazione di razzismo