Reso noto il programma della visita del Papa tra i terremotati d'Abruzzo
La Sala Stampa della Santa Sede ha reso noto il programma dettagliato della visita
in Abruzzo che Benedetto XVI compirà il prossimo 28 aprile nelle zone terremotate.
Il Papa arriverà verso le 9 in elicottero presso la tendopoli di Onna, dove visiterà
gli sfollati e pregherà per i defunti. Quindi, alle 10, raggiungerà l’Aquila e sosterà
alla Basilica di Collemaggio per venerare l’urna di Celestino V e deporre come omaggio
uno dei Pallii Pontifici. Il Papa compirà poi una breve sosta presso la Casa dello
studente, sotto le cui macerie hanno trovato la morte otto giovani. Il Pontefice incontrerà
un gruppo di studenti, quindi verso le 10.45 sarà nella caserma della Guardia di Finanza
di Coppito. Sul piazzale della caserma, Benedetto XVI si intratterrà dapprima per
un breve saluto con i sindaci e i parroci dei paesi più colpiti dal sisma e quindi,
alle 11, rivolgerà un discorso anche ai fedeli e al personale impegnato nei soccorsi,
che sarà concluso dalla preghiera del Regina Coeli. E davanti alla statua della Madonna
di Roio, Nostra Signore della Croce - portata per l’occasione - il Pontefice deporrà
una rosa d’oro. Infine, verso le 12 Benedetto XVI ripartirà in elicottero, sorvolando
alcune delle zone terremotate prima di rientrare in Vaticano. Sulla situazione in
Abruzzo, il servizio di Salvatore Sabatino: A due settimane
dalla prima fortissima scossa, l’Aquila e la sua provincia sono alle prese con un
lento ritorno alla normalità, che passa anche attraverso la riapertura di numerose
scuole e di oltre 100 negozi. Ma il centro storico del capoluogo abruzzese resta sigillato,
a causa del pericolo di crolli. E mentre già si pensa alla ricostruzione, gli inquirenti
indagano sulle presunte responsabilità dei costruttori nel cedimento di alcune strutture
di recente edificazione. Per il procuratore capo della Procura della Repubblica dell’Aquila,
Alfredo Rossini, “nel giro di 4 mesi si potrà giungere ai primi risultati concreti
nelle indagini”. Intanto il governatore della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, ha sottolineato
che il 70% delle case è agibile o agibile con piccoli interventi, pur nella consapevolezza
che nessuno torna nelle proprie abitazioni per la paura di nuove scosse: una di magnitudo
3.1 sulla scala Richter è stata avvertita dalla popolazione alle 9.13 di questa mattina.
Infine, da segnalare, che continua a muoversi concretamente la macchina degli aiuti:
dalla Caritas Italiana, la notizia che dal 6 aprile scorso, giorno del sisma, sono
stati raccolti 3 milioni di euro in offerte, cifra alla quale vanno ad aggiungersi
i 5 milioni donati dalla Conferenza Episcopale Italiana. A questi soccorsi andranno
sommati i fondi raccolti nella colletta nazionale promossa ieri dalla Cei in tutte
le chiese d'Italia. All’Aquila abbiamo incontrato padre Luciano Antonelli,
del Convento di Santa Chiara, che era in fila ad una postazione mobile dei Vigili
del Fuoco che raccoglieva le richieste per recuperare gli oggetti personali dalle
case lesionate. Ascoltiamo questa testimonianza: R.
- Questa mattina siamo in fila per andare a recuperare le cose preziose che abbiamo
nella sagrestia: paramenti sacri, coppe e calici, tutte queste cose ancora rimaste
lì. Alcune cose personali le abbiamo già recuperate, ora ci restano queste, e poi
la grande biblioteca; insomma, dobbiamo fare ancora molte cose. D.
– La struttura è stata danneggiata dal terremoto? R. – Fortemente
danneggiata. Le mura perimetrali, a distanza, sembrano ancora buone; in realtà hanno
delle profonde crepe, hanno ceduto i soffitti, è venuto giù anche il soffitto della
Chiesa, la sagrestia, il coro. E’ una grande rovina. D. – Però
il vostro ruolo, in questo momento, è anche quello di dare la speranza… R.
– Possiamo dire che il nostro ruolo, adesso, si è intensificato, ancor più di prima,
in quanto stiamo lavorando presso questi nostri fratelli e sorelle, nella stazione
ferroviaria, nel campo principale – qui, di piazza D’Armi – e presso l’ospedale, che
avevamo già in custodia, ed anche presso gli altri campi; stiamo girando davvero dappertutto.
Quindi diciamo che la nostra azione di testimonianza e di vicinanza a questo nostro
popolo è ancora aumentata. D. – La gente ha bisogno proprio
della vostra vicinanza… R. – Tanta, tanta, anche se molte volte
vuole riflettere, vuole fare per conto proprio; forse non vuole essere disturbata,
però ha tanto bisogno di noi, e vengono sia a confessarsi, sia a chiedere consigli
alle nostre funzioni religiose. D. – Vuole lanciare un messaggio
a chi l’ascolta, in questo momento? R. – Dico a tutti questi
nostri fratelli e sorelle che ci ascoltano che, una pietra dopo l’altra, ricostruiremo
questa nostra città, ma non deve venir meno la fede, il fondamento che c’è nell’intimo
di noi, l’amore verso il Cristo che è con noi, in questa circostanza, ancor più di
prima. Anche Piànola, paese che dista 4 chilometri dall’Aquila, ha subìto
pesanti danni durante il sisma del 6 aprile. Nel campo sportivo è stata allestita
una tendopoli che ospita 700 persone. Qui abbiamo incontrato Carla D’Agostino,
presidente dell’Associazione Pro-Civ di Nova Siri, in provincia di Matera, che gestisce
il campo, e che ci racconta quali sono le difficoltà incontrate dalla popolazione:
R. - La
loro difficoltà riguarda soprattutto il seguito, ciò che avverrà dopo questo primo
momento; perché per quanto riguarda, ad esempio, le derrate alimentari, l’organizzazione
della tendopoli, l’accoglienza da parte nostra, dei volontari, loro sono molto soddisfatti.
Ogni volta che parte un gruppo, loro piangono e fanno piangere anche noi. D.
- Quando siete arrivati che situazione avete trovato? R. - La
tendopoli era quasi tutta montata, però abbiamo sistemato tutta la parte dei percorsi.
Poi, abbiamo sistemato le derrate alimentari all’interno dei container, abbiamo montato
le docce e costruito quattro lavandini perché ce n’era uno solo disponibile. Qui,
ci troviamo all’interno di un campo sportivo, per cui abbiamo utilizzato gli spogliatoi
e c’era un solo lavandino, un solo bagno. D. - Voi siete considerati
un po’ gli “angeli”… R. - Sì, abbiamo fatto amicizia con la
gente del posto, ci siamo scambiati i numeri, ci chiameranno. Io ho detto loro: “se
avete bisogno di qualcosa noi continuiamo la nostra mobilitazione”. Il nostro tempo,
però, qui è finito perché ci diamo il cambio con altri gruppi. D.
- Tra l’altro voi venite dalla Basilicata, una terra che è stata fortemente colpita
dal terremoto… R. – Sì, il sisma del 1980 è stato qualcosa di
incredibile e anche lì c’è il seguito, c’è ancora gente che continua a vivere le conseguenze
del terremoto e, quindi, sappiamo cosa vuol dire. Noi nella fascia Metapontina non
siamo stati colpiti direttamente da quel terribile terremoto, ma abbiamo vissuto
di riflesso tutto lo sconvolgimento che tutto questo può portare.