Mary Ann Glendon: grande rispetto all'Onu per la voce del Papa e della Santa Sede
La Missione della Santa Sede presso le Nazioni Unite ha promosso in questi giorni
un Simposio per commemorare il primo anniversario del discorso che Benedetto XVI tenne
all’Assemblea Generale dell’ONU il 18 aprile dell’anno scorso, durante il suo viaggio
negli Stati Uniti. L’incontro al Palazzo di Vetro ha visto la partecipazione di membri
della diplomazia, del mondo accademico ed ecclesiale. L’ex ambasciatore degli Stati
Uniti presso la Santa Sede, Mary Ann Glendon, ha tenuto il discorso principale.
Tracey McLure l’ha intervistata:
R. – What
was impressive to me... Quello che per me è stato impressionante è che la
voce della Santa Sede all’Onu sia così rispettata e il segno di questo rispetto è
stato che non solo hanno riempito la sala quando il Papa è venuto, un anno fa, e gli
hanno tributato una standing ovation alla fine, ma sono ritornati un anno dopo a riunirsi
in un Seminario per riflettere e porsi domande su quello che ha detto. Quello che
colpisce è una sorta di paradosso, perché se da una parte questa è un’organizzazione
che come istituzione raramente agisce seguendo le raccomandazioni diplomatiche pronunciate
dalla Santa Sede, dall’altra i singoli diplomatici sono interessati non solo ad ascoltare
il Papa, ma desiderano anche ascoltare quello che la Santa Sede come osservatore permanente
ha da dire sulle grandi questioni del nostro tempo. Io ho cercato di capire perché
sono così interessati, quando così raramente sembrano prestare attenzione nel momento
in cui effettivamente sono chiamati a votare. Penso che stia accadendo qualcosa. E’
chiaro che la voce della Santa Sede sia una delle più rispettate, persino forse la
voce più rispettata alle Nazioni Unite. C’è un qualcosa che muove questi diplomatici
come individui ad ascoltare gli argomenti discussi ad un livello superiore rispetto
a quello della politica del potere. D. – Cosa è questo ‘qualcosa’? R.
– Well, I think the something is... Penso che questo “qualcosa” sia molto
chiaro: è ciò che si trova al cuore del discorso del Papa e al centro della diplomazia
della Santa Sede all’Onu. E’ questo porre l’essere umano al centro dell’interesse
e questa formulazione è oltremodo importante. Il Papa parla di un’idea della persona
che non sia né individualista, né totalmente comunitaria nel senso che l’individuo
si perde nella massa. I diplomatici desiderano sentirsi ricordare quale sia la loro
missione. Il Papa un anno fa ha detto ai diplomatici che la diplomazia è l’arte della
speranza. Penso che i diplomatici vogliano sentire a quali alti ideali sono chiamati
come rappresentanti delle Nazioni Unite.