Movimento per la Vita: la Legge 40 ha salvato 120mila embrioni
In tre anni di legge 40 sono stati salvati oltre 120mila embrioni. E’ il dato contenuto
nel “Secondo Rapporto sullo stato di attuazione della legge 40” in materia di Pma,
procreazione medicalmente assistita, presentato ieri a Roma dal Movimento per la Vita.
Soltanto un concepito in provetta su 10 arriva al parto, si legge nel documento che,
in attesa delle motivazioni della recente sentenza della Corte Costituzionale, viene
proposto come contributo di riflessione oggettivo e non ideologico. Il servizio di
Paolo Ondarza:
In attesa
di conoscere le motivazioni della Consulta sulla dichiarazione di incostituzionalità
di una parte della legge 40, quella relativa ad un unico e contemporaneo impianto,
non superiore a tre embrioni e alla salute della donna, il Mpv invita
a valutare gli effetti della normativa, approvata con risultati plebiscitari nel referendum
del 2005. Secondo il rapporto sullo stato di attuazione della legge 40 solo un embrione
scongelato su 20 giunge al parto e nel triennio 2005-2007 grazie alla legge 40 è stata
evitata la morte 121.869 embrioni. Il presidente del Mpv Carlo Casini:
“L’aspetto
più importante è quello dei bambini che sono stati preservati dalla morte. Io chiamo
bambini anche i concepiti perché così, tra l’altro, dice la Dichiarazione universale
dei diritti del bambino”.
Il Mpv sottolinea anche che il rispetto
dei limiti posti dalla legge a tutela del diritto alla vita ha anche meglio garantito
la salute della donna e non ha diminuito la possibilità di successo di gravidanza.
Ancora Casini:
“Il ricorso a una stimolazione plurima da parte delle
coppie non è affatto più frequente di prima della legge, anzi diminuisce, il che vuol
dire che probabilmente il ricorso a una stimolazione leggera, per avere un numero
piccolo di ovociti, riesce ad ottenere degli ovociti che sono di qualità migliore
di quelli fatti in batteria”. Secondo il Mpv non è corretto valutare insufficienti
i risultati della procreazione medicalmente assistita in Italia perché inferiori a
quelli di alcuni Paesi stranieri visto che nel belpaese, più che altrove, alla Pma
ricorrono soprattutto le ultracinquantenni che, secondo studi scientifici, hanno il
50 per cento delle possibilità in meno di avere un figlio rispetto a donne più giovani.