Abruzzo: indagini sui costruttori. 200 sacerdoti neocatecumenali e psicologi cattolici
tra i terremotati
Il dopo terremoto in Abruzzo. Il governo sta lavorando al decreto d'emergenza. Il
premier Silvio Berlusconi ha promesso che entro la fine dell'estate la maggior parte
dei terremotati saranno sistemati nelle case. Lo Stato, a chi vorrà rifare la casa,
darà fino al 33% del valore dell’immobile. Per la ricostruzione la Commissione europea
metterà a disposizione 500 milioni di euro. La Procura dell’Aquila da parte sua ha
stilato un primo elenco di circa 20 costruttori che hanno realizzato gli edifici crollati
e che verranno interrogati nelle prossime ore. Ieri è morto, in seguito alle lesioni,
un ragazzo di 19 anni trasferito a Roma, all'ospedale Forlanini. Il bilancio del sisma
del 6 aprile sale così a 295 morti. Intanto prosegue in modo intenso l'attività della
Protezione Civile e dei volontari. Molte anche le iniziative delle varie diocesi abruzzesi.
Luca Collodi ne ha parlato con l'arcivescovo dell'Aquila Giuseppe Molinari: R.
– Continuiamo a fare tutto quello che possiamo per aiutare questi nostri fedeli nelle
tendopoli, per confortarli, per dare loro una parola di speranza, organizzando gli
aiuti anche con la Caritas.
D. – In queste ore, mons.
Molinari, stanno riaprendo anche le scuole: un segno di normalità...
R.
– Sì, questo è un bel segno. Conosco bene il sindaco di Poggio Picenze e mi è piaciuta
questa sua prontezza, questo suo coraggio a voler subito ricominciare proprio per
dare ai bambini un segno che la vita normale continua, che si riprende la vita di
sempre.
D. – Lo stato d’animo dei suoi diocesani
qual è nelle tendopoli?
R. – Certo, la vita nelle
tendopoli è un po’ dura, difficile, però credo che lo spirito sia abbastanza buono.
D. – La ricostruzione passa anche dall’interessamento
di Paesi esteri, come per esempio il caso di Onna...
R.
– Sì, la Germania si è presa l’impegno di ricostruire il villaggio di Onna, che è
quello più colpito. So che una comunità religiosa austriaca vorrebbe dare un aiuto
particolare al Convento delle Clarisse, dove c’è stata anche la morte della badessa
nel crollo del monastero. Vediamo che c’è tanta solidarietà e di questo ho ringraziato
la Protezione Civile, i Vigili del Fuoco, la Guardia Forestale, i Carabinieri, l’Esercito,
tutte le forze dell’ordine, i volontari, la Croce Rossa. Invito tutti a guardare questo
fiume di solidarietà, più che soffermarsi su qualche piccola carenza che c’è sempre.
D.
– C’è attesa all’Aquila per la prossima visita del Papa...
R.
– Certo, un’attesa piena di gratitudine, piena di speranza. Certamente, il Papa, che
già ci ha mostrato tanta vicinanza, verrà a dirci una parola di incoraggiamento, di
speranza, di fiducia, malgrado le difficoltà del momento.
Duecento sacerdoti
del Cammino neocatecumenale sono arrivati oggi nelle zone terremotate per una missione
di tre giorni: annunceranno il Vangelo, a due a due, fino a domenica prossima. E in
Abruzzo sono già presenti alcuni psicologi cattolici volontari, primo gruppo di una
squadra di circa cinquanta psicoterapeuti cattolici che si sono offerti di dare il
loro sostegno gratuito alle persone colpite dal sisma. Debora Donnini ne ha
parlato con il presidente dell’Associazione psichiatri e psicologi cattolici, Tonino
Cantelmi: compito degli operatori sarà quello di riaccendere la speranza e dare
senso anche al dolore e alle morte:
R. – Il dolore
e la morte possono avere una conseguenza incredibile sulle persone, in senso positivo
e in senso negativo. Il compito dello psicologo e dello psichiatra è quello di spostare
la bilancia verso gli aspetti positivi, e per quanto riguarda il dolore, nel "ricominciare".
Il legame con le persone perse non si rompe con la perdita fisica, ma continua, si
può ricostruire nella profondità di noi stessi. La fede ci proietta verso un oltre
e questo oltre può essere davvero fonte di forza straordinaria.
D.
– Ripristinare i flussi di pensieri e di emozioni che il trauma ha interrotto non
è facile, perché appunto questa sensazione di paura genera disturbi di ansia, panico,
depressione, che può anche durare molto tempo dopo rispetto all’esperienza vissuta...
R.
– Quando noi subiamo un trauma formidabile che minaccia la nostra vita, questo trauma
genera una forma di paura e di ansia che ha una memoria stabile. Ora è necessario
riattivare la memoria precedente, attraverso il ricorso a pezzi di noi stessi che
altrimenti rimarrebbero sepolti sotto la paura e l’ansia.
D.
– Voi anche immagino vi prenderete cura dei bambini. E’ importante per esempio aiutarli
a disegnare quanto vissuto, anche le esperienze negative, traumatiche...
R.
– Una forma di fantasia con cui esprimono il proprio dolore è il disegno oppure anche
il gioco stesso. Il compito dell’adulto è quello di restituire al bambino questo dolore
attraverso una rielaborazione dell’immaginario. Trovo straordinaria la presenza dei
medici clown, perché hanno in qualche modo consentito ai bambini di fare ricorso all’immaginazione
per esprimere il dolore ed anche per superarlo.