Benedetto XVI compie 82 anni: l’amicizia con Cristo segno distintivo della sua vita
Benedetto XVI compie oggi 82 anni, avvenimento che il Papa festeggia in forma familiare
insieme al fratello Georg nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. Tanti gli auguri
e i doni pervenuti al Pontefice da tutto il mondo. Tra questi, in particolare, quelli
del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano che in una lettera sottolinea
la “personale partecipazione” di Benedetto XVI “al dolore delle famiglie colpite”
dal terremoto in Abruzzo. Una partecipazione, scrive Napolitano, che “ha confortato
l’intera comunità nazionale e ci ha incoraggiato ad accogliere con profondità il messaggio
di speranza” pasquale. Il medesimo sentimento, si legge ancora, “deve ispirarci anche
nel più ampio contesto della crisi che attraversa l’economia mondiale”. In occasione
della felice ricorrenza del genetliaco del Papa, riproponiamo alcune riflessioni autobiografiche
di Benedetto XVI, nel servizio di Alessandro Gisotti:
(musica) Un
uomo innamorato di Dio e della sua Chiesa, un pastore al servizio della Verità: fin
dall’infanzia, è stata l’amicizia con Gesù a contraddistinguere la vita di Joseph
Ratzinger. E’ il Papa stesso a ricordarlo con gratitudine in occasione del suo 80.mo
compleanno: “L’amicizia di Gesù Cristo è amicizia di Colui
che fa di noi persone che perdonano, di Colui che perdona anche a noi, ci risolleva
di continuo dalla nostra debolezza e proprio così ci educa, infonde in noi la consapevolezza
del dovere interiore dell’amore, del dovere di corrispondere alla sua fiducia con
la nostra fedeltà (Omelia 15 aprile 2007, Piazza San Pietro)”. Il
piccolo Joseph nasce il 16 aprile del 1927, Sabato Santo. Il futuro Pontefice viene
battezzato il giorno stesso e così, sottolinea, la sua nascita è “nel segno dell’inizio
della Pasqua”, in uno stesso giorno diviene membro della propria famiglia e della
grande famiglia di Dio: “Ringrazio Dio perché ho potuto fare
l’esperienza di che cosa significa 'famiglia'; ho potuto fare l’esperienza di che
cosa vuol dire paternità, cosicché la parola su Dio come Padre mi si è resa comprensibile
dal di dentro; sulla base dell’esperienza umana mi si è schiuso l’accesso al grande
e benevolo Padre che è nel cielo. (Omelia 15 aprile 2007, Piazza San Pietro)”. Sempre
in occasione del suo 80.mo genetliaco, Benedetto XVI rammenta la “chiamata al ministero
sacerdotale”. Un dono “nuovo ed esigente”, nelle parole del Papa: “Nella
festa dei santi Pietro e Paolo del 1951, quando noi – c’erano oltre quaranta compagni
– ci trovammo nella cattedrale di Frisinga prostrati sul pavimento e su di noi furono
invocati tutti i santi, la consapevolezza della povertà della mia esistenza di fronte
a questo compito mi pesava. Sì, era una consolazione il fatto che la protezione dei
santi di Dio, dei vivi e dei morti, venisse invocata su di noi. Sapevo che non sarei
rimasto solo”. E della sua vocazione, il Santo Padre
parla ampiamente nell’incontro con i giovani della diocesi romana, il 6 aprile del
2006. Benedetto XVI ricorda il difficile contesto in cui è cresciuto nella Germania
nazista che voleva sbarazzarsi dei sacerdoti. Ma, è il suo ricordo, proprio in contrasto
alla brutalità di quel regime, si rese conto che c’era bisogno di sacerdoti, di voci
forti che annunciassero il Vangelo: “In questa situazione,
la vocazione al sacerdozio è cresciuta quasi naturalmente insieme con me e senza grandi
avvenimenti di conversione. Inoltre due cose mi hanno aiutato in questo cammino: già
da ragazzo, aiutato dai miei genitori e dal parroco, ho scoperto la bellezza della
Liturgia e l’ho sempre più amata, perché sentivo che in essa ci appare la bellezza
divina e ci si apre dinanzi il cielo”. L’amore per
la liturgia, dunque, ma anche per la teologia, “la grande avventura del dialogo con
Dio”. Tuttavia, confida il Papa ai giovani, nei primi anni del sacerdozio non mancarono
le difficoltà, sempre però superate nel totale affidamento a Cristo: “Sapevo
anche che non basta amare la Teologia per essere un buon sacerdote, ma vi è la necessità
di essere disponibile sempre verso i giovani, gli anziani, gli ammalati, i poveri;
la necessità di essere semplice con i semplici!" (musica)