Afghanistan: sassi contro le donne che protestano per la legge sugli "stupri coniugali"
L’ennesima uccisione di un’attivista per i diritti umani, in particolare delle donne,
è tornata a scuotere domenica scorsa l’Afghanistan: Sitara Achkzai, membro del Consiglio
provinciale, è stata uccisa dai talebani a Kandahar. Ieri, centinaia di donne afghane
che hanno protestato contro la legge che autorizza gli stupri nell'ambito matrimoniale
per la minoranza sciita, sono state prese a sassate da una contromanifestazione di
integralisti. Uno dei più importanti leader religiosi sciiti, Mohammad Asif Mohseni,
difende la legge bollando come “un’invasione culturale” le critiche al testo da parte
di Paesi occidentali, che hanno chiesto al presidente Karzai una revisione della norma.
Debora Donnini ha intervistato Simona Lanzoni, che ha vissuto due anni
nel Paese ed è responsabile dei progetti della Fondazione Pangea, che si occupa dello
sviluppo economico e sociale delle donne.
R. – L’87
per cento delle donne sono analfabete, il trenta per cento solamente delle bambine
adesso ha accesso all’educazione in Afghanistan, ricordiamoci che l’area di Kandahar
è proprio una tra le più battute dai talebani che ultimamente hanno "acidificato"
tantissime bambine per non permettere loro di andare a scuola.
D. –
Prima del 2001 le donne non potevano neanche leggere un libro, le pene erano molto
severe… R. – Assolutamente sì, durante il periodo dei talebani
tutto era vietato alle donne. D. - Oggi, una donna in Afghanistan,
che vive in un’area in cui i talebani in qualche modo sono ancora presenti, come vive? R.
- Vive assolutamente repressa, vive come viveva nel periodo dei talebani. Vive dentro
casa, non ha l’autorizzazione ad uscire a meno che non sia accompagnata dal marito
o comunque da una figura maschile all’interno della famiglia. Non può lavorare, non
può essere istruita. D. –Nella zona di
Kabul, invece, ci sono miglioramenti? R. - Dal 2001 ci sono
stati dei miglioramenti ma in realtà i miglioramenti più grandi sono stati in città
come Kabul o in quelle maggiori dove la presenza internazionale ha potuto aiutare
donne come la Achakzai ma moltissime altre attiviste donne che continuano comunque
a portare avanti la richiesta di diritti umani delle donne. Il periodo migliore è
stato proprio prima del 2005, il momento in cui siamo arrivate alle elezioni presidenziali
e le elezioni parlamentari e poi c’è stato proprio uno scemare della speranza. D.
- Dal 2005 che cosa è successo? R. - L’Iraq ha attirato
troppi fondi internazionali. In Afghanistan, il fatto che mancassero soldi per pagare
gli stipendi degli insegnanti, degli impiegati ha fatto sì che sì sviluppasse in maniera
strutturale la corruzione. D. - Perché questo ha influito sulle
donne? R. – Perché "le donne" purtroppo sono sempre state una
merce di scambio tra politici e nel momento in cui anche le donne attiviste si sono
fatte sentire non hanno avuto abbastanza peso affinché diventassero un vero problema
da trattare per lo sviluppo del Paese. Non si può costruire un Paese solo con metà
delle persone e soprattutto di un unico sesso. D. - Alcuni parlano
della necessità di rispettare la cultura di un luogo, ma questo a volte sembra cozzare
con il rispetto dei diritti umani fondamentali. R. – Ogni mezz’ora
muore una donna afgana per parto. Questo significa che quella donna non ha possibilità
di uscire di casa e andarsi a curare, andarsi a fare dei controlli. Quindi, i diritti
basilari che dovrebbero essere ritenuti naturali per ogni donna come per ogni uomo
e per ogni bambino ed anziano, devono essere riconosciuti da tutte le culture. Il
problema della cultura molto spesso viene utilizzato proprio per poter manipolare,
rispetto ad una questione di patriarcato, quello che si vuole ottenere. Israele Per
domani la polizia israeliana ha limitato l'accesso alla Spianata delle Moschee a Gerusalemme
per timore delle manifestazioni di arabi contro il possibile arrivo di eventuali estremisti
ebrei. L'accesso alla Spianata delle Moschee, nel settore orientale occupato della
Città santa, è stato limitato ai musulmani di più di 50 anni di età muniti di carte
d'identità israeliane, hanno reso noto fonti di polizia. Tale misura, che si applica
solamente agli uomini, riguarda i palestinesi di Gerusalemme est o gli arabi israeliani.
La polizia schiererà anche rinforzi intorno alla Spianata, nella Città vecchia di
Gerusalemme. La Spianata delle Moschee è il terzo luogo sacro dell'Islam. Essa sormonta
il Muro del Pianto, ultimo resto del Tempio distrutto dai romani nell'anno 70 dopo
Cristo e luogo più sacro dell'ebraismo.
Corea del Nord: gli ispettori dell’Agenzia
internazionale hanno lasciato il Paese Dopo la decisione di Pyongyang di concludere
i colloqui a sei sul processo di denuclearizzazione della penisola, gli ispettori
dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica (Aiea) hanno lasciato la Corea del
Nord. Due giorni fa il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha condannato all'unanimità
la Corea del Nord per il lancio del missile-satellite del 5 aprile. In risposta, il
regime comunista ha annunciato la volontà di riaprire il complesso nucleare di Yongbyon,
compreso l'impianto che produce plutonio per armi nucleari. Intanto gli Stati Uniti
hanno inviato a Teheran e Pyongyang, le due capitali al centro della questione nucleare,
segnali diametralmente opposti. Nei confronti dell'Iran l'amministrazione Obama moltiplica
le aperture, commentando positivamente l’annuncio ieri del presidente iraniano Ahmadinejad
di un nuovo pacchetto di proposte per risolvere non solo il braccio di ferro sul nucleare
ma anche “i problemi globali” del mondo. Gli Stati Uniti hanno espresso disponibilità
a “dare un'occhiata” alle nuove proposte. Washington resta ferma nella sua richiesta
di smantellare i programmi di armamento nucleare, ma agevola ogni possibilità di rafforzare
la via diplomatica per una soluzione sul tema dello sviluppo dell'energia nucleare
civile.
Il Consiglio d’Europa sulla "criminalizzazione dell'immigrazione
irregolare in Italia” Il Consiglio d’Europa esprime preoccupazione per quella
che definisce la “criminalizzazione dell’immigrazione irregolare in Italia” e per
le nuove misure legislative già adottate o ancora in discussione” che definisce “draconiane”.
Nel suo rapporto, pubblicato oggi, il commissario per i diritti umani del Consiglio
d’Europa, Thomas Hammerberg, si dice “molto preoccupato” soprattutto per due norme:
quella che prevede il ricorso da parte dell'Italia, in vista di ritorni forzati, ad
accordi bilaterali e multilaterali con Paesi che “è accertato ricorrono alla tortura”,
e quella sulla possibilità per i medici di denunciare gli immigrati irregolari che
si rivolgono al sistema sanitario. Nella sua risposta al Consiglio d'Europa, pubblicata
insieme al rapporto, il governo italiano afferma di “non condividere i punti di vista
del commissario”, sia per quanto concerne la criminalizzazione degli immigrati irregolari
sia per quanto riguarda gli accordi con Paesi terzi: queste due misure, secondo le
autorità italiane, sono le uniche che possano garantire una vera ed efficace gestione
del fenomeno migratorio. Per quanto riguarda poi la possibilità di denuncia degli
irregolari da parte dei medici, il governo ribadisce che non si tratta di un obbligo:
si è solo eliminata la proibizione a sporgere denuncia.
In poche ore, sbarcati
a Lampedusa oltre 230 migranti Circa cento immigrati sono appena approdati
a Lampedusa, mentre in banchina sono ancora in corso le operazioni di identificazione
dei 239 migranti intercettati a 13 miglia dalla costa. Non è stato ancora deciso se
le persone sbarcate saranno accompagnate nel centro dell'isola o se imbarcate sul
traghetto per Porto Empedocle.
Eritrea Il governo eritreo ha tramutato
lo Stato in una gigantesca prigione, con ricorso esteso all'arresto non motivato ed
alla tortura dei cittadini, e l'obbligo ad una coscrizione di fatto illimitata che
spinge un numero sempre più alto di persone a tentare di fuggire, con grandissimi
rischi. Questo è quanto sostenuto da un rapporto di Human Rights Watch, uno dei principali
gruppi di difesa dei diritti dell’uomo, che sarà presentato nella giornata di oggi.
Dalla ricerca, basata su oltre 50 testimonianze, emerge che il governo eritreo usa
il suo vasto apparato di luoghi detentivi ufficiali e segreti per incarcerare migliaia
di persone senza formalizzare alcuna accusa, nè giungere a processi. Nel rapporto,
inoltre, si ricorda il parere dell'Alto Commissariato Onu per i profughi in cui si
raccomanda a tutti i Paesi di non rinviare in patria gli eritrei che hanno cercato
rifugio all'estero poichè andrebbero incontro a gravi rischi.
Cecenia Dopo
10 anni è arrivata la fine del regime di antiterrorismo in Cecenia. Ad annunciarlo
è stato il capo del comitato, direttore dell’Fsb (i servizi segreti russi), Aleksandr
Bortnikov. “Questa decisione - si legge nel comunicato del comitato nazionale antiterrorismo
- è destinata a garantire le condizioni dell'ulteriore normalizzazione della situazione
nella Repubblica cecena, del ripristino e dello sviluppo della sfera socio-economico”.
Dunque, a partire dalla mezzanotte del 16 aprile, tutte le misure legate alla lotta
contro il terrorismo in Cecenia si svolgeranno secondo modalità standard comuni esistenti
nelle altre regioni della Russia. Mosca aveva lanciato la sua “operazione antiterrorismo”
in Cecenia nel 1999 - di fatto una seconda guerra dopo quella del 1994-1996 - in seguito
ad un attacco degli indipendentisti contro la repubblica caucasica del Daghestan e
numerosi attentati in Russia. Non ci sono dichiarazioni da parte cecena.
Georgia La
rappresentanza permanente russa presso la Nato ha invitato i dirigenti dell'Alleanza
Atlantica a rinviare o a cancellare le esercitazioni militari previste in Georgia
tra maggio e giugno. Lo ha annunciato Dmitri Rogozin, capo della stessa rappresentanza,
ricordando di aver inviato già ieri un appello ufficiale in questo senso al segretario
generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, e fornendo tre motivazioni: la cooperazione
Russia-Nato non è ancora stata scongelata; Mosca aveva preannunciato l'intenzione
di usare le sanzioni contro i Paesi che continuano a favorire la militarizzazione
della Georgia; l'iniziativa può essere interpretata come un sostegno di fatto della
Nato al presidente georgiano, Mikhail Saakashvili, in coincidenza con le manifestazione
ad oltranza dell'opposizione per le sue dimissioni.
Turkmenistan-Russia Un'esplosione
sul gasdotto, che lega il Turkmenistan alla Russia, ora interrotto, sta creando una
crisi nei rapporti tra i due Paesi, con reciproche accuse di avere provocato dolosamente
l'esplosione stessa. La vertenza si è negli ultimi giorni politicizzata ai massimi
livelli, tanto che il presidente turkmeno Gurbanguly Berdymukhamedov ha ufficialmente
chiesto un'inchiesta internazionale sull'esplosione e la ricostruzione del gasdotto
a spese della Russia, mentre quest'ultima, che aveva promesso una rapida riparazione
nel giro di una settimana, finora non lo ha fatto. Una crisi che - secondo vari osservatori
- potrebbe spingere Ashkabad verso un dirottamento delle sue ingenti riserve di gas
su vie alternative (transcaspiche) verso l'Europa, senza passare per la Russia. Sull'esplosione,
avvenuta il 9 aprile scorso sul gasdotto Davletbat-Daryalik (detto anche Cac-4), il
governo turkmeno ha ufficialmente chiamato in causa la società russa Gazprom, accusandola
di avere improvvisamente e drasticamente ridotto l'assorbimento del gas, senza il
necessario preavviso di una settimana, provocando ad arte un'impennata della pressione
nei tubi e l'esplosione.
Kirghizistan Sedici persone morte, in gran
parte bambini, è il bilancio della frana che si è abbattuta nelle prime ore di oggi
in Kirghizistan su tre case ancora abitate di un villaggio evacuato alcuni anni fa
perché dichiarato a rischio. La decisione di restare in casa è risultata fatale per
le tre famiglie, tra cui una madre con undici figli.
Thailandia L'ex
primo ministro thailandese Thaksin Shinawatra ha sollecitato il re Bumibol Adulyadej
a contribuire a porre termine al caos politico del Paese, sfociato in violenti scontri
con vittime. “Ho chiesto a sua maestà di intervenire - ha detto Thaksin in una intervista
alla Tv francese France 24 -. È la sola persona che può intervenire in questo scontro,
altrimenti la violenza si allargherà e anche il conflitto sarà sempre più grande”.
Intanto il Nicaragua fa sapere che l Thaksin Shinawatra è un “ambasciatore speciale”
del Nicaragua e ha un passaporto diplomatico emesso dal Paese centroamericano. Thaksin
ha ricevuto il passaporto dopo un incontro in febbraio con il presidente del Nicaragua
Daniel Ortega. Il governo della Thailandia ha privato l'ex premier del suo passaporto
questa settimana, accusandolo di aver istigato violente proteste che hanno provocato
la cancellazione di un summit asiatico.
Sri Lanka I ribelli separatisti
“utilizzano civili come scudi umani “. È questa la triste denuncia del ministro degli
Affari esteri britannico, David Miliband, e di quello francese, Bernard Kouchner,
in un comunicato congiunto reso noto ieri a Londra. Nel frattempo l'esercito dello
Sri Lanka ha ripreso ieri la sua offensiva contro i ribelli tamil, dopo due giorni
di tregua concessa in occasione del Capodanno buddhista. Costrette in un quadrato
di giungla nel nord-est dell'isola, le Tigri tamil si sono dette pronte a deporre
le armi e a rilanciare il processo di pace, offerta però respinta dalle autorità del
Paese.
Mauritania Il generale Mohamed Ould Abdel Aziz ha annunciato
nella notte fra mercoledì e giovedì di aver dato le dimissioni per candidarsi alle
elezioni presidenziali anticipate al 6 giugno prossimo. Secondo la legge locale, il
generale, per potersi presentare alle elezioni, deve lasciare la guida della giunta
militare e delle forze armate almeno 45 giorni prima dello scrutinio. Nello stesso
tempo i partiti dell’opposizione hanno annunciato che boicotteranno l’elezione, che
a loro giudizio non farà che ratificare il colpo di Stato.
Mumbai Dopo
la ricusazione di ieri alla prima udienza dell’avvocato difensore dell’unico terrorista
sopravissuto all’attentato di Mumbai, Mohammed Ajmal Amir Kasab, il capo del tribunale
speciale Tahiliyani, accogliendo in parte la richiesta di Kasab che voleva essere
difeso da un avvocato pakistano, ha nominato Abbas Kazmi. Il legale, molto famoso,
musulmano e che non fa parte dell’elenco degli avvocati d’ufficio, ha chiesto tempo
per studiare le carte e il tribunale ha aggiornato la seduta. (Panoramica internazionale
a cura di Fausta Speranza e Antonio D'Agata) Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 106 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.