2009-04-16 15:33:26

Afghanistan: sassi contro le donne che protestano per la legge sugli "stupri coniugali"


L’ennesima uccisione di un’attivista per i diritti umani, in particolare delle donne, è tornata a scuotere domenica scorsa l’Afghanistan: Sitara Achkzai, membro del Consiglio provinciale, è stata uccisa dai talebani a Kandahar. Ieri, centinaia di donne afghane che hanno protestato contro la legge che autorizza gli stupri nell'ambito matrimoniale per la minoranza sciita, sono state prese a sassate da una contromanifestazione di integralisti. Uno dei più importanti leader religiosi sciiti, Mohammad Asif Mohseni, difende la legge bollando come “un’invasione culturale” le critiche al testo da parte di Paesi occidentali, che hanno chiesto al presidente Karzai una revisione della norma. Debora Donnini ha intervistato Simona Lanzoni, che ha vissuto due anni nel Paese ed è responsabile dei progetti della Fondazione Pangea, che si occupa dello sviluppo economico e sociale delle donne.RealAudioMP3

R. – L’87 per cento delle donne sono analfabete, il trenta per cento solamente delle bambine adesso ha accesso all’educazione in Afghanistan, ricordiamoci che l’area di Kandahar è proprio una tra le più battute dai talebani che ultimamente hanno "acidificato" tantissime bambine per non permettere loro di andare a scuola.

D. – Prima del 2001 le donne non potevano neanche leggere un libro, le pene erano molto severe…
 
R. – Assolutamente sì, durante il periodo dei talebani tutto era vietato alle donne.
 
D. - Oggi, una donna in Afghanistan, che vive in un’area in cui i talebani in qualche modo sono ancora presenti, come vive?
 
R. - Vive assolutamente repressa, vive come viveva nel periodo dei talebani. Vive dentro casa, non ha l’autorizzazione ad uscire a meno che non sia accompagnata dal marito o comunque da una figura maschile all’interno della famiglia. Non può lavorare, non può essere istruita.
 
D. – Nella zona di Kabul, invece, ci sono miglioramenti?
 
R. - Dal 2001 ci sono stati dei miglioramenti ma in realtà i miglioramenti più grandi sono stati in città come Kabul o in quelle maggiori dove la presenza internazionale ha potuto aiutare donne come la Achakzai ma moltissime altre attiviste donne che continuano comunque a portare avanti la richiesta di diritti umani delle donne. Il periodo migliore è stato proprio prima del 2005, il momento in cui siamo arrivate alle elezioni presidenziali e le elezioni parlamentari e poi c’è stato proprio uno scemare della speranza.
 
D. - Dal 2005 che cosa è successo?
 
R. - L’Iraq ha attirato troppi fondi internazionali. In Afghanistan, il fatto che mancassero soldi per pagare gli stipendi degli insegnanti, degli impiegati ha fatto sì che sì sviluppasse in maniera strutturale la corruzione.
 
D. - Perché questo ha influito sulle donne?
 
R. – Perché "le donne" purtroppo sono sempre state una merce di scambio tra politici e nel momento in cui anche le donne attiviste si sono fatte sentire non hanno avuto abbastanza peso affinché diventassero un vero problema da trattare per lo sviluppo del Paese. Non si può costruire un Paese solo con metà delle persone e soprattutto di un unico sesso.
 
D. - Alcuni parlano della necessità di rispettare la cultura di un luogo, ma questo a volte sembra cozzare con il rispetto dei diritti umani fondamentali.
 
R. – Ogni mezz’ora muore una donna afgana per parto. Questo significa che quella donna non ha possibilità di uscire di casa e andarsi a curare, andarsi a fare dei controlli. Quindi, i diritti basilari che dovrebbero essere ritenuti naturali per ogni donna come per ogni uomo e per ogni bambino ed anziano, devono essere riconosciuti da tutte le culture. Il problema della cultura molto spesso viene utilizzato proprio per poter manipolare, rispetto ad una questione di patriarcato, quello che si vuole ottenere.
 
Israele
Per domani la polizia israeliana ha limitato l'accesso alla Spianata delle Moschee a Gerusalemme per timore delle manifestazioni di arabi contro il possibile arrivo di eventuali estremisti ebrei. L'accesso alla Spianata delle Moschee, nel settore orientale occupato della Città santa, è stato limitato ai musulmani di più di 50 anni di età muniti di carte d'identità israeliane, hanno reso noto fonti di polizia. Tale misura, che si applica solamente agli uomini, riguarda i palestinesi di Gerusalemme est o gli arabi israeliani. La polizia schiererà anche rinforzi intorno alla Spianata, nella Città vecchia di Gerusalemme. La Spianata delle Moschee è il terzo luogo sacro dell'Islam. Essa sormonta il Muro del Pianto, ultimo resto del Tempio distrutto dai romani nell'anno 70 dopo Cristo e luogo più sacro dell'ebraismo.

Corea del Nord: gli ispettori dell’Agenzia internazionale hanno lasciato il Paese
Dopo la decisione di Pyongyang di concludere i colloqui a sei sul processo di denuclearizzazione della penisola, gli ispettori dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica (Aiea) hanno lasciato la Corea del Nord. Due giorni fa il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha condannato all'unanimità la Corea del Nord per il lancio del missile-satellite del 5 aprile. In risposta, il regime comunista ha annunciato la volontà di riaprire il complesso nucleare di Yongbyon, compreso l'impianto che produce plutonio per armi nucleari. Intanto gli Stati Uniti hanno inviato a Teheran e Pyongyang, le due capitali al centro della questione nucleare, segnali diametralmente opposti. Nei confronti dell'Iran l'amministrazione Obama moltiplica le aperture, commentando positivamente l’annuncio ieri del presidente iraniano Ahmadinejad di un nuovo pacchetto di proposte per risolvere non solo il braccio di ferro sul nucleare ma anche “i problemi globali” del mondo. Gli Stati Uniti hanno espresso disponibilità a “dare un'occhiata” alle nuove proposte. Washington resta ferma nella sua richiesta di smantellare i programmi di armamento nucleare, ma agevola ogni possibilità di rafforzare la via diplomatica per una soluzione sul tema dello sviluppo dell'energia nucleare civile.

Il Consiglio d’Europa sulla "criminalizzazione dell'immigrazione irregolare in Italia”
Il Consiglio d’Europa esprime preoccupazione per quella che definisce la “criminalizzazione dell’immigrazione irregolare in Italia” e per le nuove misure legislative già adottate o ancora in discussione” che definisce “draconiane”. Nel suo rapporto, pubblicato oggi, il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammerberg, si dice “molto preoccupato” soprattutto per due norme: quella che prevede il ricorso da parte dell'Italia, in vista di ritorni forzati, ad accordi bilaterali e multilaterali con Paesi che “è accertato ricorrono alla tortura”, e quella sulla possibilità per i medici di denunciare gli immigrati irregolari che si rivolgono al sistema sanitario. Nella sua risposta al Consiglio d'Europa, pubblicata insieme al rapporto, il governo italiano afferma di “non condividere i punti di vista del commissario”, sia per quanto concerne la criminalizzazione degli immigrati irregolari sia per quanto riguarda gli accordi con Paesi terzi: queste due misure, secondo le autorità italiane, sono le uniche che possano garantire una vera ed efficace gestione del fenomeno migratorio. Per quanto riguarda poi la possibilità di denuncia degli irregolari da parte dei medici, il governo ribadisce che non si tratta di un obbligo: si è solo eliminata la proibizione a sporgere denuncia.

In poche ore, sbarcati a Lampedusa oltre 230 migranti
Circa cento immigrati sono appena approdati a Lampedusa, mentre in banchina sono ancora in corso le operazioni di identificazione dei 239 migranti intercettati a 13 miglia dalla costa. Non è stato ancora deciso se le persone sbarcate saranno accompagnate nel centro dell'isola o se imbarcate sul traghetto per Porto Empedocle.

Eritrea
Il governo eritreo ha tramutato lo Stato in una gigantesca prigione, con ricorso esteso all'arresto non motivato ed alla tortura dei cittadini, e l'obbligo ad una coscrizione di fatto illimitata che spinge un numero sempre più alto di persone a tentare di fuggire, con grandissimi rischi. Questo è quanto sostenuto da un rapporto di Human Rights Watch, uno dei principali gruppi di difesa dei diritti dell’uomo, che sarà presentato nella giornata di oggi. Dalla ricerca, basata su oltre 50 testimonianze, emerge che il governo eritreo usa il suo vasto apparato di luoghi detentivi ufficiali e segreti per incarcerare migliaia di persone senza formalizzare alcuna accusa, nè giungere a processi. Nel rapporto, inoltre, si ricorda il parere dell'Alto Commissariato Onu per i profughi in cui si raccomanda a tutti i Paesi di non rinviare in patria gli eritrei che hanno cercato rifugio all'estero poichè andrebbero incontro a gravi rischi.

Cecenia
Dopo 10 anni è arrivata la fine del regime di antiterrorismo in Cecenia. Ad annunciarlo è stato il capo del comitato, direttore dell’Fsb (i servizi segreti russi), Aleksandr Bortnikov. “Questa decisione - si legge nel comunicato del comitato nazionale antiterrorismo - è destinata a garantire le condizioni dell'ulteriore normalizzazione della situazione nella Repubblica cecena, del ripristino e dello sviluppo della sfera socio-economico”. Dunque, a partire dalla mezzanotte del 16 aprile, tutte le misure legate alla lotta contro il terrorismo in Cecenia si svolgeranno secondo modalità standard comuni esistenti nelle altre regioni della Russia. Mosca aveva lanciato la sua “operazione antiterrorismo” in Cecenia nel 1999 - di fatto una seconda guerra dopo quella del 1994-1996 - in seguito ad un attacco degli indipendentisti contro la repubblica caucasica del Daghestan e numerosi attentati in Russia. Non ci sono dichiarazioni da parte cecena.

Georgia
La rappresentanza permanente russa presso la Nato ha invitato i dirigenti dell'Alleanza Atlantica a rinviare o a cancellare le esercitazioni militari previste in Georgia tra maggio e giugno. Lo ha annunciato Dmitri Rogozin, capo della stessa rappresentanza, ricordando di aver inviato già ieri un appello ufficiale in questo senso al segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, e fornendo tre motivazioni: la cooperazione Russia-Nato non è ancora stata scongelata; Mosca aveva preannunciato l'intenzione di usare le sanzioni contro i Paesi che continuano a favorire la militarizzazione della Georgia; l'iniziativa può essere interpretata come un sostegno di fatto della Nato al presidente georgiano, Mikhail Saakashvili, in coincidenza con le manifestazione ad oltranza dell'opposizione per le sue dimissioni.

Turkmenistan-Russia
Un'esplosione sul gasdotto, che lega il Turkmenistan alla Russia, ora interrotto, sta creando una crisi nei rapporti tra i due Paesi, con reciproche accuse di avere provocato dolosamente l'esplosione stessa. La vertenza si è negli ultimi giorni politicizzata ai massimi livelli, tanto che il presidente turkmeno Gurbanguly Berdymukhamedov ha ufficialmente chiesto un'inchiesta internazionale sull'esplosione e la ricostruzione del gasdotto a spese della Russia, mentre quest'ultima, che aveva promesso una rapida riparazione nel giro di una settimana, finora non lo ha fatto. Una crisi che - secondo vari osservatori - potrebbe spingere Ashkabad verso un dirottamento delle sue ingenti riserve di gas su vie alternative (transcaspiche) verso l'Europa, senza passare per la Russia. Sull'esplosione, avvenuta il 9 aprile scorso sul gasdotto Davletbat-Daryalik (detto anche Cac-4), il governo turkmeno ha ufficialmente chiamato in causa la società russa Gazprom, accusandola di avere improvvisamente e drasticamente ridotto l'assorbimento del gas, senza il necessario preavviso di una settimana, provocando ad arte un'impennata della pressione nei tubi e l'esplosione.

Kirghizistan
Sedici persone morte, in gran parte bambini, è il bilancio della frana che si è abbattuta nelle prime ore di oggi in Kirghizistan su tre case ancora abitate di un villaggio evacuato alcuni anni fa perché dichiarato a rischio. La decisione di restare in casa è risultata fatale per le tre famiglie, tra cui una madre con undici figli.

Thailandia
L'ex primo ministro thailandese Thaksin Shinawatra ha sollecitato il re Bumibol Adulyadej a contribuire a porre termine al caos politico del Paese, sfociato in violenti scontri con vittime. “Ho chiesto a sua maestà di intervenire - ha detto Thaksin in una intervista alla Tv francese France 24 -. È la sola persona che può intervenire in questo scontro, altrimenti la violenza si allargherà e anche il conflitto sarà sempre più grande”. Intanto il Nicaragua fa sapere che l Thaksin Shinawatra è un “ambasciatore speciale” del Nicaragua e ha un passaporto diplomatico emesso dal Paese centroamericano. Thaksin ha ricevuto il passaporto dopo un incontro in febbraio con il presidente del Nicaragua Daniel Ortega. Il governo della Thailandia ha privato l'ex premier del suo passaporto questa settimana, accusandolo di aver istigato violente proteste che hanno provocato la cancellazione di un summit asiatico.

Sri Lanka
I ribelli separatisti “utilizzano civili come scudi umani “. È questa la triste denuncia del ministro degli Affari esteri britannico, David Miliband, e di quello francese, Bernard Kouchner, in un comunicato congiunto reso noto ieri a Londra. Nel frattempo l'esercito dello Sri Lanka ha ripreso ieri la sua offensiva contro i ribelli tamil, dopo due giorni di tregua concessa in occasione del Capodanno buddhista. Costrette in un quadrato di giungla nel nord-est dell'isola, le Tigri tamil si sono dette pronte a deporre le armi e a rilanciare il processo di pace, offerta però respinta dalle autorità del Paese.

Mauritania
Il generale Mohamed Ould Abdel Aziz ha annunciato nella notte fra mercoledì e giovedì di aver dato le dimissioni per candidarsi alle elezioni presidenziali anticipate al 6 giugno prossimo. Secondo la legge locale, il generale, per potersi presentare alle elezioni, deve lasciare la guida della giunta militare e delle forze armate almeno 45 giorni prima dello scrutinio. Nello stesso tempo i partiti dell’opposizione hanno annunciato che boicotteranno l’elezione, che a loro giudizio non farà che ratificare il colpo di Stato.

Mumbai
Dopo la ricusazione di ieri alla prima udienza dell’avvocato difensore dell’unico terrorista sopravissuto all’attentato di Mumbai, Mohammed Ajmal Amir Kasab, il capo del tribunale speciale Tahiliyani, accogliendo in parte la richiesta di Kasab che voleva essere difeso da un avvocato pakistano, ha nominato Abbas Kazmi. Il legale, molto famoso, musulmano e che non fa parte dell’elenco degli avvocati d’ufficio, ha chiesto tempo per studiare le carte e il tribunale ha aggiornato la seduta. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Antonio D'Agata) 
 Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 106
 
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