Dalle macerie del terremoto riemerge la voglia di ricostruire anche la speranza nel
futuro: importanti segnali di ripresa si intravedono oggi, a dieci giorni dal sisma,
sui banchi della scuola da campo inaugurata a Poggio Picenze, a pochi chilometri dall’Aquila.
Da lunedì si tornerà gradualmente alla normalità in tutte le scuole ritenute agibili.
Sul primo giorno di scuola in tenda dopo il terremoto si sofferma l’insegnante Liberata
Marchi, nella cui classe mancano all’appello due bambini rimasti uccisi in seguito
al terremoto. L’ha intervistata a Poggio Picenze Alessandra De Gaetano:
R. - Questa
prima giornata si è svolta in modo positivo, ci siamo riabbracciati, ognuno ha scritto
e ha disegnato sul terremoto. Hanno scritto delle lettere ai compagni che non ci sono
più. I bambini sono contenti di stare qui.
D. - Quanti
sono i bambini che oggi sono tornati a scuola a Poggio Picenze?
R.
– In tutto siamo 33 solo nella scuola primaria e poi 40 nella scuola materna. Una
buona parte è tornata. Alcuni sono andati sulla costa, altri sono tornati in Macedonia.
Nella comunità scolastica abbiamo una buona percentuale di macedoni.
D.
– La giornata di oggi è un richiamo alla normalità …
R.
– E’ un inizio, perché forse inconsapevolmente ci stiamo adattando a questa situazione
di disagio.
D. – Cosa è emerso da questi disegni
che hanno fatto i bambini?
R. – Tutti quanti vorrebbero
non aver litigato o fatto dei dispetti ai compagni che ora non ci sono più. Li vorrebbero
ancora vicini. Un bambino ha disegnato due angioletti con le ali e ha detto: adesso
sono in paradiso.
R. – Un ricordo di Loris e Alena…
D.
– E’ dura per me ricominciare senza due bambini. Loris era un ometto, cresciuto molto
bene, un tipo divertente e tranquillo, sarebbe stato il protagonista nella recita
di fine anno: stiamo portando avanti un progetto di teatro e a lui era stata assegnata
la parte di don Chisciotte. Alena era una bambina gioiosa. Una bambina molto dolce,
molto simpatica, sempre col sorriso sulle labbra.
Questa
mattina, intanto, si è registrata una nuova scossa di magnitudo 3.2 della scala Richter
che fortunatamente non ha provocato danni. Sul territorio continuano poi le verifiche
di stabilità sugli edifici delle aree colpite dal terremoto dello scorso 6 aprile.
Il 54% delle costruzioni controllate sono agibili. La riapertura delle scuole, in
particolare, è un segnale incoraggiante, ma in molti è ancora forte il timore di nuove
scosse, come spiega al microfono di Luca Collodi il sindaco dell’Aquila, Massimo
Cialente:
Noi abbiamo
fortunatamente diverse scuole agibili, però è chiaro che nessun genitore, cominciando
da me, manderebbe il figlio a scuola in questo momento, per questo ripetersi delle
scosse sismiche. Nessun genitore se la sente. D’altra parte nessuno di noi ha il coraggio
di entrare nelle classi, anche per prendere oggetti necessari. Per cui ritengo che
un grande sforzo, adesso, per realizzare delle strutture per 20 giorni di scuola forse
non sia necessario. Piuttosto, dobbiamo preoccuparci dei ragazzi che devono sostenere
l’esame di maturità e anche dei più piccoli che devono sostenere l’esame di terza
media. Dobbiamo concentrare su di loro gli sforzi. Ho proposto un recupero estivo,
riaprendo – se riusciamo ad essere in condizioni – le scuole già il 15 settembre,
con un calendario più concentrato.
Domenica prossima
si terrà in tutte le chiese d’Italia la colletta straordinaria indetta dalla presidenza
della Conferenza episcopale italiana a sostegno delle popolazioni colpite dal terremoto
in Abruzzo. Le offerte raccolte dovranno essere inviate a Caritas italiana, via Aurelia
796, 00165 Roma. Segni di speranza risplendono poi in oggetti sacri e paramenti, sia
in quelli salvati dopo le scosse sia in quelli donati ai sacerdoti della provincia
aquilana sconvolta dal terremoto. E’ quanto sottolinea il parroco della chiesa di
San Gregorio, donDomenico Marcocci, che ricorda con commozione, sempre
al microfono di Luca Collodi, la Messa di Pasqua:
Abbiamo fatto
la prima celebrazione, senza aver potuto celebrare i riti della Settimana Santa, che
comunque abbiamo vissuto nella nostra carne. Abbiamo cercato di trasmettere il messaggio
della Pasqua, di rialzarci da questa distruzione come Gesù si è rialzato dal Sepolcro,
dalla morte che ci ha sfiorati. Riusciremo. Ho ringraziato il Santo Padre a nome di
tutti, per avere avuto il dono dei paramenti che indossavo. Gli ho detto che non pensavo
di celebrare una Pasqua con questi paramenti che non abbiamo mai posseduto. Eppure
vedete, ero senza niente e adesso mi trovo a celebrare con voi, con queste belle cose.