L’inviato Usa a Tel Aviv per rimettere in moto i negoziati di pace israelo-palestinesi
Arriverà in serata a Tel Aviv George Mitchell, emissario del presidente degli Stati
Uniti, Obama, che cercherà di rilanciare i negoziati fra Israele e Anp per un’intesa
di pace basata sulla formula “due Stati per due popoli”. Per Mitchell, si tratta della
prima visita in Israele da quando si è insediato il governo di Netanyahu (Likud).
Oltre al premier, Mitchell incontrerà separatamente anche il ministro della Difesa
(il laburista Ehud Barak) e il ministro degli Esteri (Avigdor Lieberman, Israel Beitenu).
In Israele, l'inviato americano vedrà infine la leader dell’opposizione parlamentare
(Tzipi Livni, Kadima) e proseguirà venerdì per Ramallah (Cisgiordania) dove è atteso
dal presidente dell'Anp, Abu Mazen, e dal suo premier Salam Fayad.
Iran
e questione nucleare L'Iran sta preparando “un nuovo pacchetto” di proposte
per risolvere non solo il braccio di ferro sul nucleare, ma “i problemi globali” del
mondo in un'ottica di “pace e giustizia”. Lo ha detto oggi il presidente iraniano,
Mahmud Ahmadinejad, dopo che l'8 aprile il gruppo dei Paesi '5+1' ha proposto a Teheran
di riprendere le trattative sul nucleare. Il gruppo dei 5+1 è formato dai cinque membri
permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, cioè Usa, Russia, Cina, Francia e
Gran Bretagna, più la Germania. Il presidente iraniano ha anche ammonito i Paesi occidentali
ad abbandonare i loro toni “arroganti”. Due giorni fa, il capo negoziatore iraniano
sul nucleare, Said Jalili, ha detto che il suo Paese “accoglie favorevolmente” la
proposta di riprendere i negoziati avanzata dal gruppo dei 5+1, con l'impegno degli
Stati Uniti a partecipare direttamente ai colloqui. Jalili ha comunicato la risposta
positiva dell'Iran al responsabile della politica estera comune della Ue, Javier Solana,
che tiene i contatti con Teheran a nome dei 5+1.
Somalia - pirateria Continuano
senza sosta gli attacchi dei pirati della costa della Somalia, che questa notte hanno
avvicinato un cargo americano, riuscito a sfuggire ad un tentativo di arrembaggio
grazie all’arrivo della marina americana. I pirati avevano attaccato il Liberty Sun,
mercantile della Liberty Maritime Corporation di New York, a colpi di mitra e bazooka,
ma l’immediato rifugio in sala macchine dell’equipaggio ed il conseguente arrivo della
Marina americana hanno fatto sì che la nave riuscisse ad evitare l’arrembaggio. Gli
Usa sarebbero pronti ad una operazione di terra per debellare il fenomeno. Nelle mani
dei pirati ci sarebbero 300 marinai. Intanto, sono stati portati in Francia e messi
in custodia cautelare i tre pirati somali arrestati nell'incursione militare che,
venerdì scorso, aveva portato alla liberazione di quattro ostaggi sequestrati su uno
yacht francese nel golfo di Aden, ma anche alla morte dello skipper dell'imbarcazione
a vela.
Moldova La Romania sollecita un'inchiesta europea sulle “rappresaglie”
contro gli oppositori del regime comunista nella Moldova. Lo ha dichiarato il presidente
romeno, Traian Basescu, in un discorso davanti al parlamento, definendo “inaccettabili”
le accuse del presidente comunista moldavo, Vladimir Voronin, secondo cui Bucarest
ha guidato da dietro le quinte le proteste di Chisinau. “Le rappresaglie, le violazioni
dei diritti dell'uomo e della libertà di espressione, l'espulsione di giornalisti
e le accuse contro lo Stato romeno obbligano la Romania a chiedere un'inchiesta europea
sulle responsabilità per le repressioni negli ultimi giorni”, ha detto Basescu. “Non
è la Romania responsabile del fallimento nella democratizzazione della Moldova, ma
il regime di Chisinau, che sta dirigendo il Paese indietro, verso il passato comunista
sovietico”, ha concluso Basescu, ribadendo che Bucarest continuerà a sostenere “il
desiderio di democratizzazione dei moldavi”. Ricordando che la Romania fu il primo
Stato ad aver riconosciuto l'indipendenza della Moldova nel 1991, Basescu ha rilevato
che Bucarest “non vuole rivendicare un territorio perduto nel passato”.
La
Corea del Nord Pyongyang ha risposto alla condanna Onu per il test missilistico
dello scorso 5 aprile espellendo gli osservatori dell’Aiea, l’Agenzia internazionale
per l’Energia atomica dalla centrale nucleare di Yongbyon, e annunciando anche la
riattivazione della struttura stessa. Il Giappone invita la Corea del Nord a tornare
al tavolo dei negoziati a sei e a riprendere i colloqui sul processo di denuclearizzazione
della penisola coreana, così come tutta la comunità internazionale. Giancarlo La
Vella ha chiesto a Francesco Sisci, corrispondente dall’Estremo Oriente
per il quotidiano La Stampa, il perché di questa chiusura da parte della Corea del
Nord:
R. - Perché
c’è la diffidenza profonda di Pyongyang verso tutti. In secondo luogo, Pyongyang aveva
scelto proprio questi mesi per fare questo esperimento perché sapeva chiaramente di
avere davanti sei mesi di buon tempo per affrontare delle trattative. Infatti, in
questi sei mesi la Corea del Nord può fare a meno degli aiuti cinesi per quanto riguarda
l’olio pesante ed anche il grano, visto che tra poco ci sarà il raccolto. Io non credo
si tratti di una volontà di andare alla guerra, ma semplicemente di una tattica di
trattativa. Credo che alla fine il problema sia sempre lo stesso, cioè che la Corea
del Nord vuole più aiuti pagando politicamente il meno possibile. D.
- La questione nordcoreana, nell’ambito di tutta la regione estremorientale, può costituire
motivo di destabilizzazione? R. - Questa è la speranza della
Corea del Nord: cerca di usare questo suo potenziale militare come minaccia e arma
di ricatto per poi ottenere dei vantaggi economici. D. - Perché
tornare su questo atteggiamento con la presidenza Obama che, a livello internazionale,
sembra completamente diversa dall’amministrazione Bush? R. -
Perché sostanzialmente la Corea del Nord sembra pensare che con questo atteggiamento
duro possa indurre l’America a concessioni maggiori e a posizioni più morbide. Certo
che se tra tre mesi non si è trovata una soluzione, la situazione potrebbe diventare
di nuovo tesa. Mumbai Ricusazione del proprio avvocato
da parte dell’imputato: è questo il motivo per cui il processo all’unico superstite
del commando integralista islamico, responsabile degli attentati del novembre scorso
a Mumbai in India, nei quali morirono 174 persone, è stato oggi sospeso. Il terrorista,
Mohammed Ajmal Amir Iman, un pakistano di 21 anni, è accusato di strage, atti di guerra,
omicidio e tentato omicidio e rischia la condanna a morte. Il difensore d'ufficio
dell'imputato, l'avvocatessa Anjali Waghmared, è stata sospesa dalla Corte speciale
che giudica l'attentatore per “cattiva condotta professionale” e dunque il processo
potrà riprendere solo quando sarà incaricato un altro avvocato.
Haiti Una
ventina di Paesi e di istituzioni internazionali, riuniti ieri a Washington, si sono
impegnati a stanziare un totale di 324 milioni di dollari di aiuti per Haiti. Lo ha
annunciato la Banca interamericana per lo sviluppo (BID). Haiti riceverà 57 milioni
di dollari da parte degli Stati Uniti e 20 milioni dalla Banca mondiale. L’obiettivo
è risollevare l’economia del Paese caraibico, sconvolta dai quattro uragani consecutivi
del 2008, e rafforzare i programmi di lotta contro il traffico di droga. La richiesta
d’aiuto del Paese più povero delle Americhe è giunta dalla premier, Michele Duvivier
Pierre-Louis. Sentiamo Elena Molinari:
“Stiamo camminando
su un terreno molto friabile”, ha detto la premier alla Conferenza dei donatori per
Haiti: se non agiamo subito le conseguenze saranno catastrofiche. Quindi, la premier
ha presentato ai Paesi donatori il piano del suo governo che mira a creare 150 mila
lavori in due anni. Haiti è il Paese più bisognoso dell’emisfero occidentale, preoccupa
che a una situazione elevata di disoccupazione si andranno ad aggiungere nei prossimi
cinque anni un milione di giovani che busseranno al mercato del lavoro. Agli aiuti
che spera di ricevere nei prossimi mesi, Haiti conta di aggiungere anche il miliardo
di dollari in debiti che le agenzie internazionali dovrebbero cancellare al Paese
quest’anno. Gli Stati Uniti hanno già promesso che stanzieranno 57 milioni di dollari
a favore del paese caraibico, per aiutarlo a risollevare la sua economia sconvolta
da quattro uragani consecutivi, lo ha annunciato lo stesso segretario di Stato, Hillary
Clinton, che sarà ad Haiti a fine settimana. Thailandia Dopo
il mandato di arresto emesso nei confronti dell’ ex premier, Thaksin Shinawatra, che
dal suo esilio volontario a Dubai aveva incitato i suoi sostenitori alla rivolta,
le autorità thailandesi hanno annullato oggi il passaporto dell'ex primo ministro,
fuggito dal Paese per il suo coinvolgimento nella protesta antigovernativa a Bangkok.
Shinawatra, 59 anni, magnate dei media, ha governato la Thailandia dal 2001 al 2006,
quando venne rovesciato dai militari sostenitori della monarchia. Lasciò il Paese
per sfuggire ad una condanna a due anni di prigione per corruzione. (Panoramica
internazionale a cura di Fausta Speranza) Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 105 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.