Una Pasqua blindata per i cattolici del Bangladesh, piccola minoranza che rappresenta
solo l’1% dei 150 milioni di abitanti del Paese a stragrande maggioranza musulmana. Oltre
300 mila fedeli hanno partecipato alla Messa di domenica a Dhaka e nelle cinque diocesi
del Paese. Le celebrazioni durante il Triduo si sono svolte tutte sotto lo sguardo
delle forze di sicurezza che hanno sorvegliato le chiese. Abu Sayed, un’ufficiale
di polizia, spiega ad AsiaNews che “in tutto il Paese si ripete lo stesso scenario:
la popolazione si raccoglie nei luoghi di culto, moschee e chiese, sotto la protezione
della polizia”. Nei periodi delle feste religiose vengono aumentati i controlli. Nonostante
la Pasqua non rientri nel calendario delle festività pubbliche del Bangladesh ed il
clima teso che si respira nel Paese, la partecipazione alle celebrazioni della Settimana
santa è stata molto elevata. Mons. Theotonius Gomes, ausiliare della capitale, afferma
che si tratta di un segno del desiderio di concordia e armonia che anima molte persone:
“La risurrezione riflette il messaggio di unità e pace; davanti a tutte le brutture
Cristo è l’unica luce di speranza che risplende”. Kazi Nurul Islam, decano del dipartimento
di scienze religiose all’università di Dhaka, afferma che il clima di apprensione
che si respira nel Paese può essere superato solo attraverso il dialogo interreligioso:
“Dobbiamo aiutare le persone a conoscere di più le religioni e questo ci permetterà
di sconfiggere il terrore e le violenze perpetrate in nome della religione”. Angela
Gomes, cattolica e leader dell’associazione Bachte Shekha, impegnata nell’aiuto ai
bambini bisognosi, confessa che i fedeli “ormai convivono con la paura di attentati”.
Nonostante questo, non rinunciano a partecipare alle celebrazioni e ad impegnarsi
nelle opere di carità: “Il sacrificio di Gesù mi spinge a vivere per gli altri ed
io imparo a vivere per Cristo”. (A.L.)