Le quattro Famiglie francescane ad Assisi per il Capitolo internazionale delle Stuoie
Per la prima volta nella storia, Assisi accoglierà l’intera Famiglia francescana nel
luogo dove tutto ha avuto inizio, davanti alla Porziuncola, oggi conservata nella
Basilica di Santa Maria degli Angeli, costruita per proteggere la piccola chiesa,
dove San Francesco comprese di dover vivere “secondo il santo Vangelo”. Si aprirà
domani nella cittadina umbra il Capitolo internazionale delle Stuoie, nell’ottavo
centenario dell’approvazione della Regola da parte del Papa Innocenzo III. Stamane
ad Assisi l’evento è stato presentato alla stampa. Il servizio di Roberta Gisotti.
Duemila frati
di 65 Paesi sono attesi ad Assisi in rappresentanza di 35 mila francescani delle quattro
Famiglie sparse in tutto il mondo. Un evento straordinario per rinnovare la fedeltà
al carisma e dare risposte alle tante sfide della modernità. Padre Enzo
Fortunato, addetto stampa del Capitolo: D. - Padre
Enzo, 800 anni fa i frati convocati da Francesco alla Porziuncola dormirono su delle
semplici stuoie, domani non sarà così, ma quanto è ancora fondante il richiamo alla
povertà nelle famiglie francescane? R. – Io direi che è un
messaggio molto significativo per diversi aspetti. Il primo, perché questo evento
cade in un momento drammatico della società italiana ed internazionale, e cioè la
crisi economica. Quindi, l’essenzialità francescana in questo senso può essere una
buona strada da percorrere. Il secondo aspetto, è legato alla sofferenza che parte
della popolazione italiana sta vivendo ed è il terremoto in Abruzzo. Francesco vuole
essere accanto agli ultimi, accanto a coloro che soffrono. Terzo aspetto, che concerne
l’attualità, è che ci troviamo ad affrontare un individualismo ed egoismo imperante.
La proposta fraterna dello stare insieme, l’uno accanto all’altro, l’uno per l’altro,
può essere anche questa una strada da percorrere, una proposta all’uomo e alla sua
libertà di sceglierla, prenderla e farne tesoro. D. – Padre
Enzo, in occasione di questo Capitolo internazionale sono state stampate 4 mila copie
della Regola di San Francesco. L’attualità di questo testo è ancora pregnante dopo
otto secoli... R. – Una Regola che stamattina è stata definita
dal custode del Sacro Convento, padre Giuseppe Piemontese, Carta costituzionale, ad
indicare che cosa? Ad indicare che come Francescani abbiamo una bussola che ci guida,
ma anche un messaggio per le tante persone che desiderano abbeverarsi ad una delle
fonti più genuine della spiritualità cristiana, e cioè assumere una vita fatta di
principi, una vita fatta di regole, una vita fatta di rispetto. In questo senso, la
regola non è imprigionante, ma è altamente liberante, perché ci aiuta a vivere aggrappati
a dei valori che non ci fanno smarrire. D. – Padre Enzo, come
lei ha ricordato, non lontano dall’Umbria e da Assisi, colpita dal terremoto nel 1997,
sono oggi le tende dei terremotati dell’Abruzzo. Sarà motivo per offrire preghiere
a sostegno di tutte queste persone? R. – E’ l’intero evento
che sarà vissuto con questo spirito, con una preghiera corale, orante al Dio della
vita, al Dio della gioia, perché possa lenire le ferite di chi soffre. D.
– San Francesco si chiedeva: “Signore, che vuoi che io faccia?” Anche voi vi farete
questa domanda in questo Capitolo? R. – Sicuramente. E la risposta
è nel gesto di Francesco, che ha ricostruito parte della Chiesa, ha ricostruito parte
della società, ha ricostruito l’uomo e ne ha fatto intravedere la sua vocazione, la
vocazione all’infinito, all’assoluto.