Fidel Castro: bene le aperture di Obama ma Cuba non vuole elemosine
Dopo le aperture volute da Obama nei confronti di Cuba, Fidel Castro ha chiesto al
presidente americano Obama la fine del “blocco” contro l'isola caraibica e ha rifiutato
“qualsiasi elemosina”. Cuba - afferma tuttavia l'ex presidente cubano - “non accusa
Obama delle atrocità commesse da altri governi degli Stati Uniti” e non dubita della
“sua sincerità e della sua volontà di cambiare la politica e l'immagine degli Stati
Uniti”, piuttosto sottolinea che ora “ci sono le condizioni perchè Obama sfrutti la
sua capacità a condurre una politica costruttiva per porre fine a quella che è fallita
per quasi cinquant'anni”. Castro ribadisce che “Cuba ha resistito e resisterà ancora,
non tenderà la mano per chiedere l'elemosina, andrà avanti con la testa alta”, offrendo
la propria “disponibilità a dialogare con Obama per normalizzare i rapporti sulla
base del rispetto rigoroso della sovranità”. In particolare, Obama ha revocato le
restrizioni ai viaggi e alle rimesse dei cubano-americani che hanno ancora parenti
a Cuba, oltre ad annunciare la liberalizzazione nel settore delle telecomunicazioni
tra i due Paesi. Obama ha anche chiesto di studiare l'ipotesi di collegamenti aerei
diretti tra i due Paesi. Si tratta del primo cambiamento di rotta significativo in
decenni di frizioni tra Stati Uniti e Cuba e coincide con sforzi in corso al Congresso
per la revoca totale dell'embargo americano. L'annuncio, alla vigilia del Vertice
delle Americhe che si aprirà questa settimana a Trinidad, risponde alle pressioni
dei leader latino americani per una normalizzazione delle relazioni tra Stati Uniti
e Cuba.
Pakistan Il presidente pakistano, Asif Ali Zardari, ha promulgato
ieri sera il regolamento che introduce la legge islamica (sharia) in parte
della inquieta regione del nordovest, inclusa la valle dello Swat. Dunque, dopo poche
ore dalla raccomandazione dettatagli dal parlamento, Zardari ha preso la decisione
che permette l’entrata in vigore definitiva dell’accordo raggiunto nello Swat il 16
febbraio scorso fra il governo e i gruppi talebani più radicali che, in cambio, accettano
di deporre le armi. Intanto, non tardano ad arrivare le polemiche. Numerose nazioni
occidentali, fra le quali gli Usa, hanno definito retrograda l'intesa che è vista
come un cedimento nei confronti dei talebani che, a dir loro, ottengono molto concedendo
poco.
Afghanistan Un soldato della Nato la cui nazionalità non è
stata rivelata è rimasto ucciso ieri nell'esplosione di una bomba nell'Afghanistan
meridionale, dove dall'inizio dell'anno hanno perso la vita 85 militari appartenenti
alle forze internazionali. “Un soldato della Forza internazionale di assistenza alla
sicurezza (Isaf) della Nato è stato ucciso ieri da un ordigno esplosivo nel sud”,
ha reso noto oggi la stessa Isaf in un comunicato.
Iraq Amnesty International
ha chiesto alle autorità del Kurdistan iracheno di controllare gli eccessi dei quali
le loro forze di sicurezza, secondo un rapporto dell'organizzazione umanitaria, si
sono rese responsabili. La regione autonoma del nord dell'Iraq è stata relativamente
risparmiata dalle violenze che hanno insanguinato il resto del Paese e il governo
locale “ha fatto importanti progressi nel campo dei diritti umani”. “Persistono però
problemi come arresti arbitrari, torture, attacchi contro i giornalisti e la libertà
di espressione e violenze contro le donne cui bisogna far fronte con urgenza”, afferma
in un comunicato il responsabile del programma di Amnesty per il Medio Oriente e l'Africa,
Malcolm Smart. Nel rapporto sul Kurdistan iracheno, basato su una serie di rilevamenti
effettuati nel marzo 2008, l'organizzazione internazionale per la difesa dei diritti
umani elenca una serie di abusi attribuiti alle forze di sicurezza locali ed afferma
che le autorità hanno il dovere “di prendere provvedimenti concreti per riportarle
sotto il loro controllo e per renderle pienamente responsabili davanti alla legge”.
Siria-Libano Dopo
che nei mesi scorsi sono stati formalmente avviati rapporti per la prima volta nella
storia moderna dei due Paesi, la Conferenza sulle relazioni siro-libanesi si è aperta
oggi a Damasco. All’evento, che durerà fino a domenica prossima e che affronterà il
tema dei rapporti politici, sociali, culturali ed economici, parteciperanno circa
150 intellettuali e studiosi provenienti da Siria e Libano, Paesi divisi negli ultimi
tre anni da forti tensioni, soprattutto dopo l’assassinio, nel 2005 a Beirut, dell’ex
premier libanese, Rafik Hariri.
Turchia La polizia turca ha arrestato
stamani all'alba più di 40 persone nell'ambito di una vasta operazione contro le infiltrazioni
dell'organizzazione terroristica curda Pkk nel partito filo-curdo Dtp e nelle ong
curde. Lo ha reso noto l'agenzia di stampa Anadolu. Sono finiti in carcere anche il
vicepresidente del Partito della società democratica (Dtp), Kamuran Yuksek, e l'avvocato
del leader del Pkk Abdullah Ocalan, Seracettin Irmak. Le forze di sicurezza hanno
anche perquisito una tv locale, Gun TV, che trasmette da Diyarbakir, nella zona curda
del nordest.
Thailandia Sono cessate in Thailandia le proteste anti
governative delle "magliette rosse" fedeli all'ex premier, Thaksin Shinawatra, rovesciato
dal golpe militare del 2006. L'esercito è duramente intervenuto ieri e negli scontri
due persone sono morte, mentre diverse centinaia sono rimaste ferite. Intransigente
anche la linea politica adottata dal primo ministro, Abhisit Vejjajiva, che ha dichiarato
di non voler negoziare con Thaksin. Per un aggiornamento sulla situazione Stefano
Leszczynski ha raggiunto telefonicamente a Bangkok Stefano Vecchia, giornalista
esperto di Estremo Oriente:
R. - Sono
appena rientrato dal Palazzo del governo, che attualmente va svuotandosi degli occupanti,
che si portano via le loro cose e si incolonnano verso i centri di raccolta, istituiti
dal governo, e verso gli autobus che li riporteranno nelle città di provenienza. I
militari sono entrati in forze e stanno setacciando tutto il complesso, perché c’è
il rischio che ci siano degli ordigni inesplosi.
D.
- Resta comunque lo stato d’emergenza. Questo cosa indica per il prossimo futuro?
R.
- È una misura ancora necessaria, finché la situazione non si sarà del tutto normalizzata.
Anche perchè lo stato d’emergenza costringe la popolazione a non raggrupparsi e quindi
a non ostacolare eventuali manovre delle forze di sicurezza e, nello stesso tempo,
consente l’utilizzo dell’esercito per la strada.
D.
- I manifestanti non hanno comunque ottenuto nulla delle rivendicazioni che avanzavano...
R.
- Era una rivolta, a questo punto, senza speranza. Ieri sera, sono iniziati i primi
sintomi di insofferenza della popolazione locale contro i blocchi stradali e contro
le violenze dei manifestanti. Ricordo che gli unici due morti sinora in tutta questa
vicenda sono due commercianti, che in uno scontro con i manifestanti sono rimasti
colpiti da colpi di arma da fuoco.
D. - In tutto
questo, la situazione politica resta praticamente inalterata...
R.
- Questa protesta lascerà comunque dei segni e l’importante è che i segnali di malcontento
vengano finalmente raccolti, perché la Thailandia è governata da gruppi di potere
tradizionali e le "camice rosse" in qualche modo rappresentavano un elemento di rottura,
un emergere della realtà di base del Paese. È probabile che il primo ministro, Abhisit
Vejjajiva - che ha già gestito l’emergenza evitando anche che i militari ad
un certo punto prendessero in mano la situazione con un nuovo colpo di Stato - è auspicabile
che prenda atto di queste necessità e di queste rivendicazioni e le faccia proprie
in ambito politico.
Corea del Nord Dopo una
settimana di stallo, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha condannato la Corea del
Nord per il lancio dello scorso 5 aprile di quello che per Stati Uniti e Giappone
è stato un missile balistico. Nella dichiarazione - che ha peso morale ma valore meno
vincolante di una risoluzione - si chiede che le sanzioni esistenti contro la Corea
del Nord siano applicate. Nel testo non si precisa se il lancio sia stato di un missile
- come sostenuto da Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud - o di un satellite per
telecomunicazione, come affermato da Pyongyang. Il lancio di un missile costituisce
una violazione della risoluzione Onu 1718. Da parte sua, la Corea del Nord ha risposto
definendo non “più necessari” i colloqui a sei sul processo di denuclearizzazione
e annunciando la riapertura degli impianti.
Algeria Il presidente
algerino, Abdelaziz Bouteflika, è stato riconfermato in carica per il suo terzo mandato
consecutivo con il 90,23 % dei consensi nelle elezioni del 9 aprile scorso. Lo ha
annunciato oggi il Consiglio costituzionale, proclamando ufficialmente la rielezione
di Bouteflika alla carica di capo dello Stato sulla base dei risultati definitivi.
Il tasso di partecipazione è stato del 74,56 per cento. Al secondo posto si è classificato
Moussa Touati, presidente del Partito dei lavoratori (Pt, trotzkista), con il 4,5
per cento dei suffragi. Bouteflika, che ha 72 anni, è stato eletto per la prima volta
nel 1999 e riconfermato nel 2004.
Somalia Un'altra nave è stata sequestrata
oggi da pirati al largo della Somalia: si tratta di una nave greca "MV Irene E.M."
, con 22 marinai filippini a bordo. Battente bandiera di St Vincent, il cargo è di
proprietà della Compagnia "Chian Spirit Maritime Entereprises Ltd.", con base nel
Pireo.
Israele: governo riunito in attesa dell’inviato Usa Il nuovo
governo israeliano è gia impegnato a definire la propria linea politica nei confronti
dei palestinesi, mentre sta per tornare nella zona George Mitchell, l'emissario personale
del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Ieri, il premier, Benyamin Netanyahu,
ha convocato il ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, e il ministro della difesa,
Ehud Barak, per una prima consultazione approfondita sul tema. In un recente discorso
al parlamento della Knesset, Netanyahu ha assicurato da un lato che Israele “non vuole
dominare un altro popolo”, ma dall'altro si è astenuto dall'assecondare la formula
dei “due Stati per i due popoli”, che invece resta alla base della politica mediorientale
elaborata da Obama. Lieberman, da parte sua, ha affermato che Israele non si sente
impegnato dal “processo di Annapolis”, ossia dalla Conferenza indetta da George Bush
nel 2007 per raggiungere la meta dei “due Stati”. Mitchell è atteso a Gerusalemme
giovedì 16 e nella sua attuale missione ha incluso anche il Cairo e Ramallah. Da parte
sua, Netanyahu prevede di incontrare Obama a Washington, all'inizio di maggio.
Moldova I
tre principali partiti di opposizione in Moldova chiedono che le elezioni parlamentari
del 5 aprile scorso siano dichiarate nulle e che si vada nuovamente al voto. Parlando
in una conferenza stampa a Chisinau, il leader del partito liberaldemocratico, Vlad
Filat, ha parlato di accertate falsificazioni delle liste elettorali e ha confermato
che, dunque, l'opposizione non parteciperà domani alle operazioni di riconteggio dei
voti, autorizzata dal presidente Vladimir Voronin. Nei giorni scorsi, Voronin aveva
chiesto il riconteggio dei voti facendo un passo che sembrava andare incontro all'opposizione,
dopo le violente proteste di piazza del 7 aprile per contestare la schiacciante vittoria
dei comunisti (50%).
Due poliziotti uccisi in Daghestan Due poliziotti
sono stati uccisi oggi in Daghestan, Repubblica autonoma del Caucaso settentrionale
confinante con la Cecenia. Sconosciuti hanno attaccato con un'arma automatica i due
poliziotti a Makhachkala, capitale del Daghestan. I due sono morti sul colpo. Scontri
a fuoco tra forze dell'ordine e gruppi per lo più legati alla rivolta in Cecenia sono
frequenti in Daghestan.
Sri Lanka L'esercito di liberazione delle
Tigri Tamil (Ltte), che da anni combatte per l'indipendenza in Sri Lanka, si è detto
stamattina pronto ad un “incondizionato e permanente cessate-il-fuoco” che possa condurre
a negoziati di pace. Nel comunicato, diramato nel secondo e ultimo giorno della tregua
voluta dall'esercito dello Sri Lanka in occasione del capodanno Tamil, i ribelli delle
Tigri scrivono che la tregua di due giorni serve solo per creare un’impressione di
impegno su false promesse. I ribelli denunciano che, nonostante la tregua, l'esercito
di Colombo ha continuato a bombardare postazioni Tamil e a colpire civili.
Indonesia Le
elezioni generali del 9 aprile scorso in Indonesia sono state caratterizzate da “un
gran numero di frodi ed errori amministrativi”. Lo hanno denunciato oggi i responsabili
di una dozzina di partiti, minacciando di ricorrere alla giustizia. Si tratta delle
“peggiori elezioni” dall'avvento della democrazia nel 1998, affermano in un comunicato
i responsabili, fra i quali gli ex presidente ,Megawati Sukarnoputri, e Abdurrahman
Wahid. Le elezioni legislative sono state vinte dal Partito democratico (Pd) del presidente,
Susilo Bambang Yudhoyono ,con circa il 20% dei voti, nettamente in testa rispetto
agli altri 37 partiti in gara. Non prima dell'inizio di maggio saranno resi noti i
risultati ufficiali della tornata.
Bolivia Il Congresso boliviano
ha adottato questa mattina la nuova legge elettorale, che regolamenterà le elezioni
presidenziali e legislative previste per il prossimo 6 dicembre. In seguito alla decisione,
il presidente Evo Morales ha interrotto lo sciopero della fame che aveva intrapreso
da sei giorni. Lo si apprende da fonti governative. (Panoramica internazionale
a cura di Fausta Speranza)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 104 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.