2009-04-14 15:03:28

Cessate le proteste in Thailandia


Aono cessate in Thailandia le proteste anti governative delle "magliette rosse" fedeli all'ex premier, Thaksin Shinawatra, rovesciato dal golpe militare del 2006. L'esercito è duramente intervenuto ieri e negli scontri due persone sono morte, mentre diverse centinaia sono rimaste ferite. Intransigente anche la linea politica adottata dal primo ministro, Abhisit Vejjajiva, che ha dichiarato di non voler negoziare con Thaksin. Per un aggiornamento sulla situazione Stefano Leszczynski ha raggiunto telefonicamente a Bangkok Stefano Vecchia, giornalista esperto di Estremo Oriente:RealAudioMP3

R. - Sono appena rientrato dal Palazzo del governo, che attualmente va svuotandosi degli occupanti, che si portano via le loro cose e si incolonnano verso i centri di raccolta, istituiti dal governo, e verso gli autobus che li riporteranno nelle città di provenienza. I militari sono entrati in forze e stanno setacciando tutto il complesso, perché c’è il rischio che ci siano degli ordigni inesplosi.

D. - Resta comunque lo stato d’emergenza. Questo cosa indica per il prossimo futuro?

R. - È una misura ancora necessaria, finché la situazione non si sarà del tutto normalizzata. Anche perchè lo stato d’emergenza costringe la popolazione a non raggrupparsi e quindi a non ostacolare eventuali manovre delle forze di sicurezza e, nello stesso tempo, consente l’utilizzo dell’esercito per la strada.

D. - I manifestanti non hanno comunque ottenuto nulla delle rivendicazioni che avanzavano...

R. - Era una rivolta, a questo punto, senza speranza. Ieri sera, sono iniziati i primi sintomi di insofferenza della popolazione locale contro i blocchi stradali e contro le violenze dei manifestanti. Ricordo che gli unici due morti sinora in tutta questa vicenda sono due commercianti, che in uno scontro con i manifestanti sono rimasti colpiti da colpi di arma da fuoco.

D. - In tutto questo, la situazione politica resta praticamente inalterata...

R. - Questa protesta lascerà comunque dei segni e l’importante è che i segnali di malcontento vengano finalmente raccolti, perché la Thailandia è governata da gruppi di potere tradizionali e le "camice rosse" in qualche modo rappresentavano un elemento di rottura, un emergere della realtà di base del Paese. È probabile che il primo ministro, Abhisit Vejjajiva - che ha già gestito l’emergenza evitando anche che i militari ad un certo punto prendessero in mano la situazione con un nuovo colpo di Stato - è auspicabile che prenda atto di queste necessità e di queste rivendicazioni e le faccia proprie in ambito politico.







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