Nella Veglia pasquale, il Papa sottolinea il disorientamento dell’uomo contemporaneo
e la salvezza offerta dall’amore di Dio
Cristo Risorto è la Luce del mondo: così il Papa, ieri sera, durante la Veglia Pasquale
celebrata nella Basilica Vaticana. Nella sua omelia, Benedetto XVI si è soffermato
sui tre simboli propri della Notte Santa, ovvero la luce, l’acqua ed il canto. Centrale,
poi, il riferimento al disorientamento dell’uomo contemporaneo ed alla storia della
Chiesa, salvata sempre – ha detto – dall’amore del Signore. Durante la Veglia, il
Papa ha amministrato i sacramenti del Battesimo e della Cresima a cinque adulti: tre
italiani, una cinese ed una statunitense. Il servizio di Isabella Piro:
(canto: Exsultet)
“Esulti
il coro degli angeli, esulti l’assemblea celeste: un inno di gloria saluti il trionfo
del Signore risorto”: la melodia gregoriana dell’Exsultet ha pervaso di gioia, ieri
sera, la Basilica Vaticana. Tantissimi i fedeli presenti, ognuno con la propria candela,
a punteggiare le navate di San Pietro di luce, quella luce che squarcia l’oscurità
della morte ed annuncia al mondo che Cristo è risorto. Ma cos’è la risurrezione? Per
l’uomo di oggi, ha detto il Papa nella sua omelia, essa sembra “in qualche misura
incompresa, una cosa del passato”. Ecco, allora, che la simbologia viene in nostro
aiuto e ci indica il significato della Pasqua attraverso tre simboli: la luce, l’acqua
ed il canto.
La risurrezione di Gesù è un’eruzione
di luce. La morte è superata, il sepolcro spalancato. Il Risorto stesso è Luce, la
Luce del mondo. Con la risurrezione il giorno di Dio entra nelle notti della storia.
A partire dalla risurrezione, la luce di Dio si diffonde nel mondo e nella storia.
Si fa giorno. “La Parola di Dio
– ha aggiunto Benedetto XVI – è la vera Luce di cui l’uomo ha bisogno”, perché “Cristo
è la grande Luce dalla quale proviene ogni vita”, ci “indica la strada”. Ed è in Lui
che “verità e amore vanno insieme”:
Il cero pasquale
arde e con ciò si consuma: croce e risurrezione sono inseparabili. Dalla croce, dall’autodonazione
del Figlio nasce la luce, viene la vera luminosità nel mondo. Poi,
il Santo Padre si è soffermato sul passo evangelico di Marco in cui Gesù sentì compassione
per la gente che “in mezzo alle correnti contrastanti” di quel tempo non sapeva dove
rivolgersi e “aspettava da Lui un orientamento”. Una situazione che si verifica anche
oggi:
Quanta compassione Egli deve sentire anche
del nostro tempo – a causa di tutti i grandi discorsi dietro i quali si nasconde in
realtà un grande disorientamento. Dove dobbiamo andare? Quali sono i valori, secondo
cui possiamo regolarci? I valori secondo cui possiamo educare i giovani, senza dare
loro delle norme che forse non resisteranno o esigere delle cose che forse non devono
essere loro imposte? Egli è la Luce. Per
questo, ha ribadito il Papa, “in mezzo ad una generazione tortuosa e stravolta, i
cristiani dovrebbero risplendere come astri nel mondo”. Quindi, Benedetto XVI è passato
a spiegare la simbologia dell’acqua. Nella Sacra Scrittura, ha detto, essa si presenta
con due significati opposti: il mare, “antagonista della vita sulla terra”, e la “sorgente
fresca che dona la vita”. “Senz’acqua non c’è vita”, ha ribadito il Papa, e Gesù è
“quell’acqua che dona la vita che non s’esaurisce mai”:
Nel
Battesimo il Signore fa di noi non solo persone di luce, ma anche sorgenti dalle quali
scaturisce acqua viva. Noi tutti conosciamo persone simili che ci lasciano in qualche
modo rinfrescati e rinnovati; persone che sono come una fonte di fresca acqua sorgiva.
Non dobbiamo necessariamente pensare ai grandi come Agostino, Francesco d’Assisi,
Teresa d’Avila, Madre Teresa di Calcutta e così via, persone attraverso le quali veramente
fiumi di acqua viva sono entrati nella storia. Grazie a Dio, le troviamo continuamente
anche nel nostro quotidiano: persone che sono una sorgente. Certo, conosciamo anche
il contrario: persone dalle quali promana un’atmosfera come da uno stagno con acqua
stantia o addirittura avvelenata. La
preghiera da innalzare al Signore, allora, ha continuato il Papa, è quella di “poter
essere sempre sorgenti di acqua pura, fresca, zampillante dalla fonte della sua verità
e del suo amore”. Infine, il Santo Padre si è soffermato sul simbolo del canto, il
canto nuovo dell’Alleluia. L’Apocalisse, ha detto, rappresenta la Chiesa come in equilibrio
su un mare di cristallo misto a fuoco, dal quale però viene intonato “il canto di
lode dei giusti”:
Mentre, tutto sommato, dovrebbe
affondare, la Chiesa canta il canto di ringraziamento dei salvati. Essa sta sulle
acque di morte della storia e tuttavia è già risorta. Cantando essa si aggrappa alla
mano del Signore, che la tiene al di sopra delle acque. Ed essa sa che con ciò è sollevata
fuori dalla forza di gravità della morte e del male – una forza dalla quale altrimenti
non ci sarebbe via di scampo – sollevata e attirata dentro la nuova forza di gravità
di Dio, della verità e dell’amore. La forza gravitazionale
dell’amore e della vita di Cristo Risorto, ha ribadito il Papa, vincono l’odio e la
morte. Ed è per questo, ha concluso, che la Chiesa di tutti i tempi dà sempre l’impressione
di affondare e “sempre è già salvata”, sorretta dalla “mano salvifica del Signore”.