Il messaggio salvifico della Pasqua nel continente africano
In Africa il messaggio salvifico della Pasqua incoraggia a proseguire lungo il percorso
tracciato da Benedetto XVI, che nel suo recente viaggio apostolico ha esortato gli
africani a farsi popolo della speranza, contro la corruzione, i conflitti tribali,
le ingiustizie e le divisioni spesso alimentate da interessi internazionali. Claudia
di Lorenzi ha raggiunto telefonicamente Padre Luigi Morel, missionario
dei Padri Bianchi a Nairobi, in Kenya:
R. – Il Papa
ha messo l’accento su qualcosa di molto bello. Diversi anni ho passato in Africa,
qui in Kenya solo due anni, sono stato in Uganda, in Mozambico, in terra di dittatura
e di guerra. In quel momento era molto chiaro quanto forte fosse il messaggio della
speranza del Vangelo. Qui in Kenyavuol dire poter avere coraggio nella
vita, nell’impegno di tutti i giorni anche davanti alle disgrazie, che possono essere
le malattie incurabili oppure situazioni che non sono state affrontate perché non
so, la sicurezza non c’è oppure la polizia è inefficiente o la gente perde i soldi
a causa della corruzione, per cui si ritrovano così senza niente quando avrebbero
avuto delle possibilità. La speranza, dunque, è in tutto questo. Sì, è vero, certa
gente si dispera, ma tanti hanno il coraggio di riprendersi, un po’ come – potremmo
dire – l’erba che viene buttata giù dal vento ma poi si riprende e si tira su.La Chiesa diventa anche un punto di riferimento, c’è qualcosa di solido che
attrae, qualcosa che dà coraggio nella vita: questo è il messaggio della Pasqua. Che
il Papa abbia messo l’accento sulla speranza nel suo viaggio ci ha aiutato a non perderci
d’animo, perché i problemi sono tanti.
D. - E la
Pasqua rinnova anche gli auspici affidati al prossimo Sinodo dei vescovi per l’Africa,
che per il popolo africano, piagato da malattie, conflitti e ingiustizie sociali,
chiede “pace, giustizia e riconciliazione”… R. – Qui dove
sono, siamo circondati da case dove le persone hanno un lavoro, hanno anche una vita
abbastanza buona. A qualche centinaio di metri ci sono le baraccopoli, per cui ci
sono i due contrasti tra chi può permettersi una vita diremmo normale e una vita fatta
di stenti e di un lavoro che non è mai sicuro, che è mal pagato. Eppure, in tutto
questo io penso che il messaggio sia quello della speranza perché anche chi sta relativamente
bene, si trova confrontato con delle fragilità della società, sia a causa del governo,
sia a causa dell’economia, sia a causa di quella mancanza di protezione che qui le
strutture non possono dare né danno. Ed è lì dove appunto il Vangelo aiuta a fare
quel passo che veramente è molto importante anche dal punto di vista della Pasqua.
D.
- Un messaggio di speranza che sollecita la Chiesa africana ad un rinnovamento della
fede e dell’impegno al servizio dell’evangelizzazione… R.
– E’ vero: un forte lancio è stato fatto nei decenni passati. Poi, adesso, non vogliamo
adagiarci sugli allori dicendo che abbiamo finito, che adesso ci sono le Chiese e
che siamo a posto: c’è tutto un lavoro di approfondimento della fede, di dialogo con
altre realtà religiose … Quindi, anche questo penso che diventi un approfondimento
della fede. E’ un continuo slancio missionario, anche perché il Vangelo comporta un
po’ tutto questo!