Repubblica Dominicana: il cardinale López Rodríguez condanna corruzione e narcotraffico
“Parlare sulla corruzione, il narcotraffico e la povertà nel nostro Paese”, come ha
fatto giorni fa il Santo Padre in occasione della presentazione delle lettere credenziali
del nuovo ambasciatore presso la Santa Sede, “è più che normale e opportuno poiché
si tratta di flagelli che tutti conosciamo e sappiamo che esistono nella nostra società”.
Così, l’arcivescovo di Santo Domingo, cardinale Nicolás de Jesús López Rodríguez,
ha commentato alcune dichiarazioni di politici locali che non hanno gradito che questi
temi siano stati accennati in Vaticano lo scorso 3 aprile da Benedetto XVI che ha
auspicato, come d’altronde ha sempre fatto nel caso di altri Paesi africani e latinoamericani,
“una forte determinazione a sradicare definitivamente la corruzione, che provoca tanta
sofferenza, soprattutto per i membri più poveri e indifesi della società”. Secondo
il porporato, nella Repubblica Dominicana, tutti i partiti politici, che si sono alternati
al governo negli ultimi anni, “hanno le proprie responsabilità” e per questa ragione
non mi convince che oggi si sentano offesi. Il cardinale López Rodríguez ha anche
ricordato, nel suo incontro con i giornalisti nella sede della Pastorale giovanile,
che su tutte queste questioni l’episcopato dominicano si è pronunciato a più riprese
negli ultimi anni. Da ricordare, inoltre, che nel mese di luglio del 2007, durante
la visita “ad Limina apostolorum” dei vescovi in Vaticano, queste materie sono state
discusse in diverse istanze della Santa Sede perché la diagnosi della realtà sociale
è fondamentale per organizzare le risposte pastorali nell’ambito della promozione
umana. Il 5 luglio 2007, Benedetto XVI, rivolgendosi a tutti i vescovi dominicani
sottolineava il ruolo dei laici e in particolare la missione che spetta loro: "Il
rinnovamento dell'ordine temporale come compito proprio e in esso, guidati dalla luce
del Vangelo e dal pensiero della Chiesa e mossi dalla carità cristiana, operare direttamente
e in modo concreto" (Apostolicam actuositatem, n. 7). Poi, il Papa, aggiungeva: "Per
questo è necessario offrire loro una formazione religiosa adeguata. Ad essi spetta
promuovere i valori umani e cristiani affinché illuminino la realtà politica, economica
e culturale del Paese, al fine di instaurare un ordine sociale più giusto ed equo,
secondo la Dottrina Sociale della Chiesa. Allo stesso tempo, coerentemente alle norme
etiche e morali, devono essere un esempio di onestà e di trasparenza nella gestione
delle loro attività pubbliche, dinanzi alla subdola e diffusa piaga della corruzione,
che a volte raggiunge anche le aree del potere politico ed economico, oltre agli altri
ambiti pubblici e sociali". Ieri, il nunzio apostolico nella Repubblica Dominicana,
mons. Josef Wesoloswski, ha precisato che ovviamente “il Santo Padre, incontrando
i diplomatici, condivide con loro i problemi è le speranze dei Paesi e delle loro
società poiché sono questioni che gli stanno a cuore”. (A cura di Luis Badilla)