Messa in Coena Domini. Il Papa: preghiamo affinché diventiamo capaci di vedere la
presenza di Dio nel mondo
“Preghiamo per avere occhi che vedano tutto ciò che è vero, luminoso e buono, affinché
diventiamo capaci di vedere la presenza di Dio nel mondo”. Ieri sera nella Basilica
di San Giovanni in Laterano, il Papa ha aperto con queste parole la Messa in Coena
Domini, che dà il via alle celebrazioni del Triduo Pasquale. Ricordando l’Ultima Cena,
il Santo Padre ha ribadito la centralità dell’Eucaristia. Alessandro Guarasci:
Un mandato
richiesto da Cristo per essere al servizio dei fratelli. E’ questo il senso della
lavanda dei piedi, che il Papa ha compiuto nei confronti di dodici presbiteri. Un
atto simbolico, ma carico di significato, per invitare ogni Cristiano a trovare un
gesto, che esprima la carità fraterna del discepolo del Signore. L’omelia è stata
tutta centrata sul significato dell’Eurcarestia. Annunciando infatti, la morte di
Cristo e proclamando la sua resurrezione, offriamo al Padre il sacrificio che salva
il mondo:
“Nel pane spezzato, il Signore distribuisce se stesso.
Il gesto dello spezzare allude misteriosamente anche alla sua morte, all’amore sino
alla morte. Egli distribuisce se stesso, il vero ‘pane per la vita del mondo’ ”.
E
ancora:
“Il Signore ci prepara la mensa in mezzo
alle minacce di questo mondo, e ci dona il calice glorioso – il calice della grande
gioia, della vera festa, alla quale tutti aneliamo – il calice colmo del vino del
suo amore". Tramite quel gesto,
il Papa ribadisce, Dio crea una consanguineità tra sé e noi: "Preghiamo
il Signore, affinché comprendiamo sempre di più la grandezza di questo mistero! Affinché
esso sviluppi la sua forza trasformatrice nel nostro intimo, in modo che diventiamo
veramente consanguinei di Gesù, pervasi dalla sua pace e così anche in comunione gli
uni con gli altri”.
“Il Signore ci insegna ad alzare gli occhi e
soprattutto il cuore”:
“A sollevare lo sguardo, distogliendolo dalle
cose del mondo, ad orientarci nella preghiera verso Dio e così a risollevarci. In
un inno della preghiera delle ore chiediamo al Signore di custodire i nostri occhi,
affinché non accolgano e lascino entrare in noi le ‘vanitates’ – le vanità, le nullità,
ciò che è solo apparenza. Preghiamo che attraverso gli occhi non entri in noi il male,
falsificando e sporcando così il nostro essere. Ma vogliamo pregare soprattutto per
avere occhi che vedano tutto ciò che è vero, luminoso e buono; affinché diventiamo
capaci di vedere la presenza di Dio nel mondo”.
Nella preghiera
dei fedeli, una richiesta per tutte le Chiese d’Oriente e Occidente: “perché memori
della preghiera di Gesù per la loro unità, trovino vie di perdono e di riconciliazione
reciproca e arrivino alla comunione visibile”. Poi uno sguardo agli uomini che soffrono:
“Rezemos por todas as pessoas, sobretudo pelas que sofrem…” Preghiamo
per tutti gli uomini, sopratutto per quelli che soffrono: perché, guardando al Servo
che porta le nostre infermità e le nostre sofferenze, conoscano la compassione e la
vicinanza di Dio e sappiano fare del loro dolore una via di amore".
La
Messa in Coena Domini ha avuto una continuazione ideale nell’atto dei fedeli, che
ieri sera si sono recati nelle chiese per adorare la presenza permanente del Signore
nel Santissimo Sacramento.
Ai cristiani di Gaza il Papa ha destinato quest’anno
la colletta della Messa in “ Coena Domini” celebrata in San Giovanni in Laterano.
Si sottolinea così l’urgenza di un intervento efficace per aiutare la popolazione
stremata dall’isolamento e dalla guerra. Per conoscere meglio la situazione a Gaza
Gabriella Ceraso ha raccolto una testimonianza dalla città…
R. – La gente
soffre molto perché, da mesi, non c’è più nessuno che lavora. Non si può uscire da
qui molto facilmente, anche quando ci sono, per esempio, dei malati che devono essere
curati. La gente non sa più come vivere, non ha più niente. Anche quelli che avevano
un lavoro non sono più pagati. Moltissime case sono state distrutte.
D.
– Di che cosa avete bisogno?
R. – Abbiamo bisogno
di tutto.
D. – C’è la speranza nella gente?
R.
– La maggioranza spera sempre che ci sia una fine, che questa fine arrivi presto e
che il mondo si interessi di quello che succede qui, che aiuti le due parti a mettersi
d’accordo.
D. - Se lei volesse lanciare un piccolo
appello cosa si sentirebbe di chiedere?
R. – Di pensare
che ci sono dei fratelli che non riescono più a vivere e che pregano perché qui ci
sia la pace e perché i diritti della persona umana siano rispettati perché in questo
momento non lo sono per niente. Certo, la gente ha bisogno di essere aiutata anche
materialmente, altrimenti non so dove andremo a finire.