2009-04-09 15:28:27

Il dopo terremoto: dibattito sulla ricostruzione


Il terremoto in Abruzzo ha anche riaperto il dibattito in Italia sulle opere di ricostruzione e di messa in sicurezza degli edifici. In più occasioni è stato ricordato da esperti e mezzi di informazione il modello realizzato in Giappone, dove cuscinetti antisismici, l’uso di parti d’acciaio molto elastiche e di altre misure rendono gli edifici molto più sicuri in caso di terremoti. Debora Donnini ha intervistato Luca Brancaccio, ingegnere strutturista: RealAudioMP3

R. – Le norme in Italia sono molto avanzate e risultano anche recentemente aggiornate. Dobbiamo renderci conto che le nostre costruzioni non sono soggette alle azioni sismiche giapponesi, non sono confrontabili. Immaginiamo la città di Assisi: per confrontarla con il Giappone, dovremmo – come fanno loro – raderla al suolo e ricostruirla, magari identica ma con criteri antisismici. Ad esempio, la Basilica del Santo dovrebbe essere demolita e ricostruita con criteri antisismici. Sarebbe inaccettabile. Peraltro, gli interventi, i cuscinetti in acciaio elastico, attualmente si utilizzano ma solo per strutture di grande importanza. Più complicato è pensare di utilizzarli per edifici civili.

 
D. – Prendiamo il caso di una città come L’Aquila: esiste la possibilità di intervenire su palazzi già costruiti e più antichi per migliorarli, dal punto di vista antisismico?

 
R. – Certamente! Con attenzione e per migliorare, si può sempre intervenire. Più difficile è renderli adeguati alle azioni sismiche massime che quel territorio può essere in grado di esprimere. Il patrimonio artistico ed edilizio costruito fino agli anni Novanta subisce delle deficienze derivanti dalla mancanza di strumenti di analisi specializzati. Dagli anni Novanta in poi lo sviluppo è stato tale per cui ragionevolmente le strutture risultano essere più efficienti da un punto di vista sismico. Per quelle nuove, confidando nel fatto che le nuove norme del 2008 vengano applicate in maniera sistematica e non in modo discrezionale non solo dal progettista ma anche dal committente, l’applicazione di queste nuove norme certamente renderà più sicuri questi edifici.

 
D. – Molti ricordano che nell’ospedale di San Salvatore, costruito recentemente, un’area è crollata. Due delle tre sale operatorie sono fuori uso: qual è la sua opinione in merito?

 
R. – Io conosco limitatamente la situazione dell’ospedale. Certamente ha manifestato delle debolezze in occasione di questa azione sismica. Debolezze che palazzi ed altri edifici non hanno manifestato. E’ pur vero che un ospedale ha una grande complessità di funzionamento, legata soprattutto agli impianti che spesso risentono drammaticamente degli spostamenti. Quindi la non praticabilità di una struttura può non essere legata strettamente al comportamento strutturale. Può essere legata all’inefficacia dei sistemi, degli impianti elettrici, degli impianti del trasporto di ossigeno, o cose del genere. Poi c’è una parte dell’ospedale che risulta essere effettivamente crollata. Quindi, complessivamente c’erano delle debolezze nell’ospedale anche se il set normativo con il quale l’ospedale è stato costruito certamente era un po’ carente da un punto di vista tecnico-scientifico. In questo è emblematico il pronto soccorso dove non funziona la luce semplicemente perché si sono rotti i quadri! Certo, con le normative nuove queste cose non devono accadere. L’ospedale realmente si è misurato con un’azione sismica, ha risposto abbastanza bene. Ci si attende che per un’opera di primaria importanza la risposta sia decisamente migliore.







All the contents on this site are copyrighted ©.