Gerusalemme: aperto il Triduo Pasquale. Il cardinale Sandri lancia la Colletta "Pro
Terra Sancta"
A Gerusalemme si è aperto questa mattina il Triduo Pasquale con la celebrazione, nel
Santo Sepolcro, della Messa in Coena Domini presieduta dal Patriarca di Gerusalemme
dei Latini Fouad Twal. Il servizio dalla Città Santa di Sara Fornari:
Sono ormai
chiuse le porte della Basilica del Santo Sepolcro. Per ragioni di status quo infatti
– le norme che regolano diritti e doveri delle comunità presenti in Basilica – si
è svolta questa mattina la celebrazione in Coena Domini, nel Santuario cuore della
cristianità, che in questi giorni vede un susseguirsi di liturgie. Presieduta dal
Patriarca Latino Fouad Twal e concelebrata fra gli altri dal nunzio Antonio Franco,
insieme con 180 sacerdoti (parroci e membri di congregazioni religiose presenti in
Gerusalemme o giunti dalle città vicine) la solenne celebrazione si è svolta sull’altare
posto davanti all’edicola nell’Anastasis. Nella sua omelia il Patriarca ha ricordato
che nel servizio impagabile offerto dalla Chiesa alla popolazione di Terra Santa,
una parte importante è dovuta alla preghiera e all’umile e fedele opera “di numerosi
ministri di Cristo e di persone consacrate che attraverso i secoli hanno lavorato
come generosi costruttori della civiltà dell’amore”. Alla Messa in Coena Domini hanno
partecipato fedeli locali e pellegrini - non molti, quest’anno - mentre sul sagrato
della Basilica sopraggiungevano piccoli gruppi di cristiani ortodossi, provenienti
soprattutto dalla Russia, che si preparano a celebrare la loro Domenica delle Palme.
Il tutto nel cuore di una Gerusalemme avvolta nel silenzio, che con la festa di Pesach,
la Pasqua ebraica, è entrata oggi nella settimana degli azzimi. Ieri mattina è stata
anche celebrata anche la Birkat hahama (letteralmente benedizione del calore), la
preghiera ebraica che ha salutato il primo raggio di sole benedicendo il Creatore
per il dono sempre nuovo della luce. Secondo il testo religioso ebraico del Talmud,
ogni 28 anni in questa data cadrebbe la ricorrenza in cui il sole - secondo il calendario
ebraico - si trova nella stessa posizione nel firmamento, in cui era al momento della
creazione. E’ iniziata dunque la Pasqua ebraica, mentre il Triduo Pasquale è stato
aperto con questa celebrazione raccolta e commossa, e culminante nella devota processione
che ha compiuto tre giri intorno alla Tomba, il vero sepolcro, a mostrare le profonda
unità del mistero pasquale, là dove il sacrificio si è consumato per la salvezza di
ogni uomo. La Colletta "Pro Terra Sancta" sia un gesto concreto di pace per
rinnovare l’esortazione a tutti i cattolici affinché contribuiscano anche materialmente
al sostegno per i Luoghi Santi. E' quanto ha asupicato il prefetto della Congregazione
per le Chiese Orientali, cardinale Leonardo Sandri, in vista della Colletta
che nella maggior parte delle Diocesi ha luogo il Venerdì Santo. Il porporato al microfono
di Romilda Ferrauto, della nostra redazione francese, ricorda anche come in
questi giorni si aggiungano alle iniziative per la città Santa anche le preghiere
per la popolazione dell’Aquila, fondata secondo la tradizione sul modello della città
di Gerusalemme: R. – In questi
giorni abbiamo avuto il grande dolore del terremoto all’Aquila e volevo esprimere
tutta la nostra vicinanza e tutto il nostro dolore ai nostri fratelli in Abruzzo.
Li accompagniamo con la preghiera, vogliamo tutti essere solidali con loro. In questo
contesto, così vicino all’Italia, la prospettiva della Terra Santa illumina questi
fatti: soltanto in Gesù Cristo, soltanto pensando a Lui, alla sua salvezza, alla sua
misericordia, alla luce che viene dal Salvatore si possono comprendere, fino ad un
certo punto, dal punto di vista della fede, gli avvenimenti a volte così dolorosi.
Pensiamo ai nostri fratelli della Terra Santa, tenendo conto del terremoto che hanno
dovuto vivere loro per la guerra, per la mancanza di una libertà religiosa piena e
totale, per le difficoltà della vita di ogni giorno che ha portato molti a dover lasciare
questa terra. Noi non possiamo lasciare che la terra di Gesù, dove l’amore di Dio
si è fatto carne per noi, diventi una terra di pietre sacre, di bei monumenti, di
richiami alla spiritualità di pellegrini che vengono dall’Occidente, ma che non abbia
in se stessa tutta la vitalità di una Chiesa di pietre vive. Pensando alla visita
del Santo Padre in Terra Santa nel mese di maggio, chiediamo, con più energia, preghiere,
solidarietà e aiuto per questi nostri fratelli. D. – Quest’anno
la colletta interviene a un mese da questo viaggio. Quali sono le attese dei cristiani
di Terra Santa? R. – La visita del Papa porterà gioia e una
sottolineatura della partecipazione di queste Chiese alla vita della Chiesa cattolica
e universale. Come si può spiegare il Pontificato romano, la Chiesa romana, le Chiese
del mondo, senza un riferimento a Gesù Cristo, la pietra sulla quale l’amore di Dio
ha edificato la sua Chiesa in questo mondo? E’ un’attesa per le popolazioni cristiane
e per tutte le popolazioni della Terra Santa, anche di altre religioni, perché il
Vicario di Cristo, colui che Lo rappresenta, sarà lì, proprio sui posti dove è passato
Gesù. Questa gioia significa anche una sensibilizzazione per il mondo intero di questa
realtà della Chiesa cattolica nei suoi diversi riti, operante nella Terra Santa. D.
– La colletta per la terra Santa del Venerdì Santo è sempre un’occasione di un aiuto
molto concreto… R. – Andando a vedere Gesù, a cercare il Volto
di Gesù nella Terra Santa, andiamo anche ad aiutare i nostri fratelli di fede cristiana
che stanno nella terra di Gesù. La colletta, ovviamente, significa un’offerta anche
spirituale e materiale, significa dare, come ha fatto la vedova, che ha dato tutto
quello che aveva, molto poco, ma che agli occhi di Dio è stato grande. I pellegrinaggi
e le offerte che si raccolgono il Venerdì Santo saranno giustamente il canale concreto
di aiuto per queste nostre Chiese, per questi nostri fratelli. D.
– Ritiene che il mondo occidentale non sia così sensibile a questa situazione? A volte
si ha l’impressione che sia una situazione un po’ ignorata o dimenticata… R.
– Purtroppo, tutti cerchiamo di vivere nella sicurezza del nostro egoismo e a volte
stiamo con il cuore freddo verso i nostri fratelli. Devo dire, però, che in America
Latina, in America del Nord e in Europa, soprattutto in Italia, c’è un fervore grande
per i pellegrinaggi, per essere vicini ai nostri fratelli della Terra Santa. Ci sono
gesti invisibili, ma aiuti concreti che riceviamo. Tanta gente che vuole dire: io
come illumino la mia vita a volte senza senso, una vita di egoismo, una vita che non
ha prospettive soprannaturali? Devo tornare a Gesù. Posso tornare a Gesù dappertutto,
tornare anche fisicamente in quelle terre dove lui è vissuto: è una chiamata alla
conversione, una chiamata ad essere veramente i suoi discepoli, veri discepoli di
Gesù, e a proclamare l’amore di Dio nel mondo. (Montaggio a cura di Maria
Brigini)