2009-04-09 15:52:29

Elezioni in Algeria: favorito il presidente Bouteflika


Un gruppo di manifestanti ha preso d'assalto questa mattina alcuni seggi elettorali a Bouira, in Cabilia, la regione berbera nell'est dell'Algeria, Paese dove sono in corso le operazioni di voto per le presidenziali. Ieri in due diversi attentati hanno perso la vita quattro persone. Piu' di 20 milioni di algerini sono chiamati oggi alle urne per eleggere il nuovo capo dello Stato. Il presidente uscente Abdelaziz Bouteflika, in carica da dieci anni, è il grande favorito di questo scrutinio e dovrebbe conquistare un terzo mandato. Giancarlo La Vella ha intervistato Luciano Ardesi, esperto di nord Africa: RealAudioMP3

R. – Sicuramente il presidente Bouteflika sarà riconfermato. La vera incertezza riguarda il tasso di partecipazione: il governo teme che ci sia una forte astensione perché alcuni partiti hanno dato questa indicazione. Il dato politico vero e proprio sarà quanti sono gli elettori che si sono recati alle urne.

 
D. - L’Algeria, come il resto del mondo, è alle prese con la crisi economica globale. Quali sono le sfide che attendono il prossimo mandato del presidente?

 
R. – Durante la sua campagna elettorale il presidente ha promesso investimenti in campo economico e sociale, perché c’è una crisi strisciante molto forte; c’è una forte disoccupazione, soprattutto a livello giovanile, c’è una crisi degli alloggi molto forte che si trascina da anni. Sono elementi non nuovi, ma è certo che il Paese potrebbe avere delle condizioni economiche relativamente buone in questa situazione di incertezza internazionale. Malgrado il crollo del prezzo del petrolio, infatti, l’Algeria non è indebitata dalle forti riserve di valuta pregiata e, quindi, avrebbe tutte le condizioni per investimenti sul piano sociale che riducano le forti disparità. Queste possibilità esistevano già da molti anni ma il governo non ha saputo metterle in pratica e oggi abbiamo, soprattutto, questo problema sociale enorme di una forte discriminazione a livello sociale.

 
D. – Che tipo di nazione è oggi l’Algeria, quale tipo di confronto politico si svolge nel Paese?

 
R. – L’Algeria è un Paese vivace dal punto di vista politico, nel senso che ci sono dinamiche interne al potere e anche nella società civile. Tuttavia queste dinamiche stentano ad esprimersi a un livello politicamente efficace. Ad esempio, le opposizioni durante la campagna elettorale non hanno saputo portare idee e programmi che possano rispondere ai veri bisogni della gente. Rimane un Paese pieno di contraddizioni. Andiamo verso la riconferma di un quadro politico ormai stabilizzato da anni, senza opposizioni reali, però abbiamo anche una vivacità forte a livello di alcuni giornali, di alcuni intellettuali. E’ un Paese in cui si discute molto, anche se le alternative politiche pratiche, purtroppo, non trovano riscontro.

 
D. - E’ ormai un lontano ricordo il terrore causato dall’estremismo islamico?

 R. – Il terrorismo, purtroppo, continua a colpire in una forma però numericamente molto inferiore. Il terrorismo ha perso quell’appoggio culturale e sociale che pure aveva avuto ad un certo momento, perché sembrava essere l’unico sbocco per un’alternativa di potere che già allora si era fossilizzata. Con le stragi collettive però i terroristi si sono tagliati i ponti con la popolazione e questa ormai ha voltato le spalle al terrorismo.







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