Don Mauro: sono crollate case e chiese, ma non la fede
Il Ministero italiano dei Beni culturali ha annunciato di voler reperire 10 milioni
di euro per i primi interventi di ricostruzione del patrimonio artistico abruzzese,
danneggiato dal sisma. La ricognizione della task force di esperti costituita
dal Ministero permetterà di valutare gli ingenti danni subiti anche dalle antiche
e monumentali chiese dell’Aquila e provincia, per le quali ieri anche la Casa Bianca
ha promesso stanziamenti. Amedeo Lomonaco:
Gli interventi
per la ricostruzione o il restauro di molti monumenti e luoghi di culto potranno essere
realizzati anche con il sostegno degli Stati Uniti: il presidente americano, Barack
Obama, ha dichiarato che il governo di Washington è disponibile a contribuire alla
ricostruzione dei beni culturali e delle chiese danneggiate dal terremoto in Abruzzo.
Nubi e macerie avvolgono il patrimonio culturale e religioso dell’Aquila, fondata
secondo la tradizione sul modello della Città Santa. Pochi interminabili secondi hanno
deformato secoli di storia e inferto laceranti ferite alla “Gerusalemme d’Italia”:
nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, capolavoro romanico realizzato nel XIII
secolo per volere del futuro Papa Celestino V, lo scenario è desolante. Nubi di polvere
sollevate dalle macerie sostituiscono parte della volta, l’abside e l’altare
maggiore. La facciata, apparentemente intatta, si è invece salvata grazie anche alla
ragnatela di tubi predisposta per il restauro. Nelle prossime ore è previsto un sopralluogo
alla tomba di Celestino V. Ad essere profondamente ferito è uno dei patrimoni più
conosciuti e amati dell’Aquila, come spiega al microfono di Federico Piana,
il rettore della Basilica, don Nunzio Spinelli:
“E’
rimasto dentro il mio cuore qualcosa che non riesco neanche a spiegare. Quando la
mattina sono venuto e ho aperto la porta, ho provato tanta tristezza. La Basilica
di Collemaggio era il fiore all’occhiello dell’Aquila. Era proprio il simbolo dell’Aquila.
Si celebrava qui la festa, il Giubileo di Celestino, ogni anno. Per l’Aquila era il
cuore della religiosità, tutti volevano sposarsi in questa Basilica. Collemaggio è
il luogo di tanti ricordi per la gente aquilana”.
Nella città dell’Aquila
hanno poi riportato gravi danni anche la chiesa di Sant’Agostino, una delle
maggiori testimonianze del barocco aquilano, e la chiesa di San Silvestro, dall’elegantissima
facciata in pietra bianca. La chiesa di Santa Maria del Suffragio, dalle imponenti
e al contempo raffinate volumetrie barocche, non ha più la cupola. La cattedrale,
che si affaccia sulla scenografica Piazza del Duomo, è quasi completamente distrutta.
Anche la provincia aquilana, una delle più estese d’Italia, è una terra di tesori
oggi drammaticamente “depredata” dal sisma. A Fossa è crollato il campanile della
chiesa di Santa Maria, costruita nella seconda metà del 1200 e di origine cistercense.
Sono poi crollate due chiese storiche, l'Immacolata Concezione di Paganica e Santa
Maria delle Grazie a Tempera. A Pratola Peligna è gravemente lesionato il Santuario
della Madonna della Libera, dove è custodito un quadro del XV secolo raffigurante
la Vergine in atto di proteggere i devoti. In questo scenario, simile a quelli di
città e paesi sconvolti dal dramma della guerra, migliaia di fedeli dell’arcidiocesi
dell’Aquila non potranno partecipare agli eventi della Pasqua nelle chiese dichiarate
inagibili. All’Aquila sono comunque arrivati diversi sacerdoti provenienti anche da
Roma. In tutti i campi allestiti per ospitare gli sfollati sarà infatti celebrata
la Santa Messa. I cumuli di detriti non potranno spegnere la speranza e la forza della
fede.
Mathilde Auvillain, inviata in Abruzzo della nostra redazione
francese, ha incontrato don Mauro, parroco di Sant’Elia in provincia dell’Aquila,
uno dei sacerdoti che hanno vissuto il dramma umano del terremoto e insieme la tristezza
di veder crollare la propria chiesa. Ecco la sua testimonianza:
R. - E’ stata,
vi assicuro, un’esperienza terribile. La chiesa è praticamente distrutta. La parte
portante sembra che non abbia subito grosse lesioni, però tutti i muri di tamponamento
sono totalmente andati. Fa impressione perché è sventrata, pure se la struttura portante
ancora regge. Altre chiese dovranno essere abbattute totalmente, perchè non esiste
più nulla. Queste chiese moderne, degli Anni ’70, non so con quali criteri siano state
costruite, sono cadute in un attimo. La casa canonica è il punto di riferimento per
la gente e sarà qui. Quindi, io rimarrò qua nella mia parrocchia: non vado via, finché
ci sarà anche un solo parrocchiano nel mio territorio. Cerco di essere presente il
più possibile anche nei campi qui intorno e il vescovo stesso ha chiesto a noi sacerdoti
questa presenza, perché c’è tanta gente disperata. Credo che la presenza di un sacerdote
possa fare davvero tanto: una parola, una carezza, uno stare lì ad ascoltare. Fanno
anche delle domande del tipo: “ Davanti a tutto questo, Dio esiste?”. E in questi
frangenti non è facile dare delle risposte. Mi ha fatto anche molto piacere riscoprire
l’affetto di una famiglia parrocchiale. Tanta gente viene con le lacrime agli occhi
a salutarmi e ad abbracciarmi. Nel frattempo, noi continueremo a vivere qui, in questa
piazza. Staremo qui. Ieri le campane hanno suonato per la Messa, ma probabilmente
la grande paura ha trattenuto tutti nei vari posti. Eravamo proprio pochissimi. Io,
comunque, ho detto a quelli che ho incontrato che continuiamo a celebrare non in chiesa,
ma sul piazzale, perché credo che possono crollare le case, ma la fede non deve crollare,
soprattutto in questi momenti.
D. - Lei ha subito
allestito questo piccolo altare fuori...
R. - Sì,
mi sono addentrato tra i calcinacci con tanta paura, ma sono riuscito a trovare almeno
il necessario per le Messe di questi giorni e, in particolare, per poter celebrare
almeno la Pasqua. Pensate che avevo fatto con le mie mani - lo faccio da anni - il
cero pasquale, bellissimo, tutto lavorato. L'ho visto in pezzi e quindi non lo avremo
... non avremo tante cose. Ma ci ricorderemo della Pasqua, che quest’anno deve essere
ancor più una Pasqua di Resurrezione.