Benedetto XVI ai terremotati dell’Abruzzo: verrò a trovarvi appena possibile. Il Papa
invita i fedeli ad aprire i cuori al Mistero Pasquale
Non siete soli, il Papa è con voi: all’udienza generale di stamani in Piazza San Pietro,
Benedetto XVI ha espresso, commosso, la sua vicinanza alle popolazioni abruzzesi sconvolte
dal terremoto ed ha annunciato la sua visita all’Aquila appena possibile. Il Papa
ha assicurato la sua preghiera ed ha incoraggiato quanti stanno portando aiuto e conforto
ai terremotati. Nella catechesi il Pontefice ha spiegato l’importanza dei riti della
Settimana Santa, fulcro dell’intero anno liturgico. Il servizio di Alessandro Gisotti:
L’Abruzzo
sconvolto dal terremoto è nel cuore di Benedetto XVI che spera di poter presto visitare
le popolazioni colpite. All’udienza il Papa rinnova la sua vicinanza spirituale alla
“cara comunità dell’Aquila e degli altri paesi” sconvolti dal sisma che ha seminato
morte e distruzione: “Ancora una volta desidero dire a quelle
care popolazioni che il Papa condivide la loro pena e le loro preoccupazioni. Carissimi,
appena possibile spero di venire a trovarvi. Sappiate che il Papa prega per tutti,
implorando la misericordia del Signore per i defunti, e per i familiari e i superstiti
il conforto materno di Maria e il sostegno della speranza cristiana”. “La
sollecitudine con cui autorità, forze dell’ordine, volontari e altri operatori stanno
soccorrendo questi nostri fratelli – ha detto ancora il Pontefice – dimostra quanto
sia importante la solidarietà per superare insieme prove così dolorose”. Prima delle
parole sull’Abruzzo, il Papa ha offerto la sua riflessione sulla Settimana Santa che,
ha detto, ci permette di immergerci negli eventi centrali della Redenzione, aprendo
i nostri cuori “alla comprensione del dono inestimabile che è la salvezza ottenutaci
dal sacrificio di Cristo”: “Quanto meraviglioso, e insieme
sorprendente, è questo mistero! Gesù, pur essendo Dio, non volle fare delle sue prerogative
divine un possesso esclusivo; non volle usare il suo essere Dio, la sua dignità gloriosa
e la sua potenza, come strumento di trionfo e segno di distanza da noi. Al contrario
‘svuotò se stesso’ assumendo la misera e debole condizione umana”. La
“condivisione radicale e vera” della nostra natura, in tutto fuorché nel peccato,
ha spiegato il Papa, condusse Cristo "fino a quella frontiera che è il segno della
nostra finitezza, la morte”. Ma, ha sottolineato, tutto questo non è stato frutto
di una cieca fatalità, “ma piuttosto di una sua libera scelta, per generosa adesione
al disegno salvifico del Padre”: “Tutto questo il Signore
dell’universo lo ha compiuto per amore nostro: per amore ha voluto ‘svuotare se stesso'
e farsi nostro fratello; per amore ha condiviso la nostra condizione quella di ogni
uomo e di ogni donna”. Benedetto XVI si è quindi
soffermato sul significato dei riti che caratterizzano la settimana più importante
dell’anno. Preludio del Triduo Pasquale, ha ricordato, è la solenne Messa Crismale,
nella mattina del Giovedì Santo. In questa solenne celebrazione, ha detto, “vengono
rinnovate le promesse sacerdotali pronunciate il giorno dell’Ordinazione”. E’ un’occasione,
ha aggiunto, “quanto mai propizia in cui i sacerdoti ribadiscono la propria fedeltà
a Cristo che li ha scelti come suoi ministri”. Quest’incontro sacerdotale, ha rilevato,
è quasi “una preparazione all’Anno sacerdotale” indetto in occasione del 150.mo anniversario
della morte del Santo Curato d’Ars. Con la Messa in Coena Domini nel pomeriggio, ha
proseguito, la Chiesa commemora l’istituzione dell’Eucaristia, il Sacerdozio ministeriale
e il Comandamento nuovo della Carità. “Sotto le specie del pane e del vino”, è stata
la riflessione del Papa, Cristo “si rende presente col suo corpo dato e col suo sangue
versato”: “E’ il sacrificio della nuova e definitiva alleanza
offerta a tutti, senza distinzione di razza e di cultura. E di questo rito sacramentale,
che consegna alla Chiesa come prova suprema del suo amore, Gesù costituisce ministri
i suoi discepoli e quanti ne proseguiranno il ministero nel corso dei secoli”. Il
Giovedì Santo, ha soggiunto, “costituisce pertanto un rinnovato invito a rendere grazie
a Dio per il sommo dono dell’Eucaristia, da accogliere con devozione e da adorare
con viva fede”. Per questo, ha detto, la Chiesa incoraggia, dopo la celebrazione della
Santa Messa a vegliare in presenza del Santissimo Sacramento. E siamo così al Venerdì
Santo, giorno in cui, ha ribadito, ci poniamo in silenzio di fronte a Gesù appeso
al legno della Croce, che “ha voluto offrire la sua vita in sacrificio per la remissione
dei peccati dell’umanità”: “Come di fronte all’Eucaristia,
così di fronte alla passione e morte di Gesù in Croce il mistero si fa insondabile
per la ragione umana. Siamo posti davanti a qualcosa che umanamente potrebbe apparire
assurdo: un Dio che non solo si fa uomo, non solo soffre per salvare l’uomo caricandosi
di tutta la tragedia dell’umanità, ma muore per l’uomo”. La
morte di Cristo, ha aggiunto, “richiama il cumulo di dolore e di mali che grava sull’umanità
di ogni tempo: il peso schiacciante del nostro morire, l’odio e la violenza che ancora
oggi insanguinano la terra. La Passione del Signore continua nella sofferenza degli
uomini”. Il Venerdì Santo, ha costatato, è “giorno pieno di tristezza”, ma al tempo
stesso giorno “quanto mai propizio per ridestare la nostra fede” e “rinsaldare la
nostra speranza e il coraggio di portare ciascuno la nostra croce, con umiltà, fiducia
ed abbandono in Dio”. Una speranza, è stata la sua riflessione, che “si alimenta nel
grande silenzio del Sabato Santo, in attesa della Risurrezione di Gesù”: “Il
raccoglimento e il silenzio del Sabato Santo ci condurranno nella notte alla solenne
Veglia Pasquale, ‘madre di tutte le veglie’, quando proromperà in tutte le chiese
e comunità il canto della gioia per la risurrezione di Cristo. Ancora una volta, verrà
proclamata la vittoria della luce sulle tenebre, della vita sulla morte, e la Chiesa
gioirà nell’incontro con il suo Signore”. Il Papa
ha quindi invitato i fedeli a vivere intensamente il Triduo Santo “per essere sempre
più profondamente partecipi del Mistero di Cristo”. Al momento dei saluti ai pellegrini,
il Santo Padre ha rivolto un pensiero speciale agli oltre 4 mila partecipanti al Convegno
internazionale UNIV, promosso dalla Prelatura dell’Opus Dei. “Cari amici – ha detto
il Papa - vi esorto a rispondere con gioia alla chiamata del Signore per dare un
senso pieno alla vostra vita: nello studio, nei rapporti con i colleghi, in famiglia
e nella società”. Il dramma delle popolazioni abruzzesi è stato,
dunque, molto presente nei pensieri e nelle preghiere dei fedeli all’udienza generale
di stamani. Patrizio Ciprari ha raccolto alcune testimonianze in Piazza San
Pietro:
R. – Sono
presidente di un’associazione provinciale di protezione civile e sono qua a Roma per
una riunione, per poi decidere dal nord alcuni interventi. Abbiamo provato un senso
veramente di tristezza, di dolore, soprattutto per le vittime, perché ci sono decine
di migliaia di persone sfollate e abbiamo il dovere, assolutamente, di poter aiutare
queste persone in difficoltà. Pochissime parole e tanti fatti. R.
– Sarà una Pasqua di dolore, ma anche una Pasqua di speranza. La mettiamo nelle mani
del Signore: Lui può arrivare in queste situazioni di oscurità e di dolore, laddove
noi non possiamo vedere nulla. D. – Cosa dire di fronte a questa
tragedia in Abruzzo? R. – Si può provare soltanto una grande
sofferenza e anche un momento di smarrimento: “Ma guarda cosa può succedere su questa
terra da un momento all’altro”. Dopo la riflessione, bisogna accettare... E’ stato
molto bello che si sia innescata una gara di solidarietà per aiutare tutti. Nell’anima
deve nascere subito questo desiderio di venire subito incontro a questi fratelli. D.
– Qual è l’immagine che le rimarrà più impressa di questa enorme catastrofe? R.
– Le vite che se ne sono andate e, comunque, anche la risposta di fede di voler aiutare,
di calore umano, e la compassione che tutti dovremmo avere davanti a delle sofferenze
così grandi. D. – Occorre fare ma anche pregare... R.
– Con molta insistenza. E’ un momento di combattimento. Alla domanda “perché?” solo
Dio può rispondere... D. – Come vivrà questa Pasqua? R.
– Sarà una Pasqua più di preghiera che di festa. E’ davvero bella questa solidarietà
che si sta scatenando e, nelle mie zone ad esempio, in Sicilia, in diverse amministrazioni
comunali, stanno evitando fuochi o feste sfarzose per donare il tutto in favore della
gente dell’Abruzzo. Sarà una Pasqua di cuore.(Montaggio a cura di Maria
Brigini)