2009-04-08 16:04:55

Abruzzo: si continua a scavare tra le macerie in cerca di superstiti


Mentre il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ha annunciato per domani mattina una visita nelle zone terremotate, il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha detto oggi che la ricerca di eventuali superstiti ancora sotto le macerie proseguirà fino a Pasqua. Ieri, ha suscitato commozione il salvataggio di Eleonora, la giovane riminese estratta dalle rovine dopo 43 ore, anche se le sue condizioni sono state giudicate "a rischio" dai sanitari. Nella nuova conferenza stampa di questa mattina, a L'Aquila, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha aggiornato il dilancio delle vittime - 260 morti - e quello degli sfollati - 28 mila - ai quali si aggiungono i circa 1200 feriti - 100 dei quali in modo grave - una decina di dispersi. Il premier ha anche assicurato la sua presenza ai funerali di venerdì prossimo e ha annunciato, fra l'altro, l'introduzione del reato di sciacallaggio, come deterrente contro i furti nelle case terremotate. Berlusconi ha anche assicurato lo stanziamento di 16 milioni di euro per la ricostruzione della Casa dello studente, sotto le cui macerie è stato ritrovato oggi il cadavere dell'ultimo giovane, un israeliano. Salito a 8.500, infine, il numero dei soccorritori e aumentato a 31 il numero delle tendopoli per i senza tetto, sulle cui condizioni ci riferisce Eugenio Bonanata, che ha visitato uno dei centri di raccolta allestito nello stadio del rugby dell’Aquila:RealAudioMP3

Un centinaio di tende per 600 persone, che lentamente continuano ad arrivare con le loro valigie, qualcuno però ha anche lasciato la struttura perché magari è riuscito a trovare ospitalità presso parenti o amici. Alle 12.34 un boato, poi il silenzio. Una nuova scossa di 3,1 sulla scala Richter. La paura, palpabile, è durata pochissimo, poi di nuovo tutti al lavoro. La macchina organizzativa sta funzionando bene, è stata superata l’emergenza delle prime ore. I responsabili del campo ci hanno spiegato che sono in arrivo due moduli bagno-doccia per garantire l’igiene personale, cosa finora difficile con i soli bagni chimici. A fronte di tutto, una cisterna di acqua da seimila litri collegata all’acquedotto della città, che evidentemente non ha subito danni strutturali. Nessun problema sul fronte del cibo, come si è ripetuto più volte in queste ore. Stanno giungendo molti aiuti praticamente da tutta Italia, per cui adesso si tratta solo di ricevere una unità frigo aggiuntiva per la conservazione delle merce deperibile. Prosegue, inoltre, senza sosta la distribuzione di acqua potabile e succhi di frutta. Non mancano coperte e vestiti e altri generi di prima necessità sono custoditi in container collocati nella struttura. Per ogni evenienza di carattere sanitario, c’è un punto medico con dieci operatori che si alternano a turni da quattro per tutte le 24 ore. Nello stadio ci sono, poi, una decina di ambulanze, numerose quelle parcheggiate fuori nel piazzale antistante pieno di auto private, molte delle quali con cuscini e coperte all’interno, segno evidente di un riparo notturno.

 
Per gli sfollati quella appena trascorsa è stata la seconda notte fuori casa. Una notte segnata da tensione, perché la terra abruzzese non ha mai smesso di tremare, spesso con scosse impressionanti, come quella delle 19.47 di ieri, che ha provocato panico e nuovi crolli. E sfollati per precauzione, questa mattina, sono stati anche i 120 detenuti del carcere aquilano. Eugenio Bonanata ha raccolto la testimonianza di una sopravvissuta, la signora Loredana Marini, incontrata sempre nel punto di raccolta dello stadio del basket dell’Aquila:RealAudioMP3

R. - Ci hanno dato prima vestiti e roba di prima necessità per i bambini e gli anziani e continueranno a darli, per il freddo. Poi davano i sacchi a pelo, giubbotti...

 
D. - Quali sono le esigenze più impellenti?

 
R. - Non avere la doccia la mattina, cambiarsi gli abiti. E mancano i medicinali, come a mia madre.

 
D. - Ci dicono che stanno allacciando l’acqua...

 
R. - Sì, perché se no si resta senza nemmeno potersi lavare le mani. Poi, certo, qua fanno di tutto e di più: hanno organizzato in due giorni veramente tantissimo. I pasti sono tanti e abbondanti, di continuo: c’è tutto quello che si desidera.

 
D. - Ieri sera, che cosa è successo qui nel campo? Qual era l’immagine più forte?

 
R. - L'immagine che ho è la tristezza per la mia città, che è rasa al suolo. Non avrei mai immaginato di vivere così. Non è la tristezza del campo, anzi forse questo ti dà la gioia di vivere, perché vedi quanta gente è solidale in certi momenti. Quanta gente è qui da tutta Italia. Si vede veramente la solidarietà. Vedere un campo così, ti dà la gioia. Ci sta veramente tirando su il morale. Poi, però, mi rattristo a vedere la mia città così ridotta, la mia bellissima città.

 
D. - La sua casa?

 
R. - La mia casa è una delle case più solide. Quando io sono andata via era in piedi. Il palazzo dove abito nel centro storico è rimasto in piedi, però, intorno era una catastrofe, anche di chiese. Io abito vicino alla chiesa di San Berardino.

 
D. - Come vede lei le prossime ore?

 
R. - Diciamo che per qualche giorno, almeno fino a Pasqua, resterò qui, anche perché purtroppo ho la mia mamma che non sta bene. Dopo, però, vorrei andare da qualche parte. Non lo so. In realtà, vorrei tornare a casa mia, ma ho il terrore. Vedo la situazione triste, tanto triste.

 
Continuano ad arrivare da tutta Italia e dall’estero offerte di aiuto per gli abruzzesi colpiti dal sisma. Albergatori romani hanno messo a disposizione 1500 posti letto, l’Associazione degli ospedali privati le 550 strutture sanitarie sul territorio nazionale. E poi Israele e Algeria, fra gli ultimi Paesi che hanno fatto giungere al governo italiano offerte di solidarietà. Il servizio Benedetta Capelli:RealAudioMP3

La paura nei volti delle persone, il dolore di chi sotto la macerie ha lasciato gli affetti e le cose care, le immagini della devastazione delle case e dei palazzi. Forse è questa la spinta che non fa arretrare di un centimetro la solidarietà intorno alla popolazione abruzzese. Una macchina composta da migliaia volontari che, seppur nelle difficoltà, non conosce sosta: un moto di vicinanza che sta producendo i suoi frutti tra i terremotati. Una conferma in tal senso arriva da don Claudio Tracanna, responsabile dell’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi dell’Aquila, intervistato da Rosario Tronnolone:

 
R. - La nostra gente ha una grande dignità e non perde tempo, in questi giorni, a protestare o a lamentarsi per ciò che magari è un po’ in ritardo o che può mancare, che è inevitabile in un’emergenza. C'è una grande solidarietà, veramente, tra tutti gli aquilani e tutti coloro che stanno bene, hanno una casa e si sono dati da fare per poter alleviare un po’ le sofferenze degli altri. Le storie sono tantissime: gente che estratta da sotto le macerie poi ha continuato a scavare per salvare altri… Poi ci sono anche situazioni più tristi, come quella di ieri sera, quando una mamma ha ritrovato le due figlie, tutte e due morte. Situazioni particolari, però tutto fatto con un grande cuore che è tipico degli aquilani.

 
D. - Oltre alla necessità dell’aiuto pratico, questo è un momento ovviamente in cui molta gente ha anche bisogno di aiuto spirituale. Lei in quanto sacerdote, come sente questa esigenza?

 
R. - La gente ha bisogno anche della figura del sacerdote, perché ci sentiamo tutti così piccoli, veramente, nelle mani del Signore in questo momento.

 
Sono tre i milioni di euro, derivanti dall'otto per mille, stanziati dalla Conferenza episcopale italiana, che per la domenica di Pasqua ha lanciato una raccolta di fondi a livello nazionale. Numerose le sottoscrizioni a favore delle persone colpite, tantissime le proposte giunte al governo italiano: dalle multinazionali, che offrono risorse a favore delle tecnologie, ad una partita del cuore organizzata dalla nazionale cantanti. Mobilitata anche la politica con deputati e senatori che sottrarranno mille euro ciascuno dal loro stipendio. Tanti gesti volti ad accelerare il ritorno alla normalità, necessario soprattutto nei bambini. Ma come stanno reagendo? Eugenio Bonanata ha raccolto la testimonianza di Alfredo Capasso, della Croce Azzurra di Pontassieve, in provincia di Firenze, che sta operando in una delle tendopoli allestite all’Aquila:

 
R. - Da quello che abbiamo potuto vedere, non si sono impauriti tanto, perché forse i genitori sono stati bravi a non scuoterli dopo tutta la tragedia.

 
D. - Cosa manca qui al campo?

 
R. - L’igiene. I bagni chimici non sono all’altezza di tanta gente che c’è qui. C’è parecchia gente che chiama, ci sono persone con handicap e bambini. Siamo in emergenza e dobbiamo un po’ arrangiarci, però che sia un’emergenza di qualche giorno e non di settimane o mesi.

 
D. - Mi sembra di capire che bisogna fare presto per l’acqua…

 
R. - L’acqua non c’è, c’è soltanto quella potabile, che viene portata in bottiglie.

 
D. - Un’immagine che l’ha colpita in queste ore…

 
R. - Ieri abbiamo fatto un recupero nelle macerie. Mi ha colpito vedere i familiari che aspettavano, per sapere se il corpo che stavamo estraendo fosse loro o della famiglia accanto: questa è una cosa che rimane impressa.

 
Non mancano dunque le tensioni: ad evidenziarlo è Antonio Salerno, della pubblica assistenza Croce Azzurra di Comano, in provincia di Massa Carrara, sempre al microfono di Eugenio Bonanata:

 
R. - La gente è esasperata, appena avverte una piccola scossa urla, si mette le mani nei capelli, piange.

 
D. - Abbiamo visto tanti bambini che cercano anche di giocare a pallone, qui all’angolo del campo: è un bel segno di speranza…

 
R. - Sì, l’ho visto anch’io già ieri. Non so come si sentano questi bambini dentro di loro, però li ho visti giocare e speriamo non risentano degli shock, specialmente se sentono le scosse. Certo io non sono un medico, sono un volontario.

 
D. - Prima si parlava di sprazzi di normalità. Arrivando qui c’era gente che salutava, anziani che passeggiavano…

 
R. - Le persone erano un po’ spaesate, non vedevano niente davanti a loro. Mentre noi mettevamo su le tende, aspettavano con ansia di poter andare a riposare un attimo, non davano segni… Io penso che non vedessero neanche le persone intorno a loro.

 
Ad operare in una città distrutta, anche un gruppo cinofilo romano, che ha lavorato nel paese di Onna, ormai raso al suolo. I cani vengono utilizzati per cercare le vittime rimaste sotto le macerie. Questa la testimonianza di Maurizio:

 
R. - La disperazione dei parenti è la cosa che ti lascia più sconvolto. Noi cerchiamo di fare molta attenzione al lavoro che fa il nostro cane cercando di non lasciarci coinvolgere dalla situazione intorno. Nel momento in cui noi proviamo forti emozioni, il nostro cane che vive e lavora con noi, percepisce questa difficoltà che noi abbiamo e anche il suo lavoro viene “distratto” dalla nostra preoccupazione. Capisco che nell’emergenza non ci si pensa mai, e forse è giusto così: il fatto è che noi viviamo con i nostri animali, quindi vedere lì i cani abbandonati per giorni, senza che nessuno possa fare nulla anche per loro in qualche modo ci colpisce.

 
All’Italia continuano ad arrivare messaggi di vicinanza, l’ultimo dal presidente afgano Karzai e dal premier israeliano Netanyahu, disponibile ad inviare esperti nel campo del salvataggio e della riabilitazione. Inoltre, l'incaricato d'affari dell'ambasciata Usa in Italia ha autorizzato lo stanziamento di 50 mila dollari per fornire assistenza umanitaria alle vittime del terremoto.







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