Speranza e dolore: storie e testimonianze dall’Abruzzo colpito al cuore dal terremoto
La macchina dei soccorsi è andata via via dispiegando personale e mezzi. Migliaia
i pasti caldi già distribuiti, 20 tendopoli in via di ultimazione, 40 mila i posti
letto che saranno disponibili a giorni. Anche il Pontificio Consiglio “Cor Unum” ha
informato che è in programma, appena possibile, una visita del cardinale Paul Josef
Cordes a nome del Papa sui luoghi del sisma. Intanto, ora dopo ora, le storie dei
sopravvissuti - quelle dei 150 e più estratti vivi dalle macerie e di coloro che invece
non ce l’hanno fatta - si intrecciano in un alternarsi di speranza e dolore, come
ci racconta in questo servizio Alessandro Gisotti:
L’ha stretta
forte a sé e con quell’ultimo abbraccio è come se le avesse ridonato la vita. L’amore
di una mamma più forte della furia della natura. A San Gregorio, frazione dell’Aquila
ormai irriconoscibile, i soccorritori non hanno potuto trattenere le lacrime dinnanzi
alla scena che si è presentata ai loro occhi: sotto le macerie, una giovane donna
senza vita. Il suo corpo usato come uno scudo per proteggere la sua bimba di due anni.
Un gesto eroico? Molto di più, l’atto d’amore di una mamma. Quello stesso amore che
ha spinto Annalisa, una donna di 28 anni, a scappare con in braccio la figlia Giorgia
partorita poche ore prima. E’ notte fonda quando all’ospedale dell’Aquila i muri cominciano
a tremare, si spaccano, cadono intonaci e calcinacci. La ferita del cesareo è fresca,
le flebo ancora al braccio, ma Annalisa vince il dolore, afferra la sua piccola e
scappa via. Ora sono all’ospedale di Chieti e stanno bene.
Sperare
contro ogni speranza. Non si rassegnano quanti, sotto le macerie, hanno un figlio,
un amico, un padre. Ma non mollano nemmeno i soccorritori che, nonostante la stanchezza,
continuano a scavare senza sosta. Alla loro caparbietà, alla loro pazienza deve la
vita Mara, studentessa di 24 anni, riportata alla luce 23 ore dopo la scossa che ha
fatto accartocciare la sua casa nel centro storico dell’Aquila. C’è anche chi, venuto
in Abruzzo per soccorrere i terremotati, ha perso la vita lontano da casa. E’ quanto
successo a Marco, bergamasco, vigile del fuoco di 49 anni, stroncato da un infarto
appena arrivato a L’Aquila.
La paura non è riuscita
a placcare Andrea, campione di rugby, che la meta più importante della sua carriera
l’ha segnata fuori da uno stadio. Nella terribile notte che ha sconvolto l’Aquila,
il giovane atleta scampa alla distruzione della propria abitazione, torna indietro
e salva la vita a due persone dopo aver sfondato a spallate la porta della loro casa.
Gesto meno eclatante, ma non per questo meno significativo è quello compiuto dal fornaio
Mimmo. Davanti alla sua panetteria, nella centrale piazza Duomo, i detriti sono lì
a testimoniare l’orrore che ha stravolto L’Aquila, ma lui ha deciso di tenere il negozio
aperto per distribuire gratuitamente il pane agli sfollati.
La
devastazione ha ferito, ma non sopraffatto la speranza dei tanti sacerdoti e religiosi
colpiti dal terremoto. La chiesa di Santa Maria Assunta a Tempera non esiste più,
ma il suo parroco, don Giovanni, è vivo grazie al coraggio e all’affetto filiale dei
suoi parrocchiani che, con la forza delle sole braccia, lo hanno estratto dalle macerie
della canonica. A San Gregorio, suor Anna è data per dispersa. Le sue consorelle pregano
per lei. E alla loro, si unisce la preghiera di 40 bambini. Sono i piccoli orfani
affidati alle religiose. Suor Anna si è prodigata per salvarli. Il suo sacrificio,
come quello della mamma trovata poco lontano abbracciata alla sua bimba, non è stato
invano.
Storie con esiti diversi, dunque, che qua e là lasciano spazio
per autentici miracoli. Come la vicenda della signora Maria, 97 anni, creduta morta
a Tempera - uno dei paesi maggiormente colpiti dal sisma - ritrovata viva stamani
dopo quasi 36 ore sotto le macerie. Il genero della signora, Marcello, racconta
questa storia al microfono di Giancarlo La Vella:
R. – Ci
avevano detto che sotto le macerie erano rimaste mia cognata e mia suocera e, infatti,
ieri sera è stato estratto il corpo di mia cognata, che è morta, forse, di crepacuore.
Questa mattina, invece, l’elicottero ha preso mia suocera di 97 anni, la signora Maria,
l’ha presa dal tetto e si sono accorti che era viva, una gioia incredibile perché
si è dimezzata la nostra tragedia: questa è un po’ la ricompensa a tutti i nostri
dolori. Già adesso stiamo andando ad incontrarla. Non ha avuto bisogno di cure mediche,
non ha avuto bisogno di niente, ha solo aspettato pazientemente che la salvassero;
forse aveva un po’ di fame … ora siamo felicissimi! Addolorati per l’altra morte,
ma felicissimi per questa donna così affezionata alla sua famiglia – è bisnonna, tra
l’altro!, di tanti nipoti – e il Signore ce l’ha restituita. E noi lo ringraziamo!
D.
– Qual è la situazione di Tempera, uno dei paesi più colpiti dal terremoto?
R.
– E’ compromessa per oltre il 50 per cento, però io ho notato che le case che sono
cadute non sono quelle in cemento armato e antisismiche, sono tutte quelle che fanno
parte di una vecchia storia di edilizia "fatta alla buona", perché altrimenti non
si spiega il fatto che tu vedi una casa crollata e affianco c’è una casa in cemento
armato che ha resistito benissimo! Questo è assurdo! Bisogna mettersi in testa di
controllare se le case sono effettivamente realizzate con il sistema antisismico.
Basta con queste morti inutili!