2009-04-06 15:49:45

Dare speranza ai giovani: la testimonianza di un sacerdote in missione tra gli emarginati del Paraguay


Donare la speranza ai giovani del Paraguay. E’ il compito che dal 1985 porta avanti, tra mille difficoltà, padre Aldo Trento. La sua parrocchia di San Raffael ad Assuncion è diventata il punto di riferimento per piccoli e non, alcuni affetti da gravi disabilità, per inventarsi un futuro di inserimento nella società e nel lavoro. Da quel fulcro sono poi nate altre iniziative indirizzate a donne in difficoltà, ragazze madri e altre situazioni di emarginazione. Sull’inizio di questa avventura al servizio di chi soffre, nella quale don Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, ha avuto un ruolo fondamentale, sentiamo proprio don Aldo Trento intervistato dalla collega del programma spagnolo, Patricia Ynestroza:RealAudioMP3

R. - Era un periodo in cui stavo molto male e Dio si è servito di don Giussani, di questo uomo, per salvare la mia vita. Lui mi ha accolto come un padre accoglie un figlio, nella mia disperazione. Quando tutti volevano mandarmi in ospedale, lui mi ha detto: “Bene adesso io ti mando in Paraguay, perché mi sento sicuro di te. Vai lì e costruisci quello che accadrà in te, quello che il Signore farà di te”. So che, camminando lentamente, Dio ha ricostruito il mio io e ricostruendo il mio io mi sono reso conto della realtà nella quale vivevo, della miseria e della povertà, per cui sentivo come l’esigenza di rispondere a tutte queste attese, a queste grida umane di persone abbandonate - bambini, adulti e anziani - e ho capito che la vita è una compagnia e che il punto è dare fiducia a qualcuno che ti vuole bene. Perché qualunque forma di violenza, qualunque forma di disperazione, qualunque forma di rabbia, qualunque forma di povertà nasce dalla mancanza di amore. Per cui, essendo io stato tanto amato, non potevo non dilatare questo amore verso tutte quelle persone che nessuno ama.

 
D. - Che cosa succede nella quotidianità di ogni giorno?

 
R. . - Non c’è niente che accada senza che abbia un significato e se Dio costruisse un’opera che non sei tu a volere, ma capisci che è Lui che la vuole, Lui si arrangerà con la tua libertà nel darti tutti i mezzi necessari perché quest’opera possa andare avanti. Infatti, tutta la gente non può capire e non riesce a capire, quando mi chiedono: “Dove hai preso i soldi?”. Se Dio vuole salvare il mondo, come ha dimostrato in suo Figlio - e lo dimostra continuamente - è evidente che scelga anche delle persone perché facciano lo stesso. Ma se le persone non hanno fede, Dio non può far niente. Io, grazie al cielo, e grazie al dolore che Dio mi ha dato nella vita - ho vissuto una gravissima depressione, che mi ha portato sul baratro della disperazione, a non voler più vivere -, e accettando fino in fondo questa sfida di sofferenza, consegnandomi e ripetendo tutti i giorni “Sì, o Signore, sì o Signore”, alla fine ho capito che Dio ha permesso questa prova, per vedere se io ero docile al suo disegno e al progetto che Lui aveva su di me. E quando Dio si è reso conto che ero docile, mediante questo povero peccatore, Dio ha costruito una cittadella dove tutti quelli che sono depressi mi scrivono e vogliono venire da tutte le parti del mondo per vedere come la malattia sia una grazia. E’ una grazia in quanto permette di avvicinarsi a Cristo. Certo, è una grazia se c’è qualcuno vicino che ti dice: “Guarda che questo è Gesù che te lo permette, perché tu gli voglia più bene”. Per cui, giorno dopo giorno, l’unica cosa che faccio è guardare a Cristo, pregare, offrire la mia vita per queste persone, stare al fianco di chi soffre, di chi muore, di chi è malato, di chi ha qualsiasi tipo di infermità, però sempre con il cuore e con lo sguardo fisso su Gesù, dicendo: “Gesù, Tu sai bene che a me non interessa nient’altro che una sola cosa: che Tu sia conosciuto, che Tu sia amato”. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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