Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
Nella Domenica delle Palme la Liturgia ci propone il Vangelo della Passione del Signore,
dal tentativo dei capi dei sacerdoti di catturarlo fino alla morte in croce e alla
sepoltura. Nel pretorio i soldati romani vestono di porpora Gesù e gli mettono sul
capo una corona di spine:
“Gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano
addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti
beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi
lo condussero fuori per crocifiggerlo”.
Sulla Domenica delle Palme e della
Passione del Signore, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti,
docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:
"Il fatto
che oggi ci viene raccontato, l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, la sua ultima cena
con i suoi, il suo arresto, il processo, la condanna, la passione e la morte, non
è un fatto del passato, non è un fatto trapassato perché Egli è qui. Egli è qui come
in quelle ore e in quei giorni. Ogni aspetto, ogni dettaglio, è qui presente ed operante.
Quando il soggetto dell’azione è un soggetto passeggero, anche i suoi atti e i fatti,
le circostanze che attengono a lui, sono effimere e transitorie. Ma qui il soggetto
è l’eterno Figlio del Padre e tutto è eternamente presente. Oggi noi veniamo guariti
dalle sue piaghe; oggi noi veniamo salvati dalla sua morte; oggi noi entriamo, dalla
ferita del costato, nel suo cuore, stanza d’amore nella quale ci viene dato di assaporare
l’amore di Dio, l’amore del Padre".