“I governi rinnovino l'impegno per bandire le mine antipersona e mettere fine alla
devastazione causata dall'uso indiscriminato di tali armi ". Così il segretario generale
dell’Onu, Ban Ki-moon, in occasione dell’odierna Giornata mondiale contro le mine.
Una vera e propria piaga che pregiudica la ricostruzione, danneggia l'ambiente e causa
feriti e morti a distanza di decenni dalla fine della guerra. Ma cosa sta facendo
la comunità internazionale concretamente su questo fronte? Salvatore Sabatino
lo ha chiesto a Simona Beltrami, della Campagna internazionale contro le mine:
R. – La Comunità
internazionale continua, e deve continuare, ad applicare tutti gli sforzi possibili
per affrontare i problemi che - 10 anni dopo l’entrata in vigore del Trattato che
mette al bando le mine antipersona - continuano a presentarsi e soprattutto, i problemi
che sono causati dall'aumento delle vittime delle mine, persone che si trovano ad
affrontare una vita di disabilità, di discriminazione e spesso di emarginazione socio-economica.
D.
– Sono almeno una cinquantina i Paesi che continuano a pagare un prezzo altissimo
a causa delle mine; vogliamo ricordarne alcuni?
R.
– Tra i più colpiti si ricordano sempre l’Afghanistan, l’Iraq, la Cambogia, la Colombia
che tutt’ora vive un conflitto interno in cui si utilizzano mine antipersona; e altri
Paesi meno conosciuti, che continuano a vivere questo problema sulla propria pelle.
D.
– A fine anno si terrà a Cartagena, in Colombia, la seconda conferenza di revisione
della Convenzione di messa al bando delle mine. Cosa possiamo attenderci da questo
appuntamento?
R. - Quello che noi speriamo, come
campagna internazionale della messa al bando delle mine, è che ci sia una riaffermazione,
un rinnovo dell’impegno della Comunità internazionale per risolvere il problema. Noi
riteniamo che sia una missione possibile quella di risolvere il problema delle mine.
Bisogna però continuare a moltiplicare gli sforzi, sia dal punto di vista politico
- per far sì che appunto gli ultimi Stati recalcitranti aderiscano al Trattato e si
metta fine per sempre all’uso di queste armi - e sia dal punto di vista materiale,
economico, per mettere a disposizione le risorse necessarie per la bonifica dei terreni
e per l’assistenza e il reinserimento socio-economico delle vittime delle mine.