“L’uomo dal turbante rosso, nel nome di Gesù” il Musical di Carlo Tedeschi ad Assisi
e Rimini
“L’uomo dal turbante rosso, nel nome di Gesù”: è il titolo del Musical in scena in
contemporanea al Teatro Leo Amici del Lago di Monte Colombo, nei pressi di Rimini,
e al Teatro Metastasio di Assisi, fino al 13 aprile. Il musical si avvale della regia
di Carlo Tedeschi, delle musiche di Stefano Natale e Andrea Tosi, della coreografia
di Carmelo Anastasi. Della storia che ci riporta ai tempi di Gesù e della scelta di
riproporre il musical nel periodo pasquale, Fausta Speranza ha parlato con
il regista Carlo Tedeschi:
R. – La Pasqua,
aldilà delle uova pasquali o della festa, dovrebbe essere un percorso silenzioso dentro
noi stessi. Questo spettacolo in effetti, nei suoi protagonisti, è un percorso silenzioso
all’interno di se stessi. Perché? Perché iniziando da questi due pastori, che vivono
una loro storia d’amore bellissima, per tutta la vita incontrano amici buoni, amici
cattivi, i ricconi dell’Impero Romano, la povera gente, i lebbrosi, gli emarginati,
e tutti loro hanno un percorso interiore, perché la nascita di questo bambino, in
qualche modo, ha influenzato tutte le loro vite. D. – E’ la
storia di una coppia, ma è anche una rappresentazione corale. Ci sono momenti con
40 artisti in scena. E’ un’esigenza di spettacolo oppure il senso è quello di sempre,
dell’incontro con Cristo, cioè un incontro personale, che poi, però, si vive in comunità,
non si vive in solitudine? R. – Di fatti, il solo aver udito
il vagito del bimbo Gesù che nasce a Betlemme porta Ari ed Amalia, questi sono i nomi
dei due pastori, marito e moglie per la legge dell’Impero Romano, a convertirsi, a
cambiare rotta. Immediatamente, però, anche ad essere aperti ad altri, aperti a coloro
che la vita gli pone dinanzi, con i quali diventano amici, si uniscono e aprono le
porte dei loro cuori e anche delle loro case ad altri amici, e diventa una catena
di solidarietà e di amore. D. – Carlo Tedeschi, ci dice qualcosa
delle musiche? R. – Le musiche raggiungono dei momenti dolcissimi,
quando ci sono gli incontri d’amore, quando sottolineano i passaggi e la presenza
di un Gesù, che prima è bambino e dopo piano, piano è sempre più adulto, e lo vedremo
anche sulla croce. Sono momenti lirici, sono momenti però anche di allegria. Naturalmente,
per quello che concerne la cultura della commedia musicale italiana e del musical
americano, ci sono anche dei personaggi buffi, sottolineati da queste musiche leggere. D.
– Carlo Tedeschi, parliamo del suo percorso artistico, proprio in relazione ai musical.
“L’uomo dal turbante rosso” è stato riproposto in questi giorni, ma ha debuttato nel
’96, poi c’è stata “Chiara di Dio”, su Santa Chiara di Assisi, poi c’è stato “Un fremito
d’ali” su Padre Pio, “Greccio, Notte di Natale 1223”. Ecco, non può essere un caso
una sequenza di tematiche religiose... R. – E’ stata una sequenza
di sì a delle proposte che, nel momento in cui sono state formulate sembravano assurde,
fuori luogo, fuori tema. Insomma, una serie di sì che poi hanno dato dei risultati
e non solo spiritualmente. Perché, in effetti, sembrava impossibile imporre o proporre
dei musical sulla vita dei santi, che invece sono piaciuti soprattutto ai giovani.
Forse perché hanno bisogno di modelli e il modello che è stato presentato attraverso
il musical non è quello dell’immaginetta, non è quello storico, ma sono diventati
personaggi veri che vivono le loro passioni, le loro pulsioni, i loro dubbi e, dunque,
i giovani hanno potuto identificarsi. D. – Carlo Tedeschi, stiamo
parlando del musical “L’Uomo dal turbante rosso. Nel nome di Gesù”, e di una compagnia
teatrale, ma parliamo anche di altro, perchè dietro a tutto ciò ci sono un’associazione,
l’associazione Dare, e una Fondazione, la Fondazione Leo Amici. Le ricordiamo? R.
– La Fondazione Leo Amici promuove iniziative in Africa, costruisce villaggi per i
bambini abbandonati, case famiglia, case per anziani. Al Lago di Monte Colombo c’è
un piccolo paese dedicato al prossimo, dove pellegrini si riversano ogni sabato, visitano
queste strutture, vedono gli spettacoli. Ci sono incontri spirituali. E’ un paese
meraviglioso nell’entroterra di Rimini. E poi l’Associazione Dare che invia alla Fondazione
Leo Amici i volontari da tutte le parti d’Italia. Io devo tutto sia all’Associazione
Dare che alla Fondazione Leo Amici, che mi permettono di poter avere questa libertà
di esprimere la mia fede e di farla esprimere ai ragazzi, che io trascino con me e
che sono artisti, ballerini, cantanti. C’è questa opportunità per poter esprimere
questo grande desiderio di comunicare la fede agli altri.