2009-04-03 14:50:47

L'intervento di mons. Marchetto al Convegno dell'Apostolato del Mare d'Italia


“…testimoni della Fede nel mondo marittimo…”: con questo titolo, si sta svolgendo, in questi giorni, a Genova, il Convegno nazionale dell’Apostolato del Mare d’Italia. Durante i lavori, è stato presentato il “Rapporto di ricerca universitaria su 60 porti italiani”, realizzato dall’Apostolato del Mare, le Università e le autorità portuali. Stamani, l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ha rivolto ai partecipanti un saluto. Ce ne parla Isabella Piro:RealAudioMP3

“Uomini invisibili”: così li definisce mons. Marchetto. Sono quei circa cinque milioni di marittimi, sparsi per 60 porti italiani, “che solcano i mari e gli oceani e navigano da un porto all’altro fermandosi solo il tempo necessario per scaricare e caricare le merci”. Ad essi l’Apostolato del Mare deve provvedere, sottolinea l’arcivescovo, ma non solo a livello essenziale, “fornendo le carte telefoniche, la celebrazione della Santa Messa a bordo, l’ascolto dei loro problemi e la protezione dei diritti umani e dei lavoratori”, ma dovrebbe anche – continua mons. Marchetto – “aiutarli a sentirsi veramente Chiesa, se cristiani”. Anzi, i marittimi “sono Chiesa viva che si imbarca sulle navi e come tali, hanno il compito di dare testimonianza della Buona Notizia di Gesù Cristo”, in modo “altruistico e disinteressato”.

 
Quindi, il segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ribadisce la necessità di una “cooperazione tra cappellani e volontari delle Chiese locali in terra ferma con i marittimi cristiani di ogni provenienza geografica”, cooperazione ritenuta “indispensabile per realizzare una presenza sollecita e concreta della Chiesa nel mondo marittimo”, di cui “a collaborazione ecumenica è ormai sua componente”. Mons. Marchetto scatta poi una fotografia nitida dei diversi problemi riscontrati dagli uomini del mare, secondo quanto emerso dal Rapporto di ricerca nei porti italiani: la mancanza di trasporti all’interno dei porti, le difficoltà linguistiche anche nell’acquisto di cose essenziali, come le medicine, le nuove regole di sicurezza che non autorizzano i cappellani e i volontari dei centri Stella Maris a salire a bordo, le discriminazioni nel rilascio dei permessi di uscita dal porto, i problemi delle navi abbandonate.

 
Di qui, i suggerimenti offerti dall’arcivescovo perché l’Apostolato del Mare risponda ai bisogni dei marittimi “non solo creando strutture più “personalizzate”, ma anche intensificando lo sforzo di formazione di volontari e ufficiali” che devono essere “linguisticamente, culturalmente e religiosamente preparati ad accogliere, con cuore aperto, i sempre più numerosi equipaggi internazionali”. Ricordando che i marittimi “contribuiscono in maniera preponderante allo sviluppo economico e sociale del mondo”, rendendo “più facile la vita di tutti, senza che noi ne siamo coscienti”, l’arcivescovo sottolinea che “accogliendo lo straniero, accogliamo Cristo stesso”. L’invito finale, quindi, è che l’Apostolato del Mare crei un ‘network’ internazionale di accoglienza in cui i marittimi siano seguiti ed accompagnati in ogni momento. Una sfida che riguarda anche le parrocchie, conclude mons. Marchetto, affinché “estendano i confini della loro sollecitudine al di là del cancello del porto”.







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