Accordo al G20 di Londra per contrastare la crisi economica mondiale
All’indomani dell’accordo siglato nell’ambito del G20 di Londra per contrastare la
crisi economica, si susseguono i commenti: già ieri il premier britannico, Gordon
Brown, aveva parlato di “decisioni storiche”, sulla stessa linea gli altri leader
mondiali che si sono impegnati a versare mille miliardi per il Fondo Monetario Internazionale,
oltre a varare uno stimolo fiscale di 5 mila miliardi di dollari entro il prossimo
anno. Inoltre già oggi l’Ocse, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico,
ha pubblicato una lista nera dei paradisi fiscali. Soddisfatta per l’intesa raggiunta
tra i grandi dell’economia mondiale anche la Focsiv, la Federazione degli organismi
cattolici del volontariato, soprattutto per la decisione di mantenere gli stanziamenti
finanziari, pari a 50 miliardi di dollari, per aiutare i Paesi più poveri. Il commento
di Sergio Marelli, direttore generale della Focsiv intervistato da Francesca
Sabatinelli:
R. – Si tratta
sicuramente di ottimi passi in avanti. La speranza è che, allargando il dibattito
alle economie emergenti e non solamente mantenendolo dentro i confini di coloro i
quali erano fino a ieri gli “otto grandi della terra”, si sia potuto anche incidere
e prevedere delle misure urgenti. Misure che sono quanto mai necessarie per affrontare
questa crisi nell’immediato. Senza nulla togliere all’altro grande obiettivo che è
quello di sfruttare questo incontro e questo periodo di tempo per ridisegnare regole,
modelli, architetture che devono poter rendere duraturi questi interventi sul medio
periodo.
D. – Si parla di 50 miliardi di dollari
di aiuti ai Paesi poveri…
R. – 50 miliardi di dollari
è la cifra che già nei precedenti vertici dei G8, e ancora nell’Assemblea generale
delle Nazioni Unite, si era individuata come quella minima necessaria per dare degli
“ammortizzatori sociali”. Possiamo usare questo termine anche all’economie vulnerabili
dei Paesi in via di sviluppo. Il vero problema è che questa promessa è stata fatta
diverse volte. Speriamo che sia la volta buona. Noi chiediamo fortemente che questo
impegno dei G20 verso le economie emergenti dei Paesi del mondo sia tramutata in fatti,
sia utilizzata al meglio, soprattutto con il pieno coinvolgimento della società civile
nel Nord e nel Sud. Sappiamo che questo è uno dei canali più efficaci per il loro
utilizzo. Se queste risorse continueranno ad andare ancora nei canali della corruzione,
nelle mani di governi disattenti al bene comune delle proprie popolazioni, non serviranno
a nulla o serviranno a ben poco.
D. – Dall’accordo
finale emerge che si metterà fine ai paradisi fiscali...
R.
– Penso che nessuno possa ammettere che, in un sistema finanziario internazionale,
esistano e permangano dei buchi neri dentro i quali nessuno sa che cosa capita, o
meglio spazi dove si ricicla il denaro sporco. Luoghi dove vengono convogliati i denari
delle mafie del terrorismo e della criminalità organizzata a livello mondiale, spesso
base di partenza per l’acquisto degli armamenti e per il commercio illecito delle
armi leggere. E’ bene che la cosiddetta “black list” – la lista dei Paesi neri – sia
stata adottata dai G20. Anche in questo caso confidiamo che ci siano misure urgenti,
rapide perché si metta fine a questo scandalo di questi buchi neri che nessuno controlla.