2009-04-02 14:37:29

Mons. Migliore: i Paesi ricchi rendano i popoli poveri protagonisti del loro sviluppo


Intervento critico ieri dell’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu, alla Commissione su Popolazione e sviluppo, riunita nel Palazzo di Vetro a New York. Il servizio di Roberta Gisotti.RealAudioMP3

 

Per raggiungere il progresso globale si deve puntare “primariamente sui programmi e i valori che sostengono lo sviluppo personale e sociale”. Lo ha ribadito a nome della Santa Sede l’arcivescovo Migliore. “Accesso all’educazione, opportunità economiche, stabilità politica, sanità di base e supporto per le famiglie devono restare i fondamenti per raggiungere gli obiettivi di sviluppo”, fissati nel 2000 dalle Nazioni Unite nel Vertice del Millennio. Invece – ha notato il presule – nel leggere i documenti preparatori della Commissione si ha “l’impressione che le popolazioni siano viste come un ostacolo” piuttosto che “contributrici essenziali” per il successo di quegli obiettivi e di uno sviluppo sostenibile.

 

E se prima della Conferenza sulla popolazione e lo sviluppo al Cairo nel ’94 – ha ricordato il rappresentante vaticano - molti demografi e politici paventavano un incremento della popolazione mondiale che avrebbe creato un carico opprimente con terribili possibili conseguenze, quali penurie alimentari, fame generalizzata, distruzioni ambientali e conflitti, ora dopo 15 anni la crescita demografica ha cominciato a rallentare e la produzione di cibo continua a crescere al punto che è in grado di sostenere una popolazione più numerosa. E per ironia – ha rimarcato mons. Migliore - la maggior distruzione ambientale è perpetrata dagli Stati con più bassa crescita demografica, che in patria sostengono la crescita ma contemporaneamente lavorano per ridurla nei Paesi in via di sviluppo.

 

La Chiesa e i tutti i suoi diversi organismi – ha sottolineato ancora il presule - mostrano con le loro opere ed attività che l’attenzione verso il povero - assieme alla riduzione generale della povertà - “serve da modello per un approccio allo sviluppo centrato sull’uomo”. E per questo la Santa Sede conferma le sue “riserve” poste alla Conferenza del Cairo e a quella di Pechino sulla donna nel ’95, e così anche rinnova la “ferma dichiarazione” riguardo l’aborto che “non è forma legittima” che possa rientrare nei campi della salute sessuale e riproduttiva, dei diritti o dei servizi.








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