2009-04-02 15:53:46

Legge 40. Preoccupazione dopo la sentenza della Consulta


La Corte Costituzionale ha dichiarato ieri la parziale illegittimità della legge 40, che regola la fecondazione assistita. Bocciato in particolare il limite dei tre embrioni da impiantare. Negativo il giudizio del Movimento per la Vita e dell'Associazione Scienza e Vita. Il servizio di Giampiero Guadagni.RealAudioMP3

I giudici della Consulta hanno dichiarato la illegittimità costituzionale nel punto in cui la Legge 40 prevede che ci sia un unico e contemporaneo impianto superiore ai tre embrioni. La Corte costituzionale ha bocciato anche la parte della legge in cui non si prevede che il trasferimento degli embrioni debba essere effettuato senza pregiudizio della salute della donna. Respinte tutte le altre questioni sollevate. Immediate le reazioni: il genetista Bruno Della Piccola, presidente di Scienza e Vita, contesta che le leggi siano ormai fatte dai giudici, critiche all’intervento della Consulta anche dal centrodestra e dall’Udc, mentre soddisfatti sono i radicali e l’associazione Luca Coscioni. Molto perplesso il sotto segretario al Welfare, Eugenia Roccella, che annuncia nuove linee guida alla legge per eliminare qualsiasi contraddizione. Va ricordato che i dati contenuti nella recente relazione al Parlamento dimostrano che la Legge 40, in questi tre anni di applicazione, ha funzionato sia per quanto riguarda la salute della donna, sia per quanto riguarda la tutela dell’embrione.

 
All’indomani della sentenza della Corte costituzionale, l’Associazione Scienza & Vita afferma in una nota che “i pilastri della legge sono ancora, alla prova dei fatti, quasi tutti ben saldi”, ma si dichiara anche “innegabilmente preoccupata della possibilità che la sentenza ha aperto per la creazione di un nuovo numero illimitato di embrioni il cui destino appare incerto e per le gravi conseguenze che la necessaria iperstimolazione ovarica avrà sulla salute delle donne”. Scienza & Vita “si dice comunque certa che il continuo affinamento delle tecniche, la rinnovata professionalità dei centri di Pma italiani e la crescente coscienza degli operatori del settore, argineranno le alterazioni causate da questa ferita inferta all’impianto primigenio della legge”. Una “ferita”, si legge nella nota, “voluta in maniera pretestuosa anche contro ogni evidenza scientifica” e contro i dati sull’applicazione della legge 40 nel 2007. L’auspicio è che “da parte del ministero del Welfare vi sia un intervento deciso, anche attraverso le linee guida, finalizzato ad eliminare ogni possibile ambiguità e ad operare una radicale limitazione del danno, fatto salvo l’impianto garantista della legge nei confronti sia dell’embrione sia della donna”. Sulla decisione della Consulta Paolo Ondarza ha sentito il parere del presidente del Movimento per la Vita, Carlo Casini:RealAudioMP3

R. – Il limite per gli embrioni era preordinato a salvaguardare il diritto alla vita dell’embrione perché se si fanno più di tre embrioni, che fine fanno? Si congelano o si distruggono. Quindi, si va a ledere il diritto alla vita. Se viceversa si dice di impiantarli tutti quanti si va verso un rischio di dover poi procedere ad un aborto per riduzione fetale perché se si impiantano tutti diventa pericoloso per la donna. Leggeremo la sentenza, ma intanto esprimo la mia non adesione a questa scelta.

 
D. – Di fatto, dichiarare parzialmente incostituzionale una legge significa metterla in discussione…

 
R. – Certamente sì. L’impianto fondamentale della legge è quello di dire: tu non devi uccidere mai un essere umano anche se generato in provetta, anche se poi attraverso il successivo impianto nel seno della donna, a causa dello scarso successo di queste tecniche molti muoiono, ma almeno non li uccidi in modo premeditato e diretto. Questo punto è messo in grandissima discussione dalla decisione della Corte.

 
D. - La Corte ha anche dichiarato illegittimo il comma tre, la parte in cui non prevede che il trasferimento degli embrioni debba essere effettuato senza pregiudizio della salute della donna…

 
R. – Anche questo esige che si legga attentamente la sentenza, ma l’attuale testo, prima della sentenza della Corte costituzionale, il testo vecchio, era anche questo un testo preordinato a determinare un punto di equilibrio tra la salute della donna e il diritto alla vita dell’embrione. In altri termini, la donna e il suo marito, o compagno, ci devono pensare attentamente prima di stabilire se fare o non fare la fecondazione artificiale, ma una volta che il bambino è generato, per loro volontà e per loro libera scelta, soltanto fatti eccezionali non prevedibili - secondo il testo originario della legge - potevano giustificare il congelamento dell’embrione e non il trasferimento immediato. Sembra che in questo modo lo si possa ammettere tutte le volte che si teme che la salute della donna sia in pericolo. Ma cosa si intende per salute della donna? Anche quella psichica? E questa la si può verificare davvero? Si ricade in qualche modo negli equivoci della legge 194, quella sull’aborto, così mi sembra.







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