Scontri e tensioni a Londra in occasione del vertice del G20. Un manifestante
è stato trovato morto in un vicolo dalla polizia, che parla di attacco cardiaco. Decine
gli arresti. I lavori del summit si aprono ufficialmente oggi, anche se già nella
giornata di ieri si sono verificati vari incontri tra i leader delle maggiori potenze
economiche mondiali. Protagonista principale è stato il presidente americano Obama,
che con il premier britannico Gordon Brown ha tracciato le linee guida del vertice:
agire al più presto per ripulire il sistema bancario, porre fine ai paradisi fiscali,
sostenere la cooperazione economica e aiutare i Paesi in via di sviluppo. Sentiamo
Sagida Syed: Da più parti, dunque,
giungono ai leader mondiali appelli alla concretezza e alla cooperazione solidale
tra Stati. Sull’effettiva possibilità che al vertice di Londra vengano prese decisioni
immediate per contrastare la crisi economica, Stefano Leszczynski ha intervistato
Mario Deaglio, docente di economia internazionale all’università di Torino: R. – Se il vertice
avrà successo, lo sapremo poco per volta nel corso dei prossimi mesi. Non si può pensare
che rappresentanti di 20 Paesi che si trovano per tre giorni in una riunione preparata
in maniera relativamente affrettata, cioè nell’arco di un paio di mesi, possano veramente
arrivare a provvedimenti concreti. Quello che possono fare è dare il via a procedimenti
e meccanismi perché a questi provvedimenti si arrivi in seguito. D. – Molti governi
hanno identificato come elemento negativo della crisi il forte pessimismo che dicono
alimentato anche dai dati non positivi delle varie analisi economiche fatte dalle
organizzazioni internazionali … R. – Le organizzazioni internazionali usano dei modelli
economici per descrivere la realtà. Questi modelli economici hanno una serie di ipotesi
di stabilità su certi fattori che rimangono invariati o cambiano poco nel tempo. Invece
noi ci troviamo in una fase in cui molti di questi fattori cambiano con estrema rapidità.
Quindi i modelli danno un risultato molto diverso anche solo a quindici giorni di
distanza. Non abbiamo strumenti per misurare quello che succederà. D. – Quindi a questo
punto è possibile aspettarsi anche un forte dibattito politico su una riforma degli
organismi internazionali economici? R. – Per quanto riguarda il Fondo monetario e
la Banca mondiale, che distribuiscono aiuti mondiali, il dibattito politico può essere
molto forte anche perché gli attuali statuti, nella sostanza, risalgono alla Seconda
Guerra Mondiale. Quindi c’è un potere molto forte degli Stati Uniti che sono in grado
di bloccare qualunque decisione importante. Dietro gli Stati Uniti ci sono poi anche
gli europei e il Giappone. Gli altri Paesi del mondo o contano poco o non ci sono
per niente |