A rischio il diritto voto dei profughi cristiani dell’Orissa
Consentire ai cristiani nei campi profughi dell’Orissa di partecipare alle elezioni
del 16 e 23 aprile per il rinnovo del Lok Sabha, il parlamento indiano. L’appello,
raccolto da AsiaNews, viene da Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttak-Bhubaneswar.
Al momento sono oltre 70mila i cristiani i cui nomi non sono inseriti nelle liste
elettorali, la maggior parte provengono dal distretto di Kandhamal. Tuttavia, molti
di loro non possono tornare nei villaggi d’origine e rischiano di non poter esercitare
il diritto di voto. Si sospetta quindi che l’eliminazione del voto cristiano sia all’origine
dei pogrom di agosto e settembre, a tutto vantaggio del Bharatiya Janata Party (Bjp),
di stampo nazionalista, che difende l’estremismo indù. “Dopo sette mesi ci sono ancora
3200 persone nei campi profughi”, afferma mons. Cheenath, e denuncia che “la campagna
di odio e violenza continua inalterata e sta crescendo con l’avvicinarsi delle elezioni”.
Secondo il presule “la commissione elettorale deve fare una verifica della situazione
del Kandhamal e prendere decisioni per permettere elezioni libere e tranquille. L’amministrazione
distrettuale dovrebbe rendere pubblici i numeri di quanti sono realmente tornati nei
villaggi e quanti potranno partecipare al voto senza timori”. L’arcivescovo di Bhubaneswar
chiede infine “sforzi adeguati per permettere agli abitanti dei villaggi di andare
alle urne” e afferma che “senza questi provvedimenti le elezioni saranno solamente
travestite di democrazia”. Interpellato da AsiaNews, Sajan K. George, presidente
del Global Council of Indian Christians(Gcic) afferma invece che “sarebbe
più appropriato posticipare le elezioni” nel distretto e aggiunge che a causa della
mancanza di documenti “nessuno cristiano potrebbe usufruire del voto postale”. Secondo
il presidente del Gcic “privare del diritto di voto equivale a soffocare la minoranza
cristiana”. (M.G.)