Venezuela: la Chiesa ribadisce il no alla concentrazione del potere nelle mani di
una sola persona
Dialogo con le opposizioni e con le parti sociali. Chiudere le porte al confronto
equivale a negare uno dei principi fondamentali della democrazia. In un'intervista
rilasciata a Terra Magazine, l’arcivescovo di Merida e numero due dei vescovi venezuelani,
mons. Baltasar Porras, torna sulle questioni più spinose che riguardano il paese all’indomani
del referendum che ha dato il via libera alla possibilità per Hugo Chavez di essere
rieletto senza limiti temporali. “Nessun governo è in grado di preoccuparsi del bene
comune se non tiene conto delle esigenze di tutti i settori sociali, a partire da
quelli che sono parte integrante dell’esecutivo, sia a livello centrale che periferico”
ha sottolineato il presule. “Né tantomeno è possibile imporre un’unica volontà, perché
una democrazia non può essere concepita come un centro di potere verticistico dal
quale partono gli ordini” ha continuato mons. Porras. “Il disordine esistente e la
mancanza di relazioni tra un settore e l’altro non fa che aumentare la violenza. In
Venezuela non si deve ricercare il bene della rivoluzione, ma il bene di ciascun cittadino,
perché la soddisfazione delle esigenze di tutti è la ragione di esistere di un esecutivo”.
Il vice presidente della Conferenza episcopale venezuelana si poi è soffermato a parlare
dell’impegno dei presuli locali e, più in generale, della Chiesa in America Latina
attraverso la Grande Missione Continentale. Critico, il vescovo di Merida, nei confronti
della reintroduzione a livello politico di un controllo rigido e di una nuova fase
di forte centralizzazione. “Il decentramento non è un’utopia, - ha detto - con tutti
i suoi difetti ha comunque consentito in due decenni un certo sviluppo che, da sola,
Caracas non avrebbe potuto realizzare tenuto conto delle tante cose di cui si deve
occupare. Tutti i provvedimenti che tendono a concentrare il potere nelle mani di
una persona, non sono buoni” ha aggiunto il presule. “E’ sufficiente vedere ciò che
la storia ci dice in merito: quando i settori intermedi hanno responsabilità e facoltà
di portare a termine progetti, ne beneficia lo stesso governo. Quando, invece, la
creatività e l’iniziativa vengono mortificate, la popolazione assume un atteggiamento
passivo e improduttivo”. (D.D.)