G20 di Londra al via tra speranze polemiche e manifestazioni
Agire subito per arginare la crisi è la parola d’ordine che Gordon Brown e Barack
Obama hanno lanciato congiuntamente da Londra, alla vigilia dell’inizio dei lavori
del G20. Il premier britannico e il presidente americano chiedono misure per ripulire
le banche, ma di fronte si trovano la chiusura di Parigi e Berlino: a Sarkozy e alla
Merkel non piace la bozza di risoluzione e soprattutto chiedono nuove regole per la
finanza. La City di Londra intanto è stata presa d’assalto da migliaia di manifestanti
anti-G20, che hanno assediato banche, bloccando centinaia di impiegati. La polizia
ha risposto al lancio di bottiglie e lattine, con lacrimogeni e manganelli. Sagida
Sayed:
Sull’effettiva
possibilità che al vertice di Londra vengano adottate misure concrete per contrastare
la crisi economica Stefano Leszczynski ha intervistato Mario Deaglio,
docente di economia internazionale all’università di Torino:
R. – Se il vertice
avrà successo, lo sapremo poco per volta nel corso dei prossimi mesi. Non si può pensare
che rappresentanti di 20 Paesi che si trovano per tre giorni in una riunione preparata
in maniera relativamente affrettata, cioè nell’arco di un paio di mesi, possano veramente
arrivare a provvedimenti concreti. Quello che possono fare è dare il via a procedimenti
e meccanismi perché a questi provvedimenti si arrivi in seguito.
D. – Molti
governi hanno identificato come elemento negativo della crisi il forte pessimismo
che dicono alimentato anche dai dati non positivi delle varie analisi economiche fatte
dalle organizzazioni internazionali …
R. – Le organizzazioni internazionali
usano dei modelli economici per descrivere la realtà. Questi modelli economici hanno
una serie di ipotesi di stabilità su certi fattori che rimangono invariati o cambiano
poco nel tempo. Invece noi ci troviamo in una fase in cui molti di questi fattori
cambiano con estrema rapidità. Quindi i modelli danno un risultato molto diverso anche
solo a quindici giorni di distanza. Non abbiamo strumenti per misurare quello che
succederà.
D. – Quindi a questo punto è possibile aspettarsi anche un forte
dibattito politico su una riforma degli organismi internazionali economici?
R.
– Per quanto riguarda il Fondo monetario e la Banca mondiale, che distribuiscono aiuti
mondiali, il dibattito politico può essere molto forte anche perché gli attuali statuti,
nella sostanza, risalgono alla Seconda Guerra Mondiale. Quindi c’è un potere molto
forte degli Stati Uniti che sono in grado di bloccare qualunque decisione importante.
Dietro gli Stati Uniti ci sono poi anche gli europei e il Giappone. Gli altri Paesi
del mondo o contano poco o non ci sono per niente