Presentati due libri di Jean-Baptiste Sourou su Giovanni Paolo II e la Chiesa in Africa
A pochi giorni dal ritorno di Benedetto XVI dal suo viaggio apostolico in Camerun
e Angola permangono “piacevoli sensazioni di gioia e di profondo senso del sacro che
le popolazioni africane sono state capaci di trasmettere nei recenti momenti di permanenza”.
È il commento di padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa
Sede, intervenuto ieri, nella sede della Radio Vaticana, alla presentazione di due
volumi di Jean-Baptiste Sourou, giornalista e docente di Comunicazione all’Università
Gregoriana, dal titolo: “Jean-Paul II: Pape blanc et Africain” e “Ecclesia in Africa
à la lumière de l'esprit d'Assise”. E' una riflessione sul primo Sinodo dei Vescovi
per l’Africa in vista del prossimo appuntamento fissato per ottobre - ha detto Padre
Lombardi - che rappresenta il culmine di un anno per l’Africa. Cosa ha rappresentato
per la Chiesa e per l’Africa l’Esortazione post-sinodale “Ecclesia in Africa”? Al
microfono di Alessandra De Gaetano l’autore Jean-Baptiste Sourou:
R. – La Chiesa
universale ha riscoperto un’Africa che vive, che ha un cuore pieno di vitalità. Il
Sinodo del 1994 è stato un punto di arrivo perché è dalla fine del Concilio che si
aspettava un raduno di vescovi per discutere i problemi dell’Africa. Tra poco ci sarà
il prossimo Sinodo per discutere ancora dei problemi dell’Africa. Si parlerà di giustizia,
pace, riconciliazione. D. – Cosa rappresenta lo spirito di
Assisi e come può aiutare l’Africa nel secondo appuntamento sinodale… R.
- Lo spirito di Assisi è prima di tutto l’esperienza di San Francesco a contatto con
il Vangelo di Gesù Cristo. Se la Chiesa vuole vivere e testimoniare giustizia, riconciliazione
e pace può prendere esempio da questa figura. La Chiesa in Africa può imparare molto
da San Francesco. Se siamo fedeli al Vangelo, possiamo dire davvero che stiamo diventando
altri San Francesco per la Chiesa in Africa. D. – Cosa ha rappresentato
per gli africani la missione in Africa di Giovanni Paolo II? R.
– Giovanni Paolo II è stato e rimane per gli africani un punto di riferimento. Nel
mio libro l’ho scritto parlando del testamento di Giovanni Paolo II per l’Africa.
Nel suo messaggio per la Giornata Mondiale del 2005 ha affermato che l’Africa deve
diventare protagonista del proprio sviluppo sociale, economico e politico. Penso che
Giovanni Paolo II sia un punto di riferimento forte. D. – Come
hanno vissuto e accolto gli africani il messaggio del recente viaggio di Benedetto
XVI in Africa? R. – Per gli africani la figura di Benedetto
XVI è la figura del successore di Pietro. Così come hanno accolto Giovanni Paolo II,
così hanno accolto anche Benedetto XVI. Lo hanno accolto come la persona che assicura
unità, come il padre di famiglia che viene a visitare i suoi figli. C’è stata grande
gioia ovunque: nelle strade, nelle liturgie. Hanno accolto con fede e anche con molta
speranza questo messaggio. D. – Come hanno reagito gli africani
alle polemiche dei media occidentali sull’Aids? R. – Io come
africano dico semplicemente che i media europei hanno perso un’occasione di tacere:
non possono continuare a pensare per gli africani, a voler rispondere sempre al posto
degli africani. Siamo abbastanza adulti e capaci di riflettere con il nostro cervello.
Siamo in grado di aprire la bocca e dire cose sensate. Ne abbiamo abbastanza, siamo
stanchi di questo. Siamo adulti, siamo capaci. Penso che sia un momento di grazia
anche per noi. La piccola Santa Teresa di Gesù dice che tutto è grazia per colui che
crede. E’ un momento di grazia per noi africani. E' il momento di prendere in mano
il nostro destino e di pensare ad altri modi per far sentire la nostra voce. Giovanni
Paolo II in fin dei conti nel messaggio della Giornata mondiale per la pace del 2005
dice: l’Africa cessi di essere oggetto di assistenza per diventare soggetto protagonista
dello sviluppo politico, economico, sociale, culturale e religioso.