Benedetto XVI: la vocazione, intreccio d'amore tra la chiamata di Dio e la libera
risposta dell'uomo, sostenuta dalla preghiera della comunità cristiana
La risposta alla chiamata a servire Dio nel sacerdozio o nella vita religiosa non
ceda alle difficoltà o ai dubbi, ma si rafforzi costantemente grazie alla preghiera
e all’Eucaristia. L’auspicio di Benedetto XVI è contenuto nel suo Messaggio per la
46.ma Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che verrà celebrata il 3 maggio
prossimo sul tema “La fiducia nell’iniziativa di Dio e la risposta umana”. Il servizio
di Alessandro De Carolis:
Lungo la
strada verso la santità, aperta a tutti, la storia della Chiesa ha visto stagliarsi
in tempi e luoghi diversi molte chiamate di particolare radicalità evangelica. E’
uno “speciale dono divino” - spiega il Papa nel suo Messaggio - quello per cui alcuni
uomini e donne diventano “ministri e testimoni privilegiati” di Cristo. Ma “chi
può ritenersi degno di accedere al ministero sacerdotale? Chi può abbracciare la vita
consacrata contando solo sulle sue umane risorse?”. Il Papa si addentra nel mistero
che si cela dietro una vocazione, in particolare in quell’“intreccio d’amore” tra
la “libera iniziativa” di chi chiama e la “libera risposta” di chi è chiamato. “Quando
si è consapevoli che è Dio a prendere l’iniziativa ed è ancora lui a portare a termine
il suo progetto salvifico”, scrive Benedetto XVI, la risposta dell’uomo “non si riveste
mai del calcolo timoroso del servo pigro che per paura nascose sotto terra il talento
affidatogli, ma si esprime in una pronta adesione all’invito del Signore, come fece
Pietro quando non esitò a gettare nuovamente le reti pur avendo faticato tutta la
notte senza prendere nulla, fidandosi della sua parola”. E questo, spiega il Papa,
non è un “abdicare” alla responsabilità personale, ma un diventare “corresponsabile”,
“in e con Cristo”, lungo la strada della propria vocazione. Gesù
che nel Getsemani si rende disponibile a “bere il calice della volontà di Dio” è l’esempio
supremo di “dialogo vocazionale”. Il suo sacrificio, celebrato nell’Eucaristia, fa
comprendere meglio - afferma il Pontefice - “come la fiducia nell’iniziativa di Dio
modelli e dia valore alla risposta umana”. “Nella celebrazione eucaristica - osserva
Benedetto XVI - è Cristo stesso che agisce in coloro che Egli sceglie come suoi ministri;
li sostiene perché la loro risposta si sviluppi in una dimensione di fiducia e di
gratitudine che dirada ogni paura, anche quando si fa più forte l’esperienza della
propria debolezza o si fa più aspro il contesto di incomprensione o addirittura di
persecuzione”. Il Papa ringrazia Dio per la fioritura di nuove vocazioni, nonostante
- riconosce - “la preoccupante carenza di presbiteri” in “talune regioni della terra”,
o le “difficoltà e ostacoli” che “accompagnano il cammino della Chiesa”. Benedetto
XVI chiede alle comunità cristiane, alle singole famiglie come alle parrocchie, di
“mantenere viva con preghiera incessante”, “ininterrotta e fiduciosa”, l’invocazione
perché quell’iniziativa divina non smetta “di chiedere ad alcuni - auspica - di impegnare
liberamente la loro esistenza per collaborare con lui più strettamente nell’opera
della salvezza”. Il Papa conclude invitando sacerdoti e consacrati a non scoraggiarsi
di fronte alle difficoltà e ai dubbi, ma a seguire fedelmente Gesù. “Sarete - assicura
- i testimoni della gioia che scaturisce dall’unione intima con lui”. E imitando Maria,
conclude, “impegnatevi con ogni energia spirituale a realizzare il progetto salvifico
del Padre celeste, coltivando nel vostro cuore, come Lei, la capacità di stupirvi
e di adorare Colui che ha il potere di fare ‘grandi cose’ perché Santo è il suo nome”.