2009-03-30 13:03:33

Sconcertante abrogare l’obiezione di coscienza negli Usa, no alla deformazione del diritto alla vita: il commento del giurista Carlo Cardia


L’episcopato americano e le associazioni “pro Life” si mobilitano in difesa della legislazione che tutela l’obiezione di coscienza del personale sanitario nel Paese. Una norma che l’amministrazione Obama ha prospettato di voler cancellare. Il cardinale Francis George, presidente della conferenza episcopale statunitense, ha esortato il presidente a mantenere questa norma che permette a medici ed infermieri di rifiutare di praticare aborti. Sulle conseguenze della possibile abrogazione di questa legge, Alessandro Gisotti ha raccolto l’opinione del prof. Carlo Cardia, docente di Diritto ecclesiastico all’Università Roma Tre. Il giurista si sofferma inoltre sugli ultimi sviluppi sul fronte della difesa della vita in Spagna e Regno Unito:RealAudioMP3

R. – Siamo di fronte ad un’ipotesi sorprendente o, meglio ancora, sconcertante, perché il diritto all’obiezione di coscienza è sancito pressoché da tutti gli ordinamenti non solo occidentali. Anche in molte altre parti del mondo che hanno ordinamenti meno raffinati è un po’ una clausola di garanzia proprio per la libertà di coscienza. Fino ad oggi nessuno ha mai pensato di abolire l’obiezione di coscienza, la quale viene introdotta ogni volta che lo Stato approva delle leggi che presentano dei profili di forte opinabilità.

 
D. - Il principio dell’obiezione di coscienza è peraltro un qualcosa di molto presente anche nella cultura americana, fin dalla Costituzione…

 
R. - Le dico di più, è stata proprio l’elaborazione della Corte suprema americana che ha portato avanti questo principio. Quello che mi sembra difficile è violare un principio che è strettamente connesso alla libertà di coscienza intesa nel senso più alto. Non è un diritto autonomo, ma scaturisce dal riconoscimento della libertà di coscienza. L’ordinamento americano è stato fra i primi a dare questo riconoscimento, come diritto che preesiste allo Stato.

 
D. – In Spagna una grande manifestazione ha detto “no” al progetto governativo di depenalizzazione dell’aborto oltre le 22 settimane in caso di malformazioni del feto. La vita, specie quando è debole, come in questo caso, è sempre più in pericolo…

 
R. – Vedo in questo la conferma di un allarme che è stato gettato ormai da diversi anni, quando alcune legislazioni europee tendevano ad allargare le ipotesi sia di interruzione di gravidanza sia anche ipotesi che si avvicinavano all’eutanasia o che poi l’hanno introdotta in maniera esplicita. Quando si svincola la legge dello Stato da qualsiasi principio morale, ad un certo momento, non c’è più confine, non c’è più limite.

 
D. - Intanto nel Regno Unito si propongono ora spot abortisti per far fronte alle gravidanze indesiderate delle adolescenti. Secondo lei siamo di fronte al progredire di un pensiero unico che in nome della libertà nega il primo dei diritti, quello alla vita?

 
R. - Siamo di fronte a qualcosa di più sottile e perverso, alla deformazione di quelli che sono i diritti umani fondamentali. Noi tutti sappiamo che il diritto alla vita figura in tutte le Carte internazionali dei diritti umani e nelle costituzioni di quasi tutti i Paesi del mondo. Cosa è accaduto? Prima si è detto: per motivi sociali, personali, facciamo delle eccezioni. L’interruzione della gravidanza è stata introdotta come eccezione tanto che non è mai codificata come un diritto ma come una possibilità per ovviare a determinati inconvenienti. Però poi piano, piano, alcuni Paesi lo stanno trasformando in diritto. Quando si trasforma una facoltà residuale, una eccezione, in un diritto, scatta un altro meccanismo: lo Stato si sente in dovere di promuovere questo diritto, cioè, addirittura, di fare propaganda perché venga utilizzato questo diritto all’aborto. A quel punto, però, noi raggiungiamo un risultato paradossale e molto triste, e cioè che il diritto alla vita, ancora oggi definito nelle Carte internazionali sui diritti umani, viene negato come nessun estensore di quelle Carte avrebbe forse mai immaginato.







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