Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa quinta Domenica di Quaresima la liturgia ci presenta il passo del Vangelo
in cui alcuni Greci chiedono ai discepoli di vedere Gesù. Il Signore risponde:
“È
venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico:
se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce
molto frutto”. Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento
del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense: Di fronte ai
Greci che chiedono di Lui, come già di fronte alla Samaritana che va in città a chiamare
altri Samaritani, Gesù vede le messi biondeggiare (cf. Gv 4, 35). Egli sa che il Padre
viene glorificato nel «portare molto frutto» (Gv 12, 24; 15, 5. 8). Egli sa anche
che la «messe biondeggiante» è l’umanità tutta intera, non solo quei Greci, non solo
quei Samaritani, ma «tutti» (Gv 12, 32). Egli sa, inoltre, che «è giunta l’ora» in
cui si riassume e si addensa tutta la Sua missione e che adesso tutto passa attraverso
quell’«ora» e che per «attirare tutti» (pantas) a sé dovrà essere innalzato, dovrà
passare attraverso la morte. «Per questo» Egli è venuto. La morte è come un limite,
è come l’ultimo. Fermarsi al penultimo significherebbe mancare la missione che il
Padre gli ha affidato. Il Figlio sa che non può andare “fino ad un certo punto e non
oltre”. Perché il Padre sia glorificato nel Figlio occorre andare «fino in fondo»
(Gv 13, 1). È la logica della nascita filiale, è la logica dell’amore, è la logica
della vita vera. Seguire Cristo significa qui non fermarsi al penultimo, in altre
parole, non stabilire da se stessi il confine della propria donazione, lasciare al
Padre la misura ultima.