2009-03-28 15:08:37

Congresso fondativo del Popolo della Libertà


In Italia, seconda giornata del Congresso fondativo del Popolo della Libertà, la formazione politica che nasce dalla fusione tra Forza Italia e Alleanza nazionale. Ieri Silvio Berlusconi ha ripercorso 15 anni di alleanza nel centrodestra. Questa mattina l’intervento del presidente della Camera Gianfranco Fini, che ha invitato a rilanciare una grande stagione costituente. Nel pomeriggio prenderà la parola tra gli altri il presidente del Senato Renato Schifani. Il servizio di Giampiero Guadagni:RealAudioMP3

Rivoluzione liberale. E’ questa la missione strategica del Popolo della Libertà tracciata ieri dal suo leader Silvio Berlusconi. Una rivoluzione che ha nella famiglia e nell’impresa i suoi valori cardine, anche per affrontare la crisi economica; e nel popolo ha il suo punto di riferimento. Il Pdl è una pagina di storia che si apre, ha sottolineato il premier, che ha ringraziato per questo l’alleato di sempre, Gianfranco Fini. Un riconoscimento scandito quasi a voler cancellare le incomprensioni con l’attuale presidente della Camera ogni qualvolta si discute di prerogative del Parlamento. E questa mattina Fini ha osservato: Berlusconi ha spazzato via le interpretazioni maliziose. La modifica dei regolamenti parlamentari - osserva il presidente della Camera - è una reale esigenza ma è solo un anello delle riforme istituzionali. Su alcune scelte importanti restano tuttavia divergenze, e così, alla fine del suo intervento, Fini ha criticato la legge sul biotestamento appena approvata al Senato e che sta per approdare alla Camera; “è una legge”, ha detto Fini, “più da Stato etico che da Stato laico”. Il manifesto del Pdl, ha sottolineato ancora Fini, è quello del Partito popolare europeo. Scelta salutata ieri con grande soddisfazione da presidente del Ppe Wilfred Martens che ha sottolineato il cammino fatto in questi anni da Alleanza nazionale. Il Pdl non è una fusione a freddo, ha detto Berlusconi, ma un progetto nato dalla volontà della base. Il contrario, sostiene, di quanto accaduto nel Partito democratico. Il presidente del Consiglio si è detto profondamente deluso dalla mancata svolta riformista del Pd, dopo le incoraggianti premesse. Unica concessione: la nascita del Pd ha permesso la semplificazione del quadro politico. Ma ora, dice ancora il premier, la sinistra sta uscendo di scena. Berlusconi mostra sondaggi che danno il Pdl al 43%, ma punta a superare il 50% alle europee e amministrative di giugno. Il premier prova allora a ricucire con l’Udc di Casini, ma per questo deve vincere le diffidenze della Lega dopo il no al federalismo fiscale da parte del partito di Casini. Il quale guarda con rispetto al progetto del Pdl ma se ne tiene a distanza. Duro invece il resto dell’opposizione. Per il segretario Pd Franceschini, Berlusconi usa gli stessi slogan di 15 anni fa, mentre per Di Pietro il premier vuole essere il nuovo ducetto d’Italia. Da parte sua, nel messaggio di saluto al Congresso, il capo dello Stato Napolitano ha chiesto al Pdl di favorire un clima politico di maggiore corresponsabilità.







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