Terza predica di Quaresima di padre Cantalamessa al Papa e alla Curia Romana: "lasciarsi
guidare dallo Spirito Santo"
Padre Raniero Cantalamessa ha tenuto stamani la sua terza predica di Quaresima per
la Curia Romana alla presenza del Papa, nella Cappella Redemptoris Mater in Vaticano.
Il predicatore della Casa Pontificia ha svolto la sua meditazione sull’invito di San
Paolo a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo. Ce ne parla Sergio Centofanti.
Padre Cantalamessa
ha affrontato il tema dello Spirito Santo come guida interiore sottolineando come
- nella storia della Chiesa - San Paolo introduca un’importante novità: “Per
lui lo Spirito Santo non è solo ‘il maestro interiore’; è un principio di vita nuova
(‘quelli che sono guidati da lui diventano figli di Dio’!); non si limita a indicare
il da farsi, ma dà anche la capacità di fare ciò che comanda”. “La
guida dello Spirito – ha affermato il religioso cappuccino - si esercita non solo
nelle grandi decisioni, ma anche nelle cose piccole”: “Paolo
e Timoteo vogliono predicare il vangelo nella provincia dell’Asia, ma ‘lo Spirito
Santo lo vieta loro’ … Si capisce in seguito il perché di questa guida così incalzante:
lo Spirito Santo spingeva in questo modo la Chiesa nascente ad uscire dall’Asia ed
affacciarsi su un nuovo continente, l’Europa (cf. At 16,9)”. Lo
Spirito Santo parla attraverso la coscienza ad ogni uomo, credente e non credente,
chiamandolo con le “buone ispirazioni”, o le “illuminazioni interiori”: “Sono
spinte a seguire il bene e a fuggire il male, attrazioni e propensioni del cuore che
non si spiegano naturalmente, perché spesso vanno in direzione opposta a quella che
vorrebbe la natura. È proprio basandosi su questa componente etica della persona che
taluni eminenti scienziati e biologi odierni sono giunti a superare la teoria che
vede l’essere umano come risultato casuale della selezione delle specie. Se la legge
che governa l’evoluzione è solo la lotta per la sopravvivenza del più forte, come
si spiegano certi atti di puro altruismo e perfino di sacrificio di sé per la causa
della verità e della giustizia?”. Padre Cantalamessa parla poi
di due testimonianze dello Spirito: quella interiore e quella esteriore, cioè quella
degli apostoli. E’ necessario – ha affermato - che queste due dimensioni siano unite
“perché possa sbocciare la fede”. Infatti “quando si trascura la testimonianza interiore,
si cade facilmente nel giuridismo e nell’autoritarismo; quando si trascura quella
esteriore, apostolica, si cade nel soggettivismo e nel fanatismo”: “Quando
si riduce tutto al solo ascolto personale, privato, dello Spirito, si apre la strada
a un processo inarrestabile di divisioni e suddivisioni, perché ognuno crede di essere
nel giusto e la stessa divisione e moltiplicazione delle denominazioni e delle sette,
spesso in contrasto tra loro su punti essenziali, dimostra che non può essere in tutti
lo stesso Spirito di verità a parlare, perché altrimenti egli sarebbe in contraddizione
con se stesso. Questo, si sa, è il pericolo a cui è maggiormente esposto il mondo
protestante, avendo eretto la ‘testimonianza interna’ dello Spirito Santo a unico
criterio di verità, contro ogni testimonianza esterna, ecclesiale, che non sia quella
della sola Parola scritta”. Col razionalismo poi – ha aggiunto
padre Cantalamessa - lo Spirito “perde la lettera maiuscola e viene a coincidere con
il semplice spirito umano”. Ma occorre riconoscere – ha proseguito – “che esiste anche
il rischio opposto: quello di assolutizzare la testimonianza esterna e pubblica dello
Spirito, ignorando quella individuale che si esercita attraverso la coscienza illuminata
dalla grazia, riducendo “la guida del Paraclito al solo magistero ufficiale della
Chiesa, impoverendo così l’azione variegata dello Spirito Santo": “Facilmente
prevale, in questo caso, l’elemento umano, organizzativo e istituzionale; si favorisce
la passività del corpo e si apre la porta alla emarginazione del laicato e alla eccessiva
clericalizzazione della Chiesa. Anche in questo caso, come sempre, dobbiamo ritrovare
l’intero, la sintesi, che è il criterio veramente ‘cattolico’. L’ideale è una sana
armonia tra l’ascolto di ciò che lo Spirito dice a me, singolarmente, con ciò che
dice alla Chiesa nel suo insieme e attraverso la Chiesa ai singoli”. Padre
Cantalamessa – infine – invita con San Paolo a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo
avendo “l’orecchio proteso alla voce del suggeritore nascosto”, docili e abbandonati
alla volontà di Dio. E nella fatica del discernimento indica un consiglio di San Bernardo
a un Papa: "Il consiglio era questo: tu non puoi stare a sentire
tutto, fare il discernimento di tutte le cose che succedono intorno a te. Allora tu
fai una cosa, stai davanti a Dio e presenta le questioni a Dio. Cosa vuol dire presentare
le questioni a Dio? Dare la possibilità a Dio di intervenire su una certa cosa ...
perché Lui lo vuole, lo fa. Se poi magari non si sente una voce precisa: 'fai questo,
fai quest’altro', non importa: tu hai dato a Dio la possibilità di intervenire. Ne
abbiamo l’esempio più luminoso proprio nella vita di Gesù. Se leggiamo il Vangelo
attentamente vediamo che Gesù non faceva niente se non mosso dallo Spirito Santo.
Così noi dobbiamo stare con un orecchio spirituale sempre attento a questo suggeritore
che ci parla dal di dentro e se lo sappiamo ascoltare ci dirà sempre qual è la cosa
che piace a Dio in quel momento".